Adolescence: recensione della serie TV Netflix
Uno schiaffo ben assestato, una serie che apre la strada a diverse riflessioni, tutte attualissime.
Sono le 6 di mattina di una mattina come tante quando la polizia, armata, guidata dall’ispettore Bascombe (Ashley Walters), fa irruzione in casa di una famiglia e arresta il figlio più giovane, il tredicenne Jamie Miller (Owen Cooper). I suoi genitori, Eddie e Manda (interpretati da Stephen Graham e Christine Tremarco), guardano sconvolti e inermi mentre Jamie viene trascinato alla stazione di polizia locale. Jamie è sospettato di aver ucciso una compagna di scuola, Katie. Inizia così Adolescence, serie Netflix, scritta da Jack Thorne e dall’attore Stephen Graham, diretto da Philip Barantini, entrata nel catalogo della piattaforma, il 14 marzo 2025. I quattro episodi seguono le conseguenze di una tragedia atroce in un’unica ripresa, ciascuna ambientata in un momento e in un luogo specifici.
Adolescence: l’inferno è sempre più profondo

Fin da subito Adolescence è uno schiaffo ben assestato, mette in campo uno dei terrori di qualsiasi genitore; i Miller non possono credere che il loro bambino abbia commesso un crimine, anche perché una cosa del genere rimette in discussione tutto, anche la propria genitorialità (cosa ho sbagliato? dove ho sbagliato? di cosa non mi sono accorto?). Lo spettatore viene buttato dentro ad un gorgo spaventoso: un adolescente arrestato per l’omicidio di una compagna di scuola; una storia tragica e dolorosissima. L’inferno si fa sempre più profondo, si entra nelle viscere della terra, di episodio in episodio. Sono quattro, lunghi (un’ora ciascuna), inesorabili, perché dalla verità non si può scappare, anzi viene a galla subito, dopo i primi minuti, scomoda e difficile da accettare. Ogni episodio ha un’ambientazione e un lasso di tempo diversi, riuscendo così a costruire il contesto all’interno della storia.
Il primo episodio segue il blitz di primo mattino di un piccolo plotone di poliziotti armati. In centrale Jamie viene spogliato, esaminato, interrogato. Il secondo si concentra sul detective Bascombe che è alla ricerca dell’arma del delitto nella scuola di Jamie, lo “spettacolo” che si troverà di fronte sarà difficile da digerire, i compagni del sospettato prendono tutto come un gioco con un atteggiamento leggero, derisorio, altri vomitando tutta la rabbia e la violenza che hanno in corpo. Se la seconda puntata è piena di persone, una caccia a qualcosa e forse anche a qualcuno la terza invece sembra essere il suo contrario. Al centro c’è l’incontro tesissimo tra Jamie e la psicologa Briony (Erin Doherty) che prova a “smontare” tutte le impalcature dietro cui si nasconde Jamie. L’ultima puntata racconta il giorno del cinquantesimo compleanno di Eddie quando i Miller ricevono una notizia risolutiva sul caso che li distruggerà per sempre o forse farà fare loro un esame di coscienza.
Adolescence tiene lo spettatore legato alla sedia, portando a galla una serie di tematiche complesse, difficili da affrontare e da digerire, la violenza adolescenziale, il rapporto con la famiglia e con la scuola, la mascolinità tossica che si fonda su costrutti difficili da debellare, il bullismo e il cyberbullismo, mali sociali di questi anni che logorano e distruggono senza la possibilità di essere capiti da chi quel mondo non lo vive e non ci “abita”, il maschio incel.
La famiglia Miller è al centro della storia nella serie TV Netflix

Jamie: “Non sono stato io. Mi credi?”
Eddie: “Certo che ti credo. Sei mio figlio”.
Uno dei primi elementi che emerge chiaramente è il rapporto con la famiglia. Jamie sceglie il padre come tutore legale, non pensa alla madre neanche per un istante, Eddie lo accompagna convinto che il figlio sia innocente e non potrebbe essere altrimenti forse.
Bastano pochi minuti e l’uomo scoprirà e vedrà cose, comprenderà che non conosce suo figlio. La serie si costruisce proprio attorno a queste verità che vengono scoperte, è come se ci fosse un occhio, un osservatore che si insinua tra le spire di questa triste storia e quindi anche nella tragedia di una famiglia. I personaggi vengono seguiti, senza dare loro tregua, in modo claustrofobico tanto che inizia a mancare l’aria anche a noi.
Eddie e tutta la famiglia Miller cadono assieme a Jamie sotto il peso di un’imputazione ed è come se anche loro fossero colpevoli assieme a lui, fossero in quella prigione assieme a lui, e un po’ lo è anche lo spettatore, costantemente in trappola e in un’ansia perenne.
Adolescence: un’analisi della mente di Jamie

Jamie è arrabbiato, molto, tanto, troppo – ma lo vediamo anche in tutta la generazione di cui fa parte -, e lo vediamo soprattutto nell’episodio in cui incontra la psicologa. La serie risponde non tanto chi è il colpevole ma il motivo per cui una determinata azione è stata fatta, è un’analisi profonda di cosa ci sia dietro alla frustrazione e alla rabbia di Jamie, una complessa rete di fattori, ad un virilismo sovraesposto per dimostrare di essere maschi, allo slut shaming e alla cultura incel, alla sovraesposizione a internet e ai social, ad un’insicurezza che macera dentro e poi si fa violenza.
“L’80% delle donne va solo con il 20% degli uomini. Gli altri sfigati non li guardano neanche e questo le rende delle stronze” questo è ciò che Jamie introietta e diventa un misogino in erba. Uno dei pilastri della serie è la fragilità maschile che si traduce in ira, violenza tutto mal gestito e che quindi poi porta a avvenimenti tragici. Emerge un’altra verità. Tutti siamo colpevoli, siamo colpevoli perché fingiamo di non vedere, non ascoltiamo per davvero, crediamo di avere figli, fratelli, compagni, amici perfetti e invece dobbiamo tutti lavorare per sradicare una cultura sistemica che non fa bene a nessuno.
Adolescence è una riflessione secondo per secondo sulla psicologia umana, sull’angoscia della genitorialità e sui fallimenti di tutti i sistemi che, apparentemente, dovrebbero aiutare e proteggere gli adolescenti ma alla fine li lasciano soli, non li capiscono e non ne comprendono le dinamiche. Ogni episodio si svolge come un’opera teatrale (ogni evento accade in tempo reale), ma questo tira il filo della narrazione così teso che, a volte, la storia è insopportabile e proprio per questo è necessaria.
Adolescence: valutazione e conclusione

Adolescence è un dramma sullo stato della generazione, esplora le ansie senza tempo della crescita, ma esamina anche le preoccupazioni attuali sulla pervasività della misoginia e sulla rabbia maschile nelle scuole e sui social media. Gli interpreti sono perfetti nell’interpretare i loro personaggi, da Jamie a Eddie, da Manda all’ispettore, riescono a incarnare le paure, lo strazio, le insicurezze più profonde.
Gli episodi affrontano questioni complesse con solennità, sensibilità e un’abbondanza di virtuosismo tecnico, la serie riesce a conquistare lo spettatore grazie ad una narrazione ben scritta, spaventosa, che smuove la mente di chi guarda.