Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo: recensione del doc di Roberto Saviano

Un documentario necessario, per riportare alla luce una figura importante della lotta alla mafia nella Sicilia degli anni '80, sceneggiato dalla penna di Roberto Saviano, con maestria e audacia.

Non un semplice documentario, ma un atto di giustizia. Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo non si limita a raccontare la vita di un uomo straordinario, ma restituisce dignità a una figura troppo spesso dimenticata nella lotta alla mafia. Diretto da Giovanni Troilo, con sceneggiatura firmata da Roberto Saviano e Stefano Piedimonte, questo Sky Original si inserisce da subito, anche alla visione dei primi due episodi, tra le produzioni di maggiore valore civile e cinematografico degli ultimi anni. Grazie a una narrazione intensa e a una messa in scena rigorosa, il documentario diventa una testimonianza imprescindibile per comprendere non solo la figura di Rostagno, ma anche le dinamiche della Sicilia degli anni ’80, tra speranze di cambiamento e oppressione criminale.

La regia di Troilo si muove con equilibrio tra la testimonianza storica e la narrazione emotiva, facendo di ogni inquadratura un tassello essenziale per comprendere la complessità di Rostagno. La fotografia gioca con contrasti netti tra passato e presente: immagini d’archivio sgranate, ma piene di vita, si alternano a riprese attuali limpide e rigorose, in un dialogo continuo tra memoria e analisi. Il montaggio, incalzante ma mai frenetico, conferisce ritmo al racconto, rendendolo accessibile e coinvolgente anche per chi non conosce la storia di Rostagno. L’utilizzo della musica, mai invasiva ma sempre evocativa, amplifica il senso di urgenza e il peso delle parole, contribuendo a creare un impatto emotivo profondo nello spettatore.

Perché Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo è una serie da vedere

mauro rostagno recensioen cinematographe.it

Il documentario non si limita a ripercorrere la parabola esistenziale del giornalista e sociologo, ma la immerge nel contesto storico e politico dell’epoca, mettendo in luce il suo ruolo da outsider. Dall’attivismo nelle file di Lotta Continua alla fondazione del centro Macondo, fino all’esperienza in India e alla creazione della comunità terapeutica Saman, la vita di Rostagno viene ricostruita con precisione e profondità. Ma il cuore pulsante del documentario è la sua battaglia contro la mafia trapanese: attraverso la sua voce e le sue inchieste per l’emittente locale RTC, Rostagno diventa un fastidio, una “camurria”, un uomo troppo pericoloso per essere lasciato vivere.

Attraverso testimonianze dirette e materiali d’archivio inediti, il documentario restituisce la grandezza di un uomo che aveva capito troppo presto il potere della comunicazione nella lotta alla mafia. La sua voce scomoda, il suo coraggio nell’andare controcorrente e il suo impegno sociale emergono con una forza narrativa che non lascia spazio all’indifferenza.

Non è solo il valore storico del documentario a renderlo imprescindibile, ma la sua capacità di parlare al presente. La figura di Mauro Rostagno, con il suo impegno civile e la sua determinazione, diventa simbolo di tutte quelle voci che ancora oggi lottano per la verità. In un’epoca in cui la disinformazione e il silenzio possono essere strumenti di potere, ricordare chi ha sacrificato la propria vita per la libertà d’informazione è un atto di resistenza.

Il documentario, inoltre, si distingue per una narrazione che evita toni didascalici, lasciando che siano i fatti a parlare. Questo approccio lo rende accessibile a un pubblico ampio, dagli spettatori già consapevoli dell’importanza di questa storia a coloro che la scoprono per la prima volta. La sua forza sta nella capacità di emozionare e indignare, di far riflettere e di lasciare un segno profondo.

Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo: valutazione e conclusione

Mauro Rostagno, docuserie, Sky Original

Roberto Saviano, da sempre impegnato nel portare alla luce le storie di chi ha combattuto la criminalità organizzata, costruisce una sceneggiatura solida e coinvolgente, priva di retorica, ma intrisa di indignazione e urgenza. Il documentario non lascia scampo allo spettatore: lo porta dentro le ingiustizie subite da Rostagno, dentro il lungo e tortuoso percorso processuale che ha tardato a restituire verità alla sua morte. Il coinvolgimento emotivo è totale, ma senza mai scadere nel sensazionalismo.
Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo è molto più di un semplice tributo: è un dovere morale. La qualità tecnica e narrativa lo rendono un’opera godibile, capace di scuotere le coscienze e di ricordarci che la memoria non è solo celebrazione del passato, ma strumento di lotta per il presente. Perché, come ci insegna Rostagno, dove lo Stato è forte la mafia non esiste. E forse, con documentari come questo, lo Stato diventa un po’ più forte.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2

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