Belcanto: recensione finale della serie TV Rai

Belcanto, uscito su Rai 1 in prima serata e poi in streaming su RaiPlay il 24 febbraio 2025, conclude il suo viaggio il 17 marzo 2025, ma considerando il finale, potrebbe non trattarsi di un addio definitivo. Gli scenari e le storyline rimaste aperte che fanno presagire una seconda stagione ci sono, ma per ora non ci sono conferme ufficiali e il materiale di trama di queste otto puntate si può definire particolarmente esteso. Non si sa quindi se la storia di Maria e le sue figlie continuerà ad occupare il piccolo schermo, ma per ora Belcanto si è guadagnato un ottimo bacino di utenza. Lo show Rai di Carmine Elia con protagonisti Vittoria Puccini, Carmine Recano, Caterina Ferioli e Adriana Savarese, non è però esente da difetti, in particolare a stonare con un period drama ambizioso e inizialmente ben congegnato, una scrittura che appare approssimativa e che fa muovere figure ben delineate in un microcosmo che presenta però delle incongruenze e delle situazioni spesso improbabili.

Belcanto: un ottimo incipit che si perde nello svolgimento e recupera nel finale

Belcanto - cinematographe.it

Belcanto, che nelle prime due puntate si proponeva come un prodotto Rai di spessore maggiore rispetto ad altri, perde nella parte centrale, ritrovandosi avvincente e non scontato negli episodi finali. C’è il coraggio di preferire il realismo con il racconto del massacro che si è consumato durante le Cinque Giornate di Milano, l’animo rivoluzionario che a volte sostituisce agli ideali la vendetta, un sogno infranto e un vuoto interiore. Come il titolo evidenzia, la serie tv Rai insiste però troppo sul canto, rendendo ogni esibizione quasi ridondante. Al tempo stesso questo rende le rappresentazioni teatrali più interessanti da vedere, per quanto la reazione del pubblico porti gli attori ad avere un’espressione estasiata che può stupire le prime volte, ma che dopo sei episodi diventa prevedibile. Per quanto otto puntate siano troppe per ciò che Belcanto voleva raccontare, qualcosa di inaspettato accade, rimarcando quella novità e quel senso ardito che aveva caratterizzato il buon incipit.

A salvare Belcanto è una buona regia, un’ottima fotografia, con qualche componente di CGI che si poteva evitare e l’arco di trasformazione dei protagonisti che riesce a rappresentare. Nulla da dire sulla recitazione, dove stupisce l’esordiente Adriana Savarese, personaggio più convincente e carico d’empatia, e si riconferma Caterina Ferioli come astro nascente della recitazione e gli interpreti affermati come sono Vittoria Puccini, Carmine Recano e Vincenzo Ferrera e i più giovani Giacomo Giorgio, Andrea Verticchio e Serena De Ferrari. Anche il cast di supporto composto da Nicolò Pasetti, Andrea Bosca e Andreas Pietschmann, convince nel ruolo interpretato. Ma la vera pecca è la sceneggiatura che quindi crea dialoghi e situazioni spesso poco verosimili, che non sempre identificano l’epoca. Anche le scoperte, originali e coinvolgenti che riguardano personaggi principali e avvengono con estrema semplicità, spesso con una casualità ai limiti dell’assurdo.

Occasioni sprecate

Belcanto

Belcanto aveva tutto per essere una delle migliori serie Rai del 2025, dalla ricostruzione storica ai costumi, dal genere del melodramma a una coralità ben strutturata e con degli ottimi attori, ma si perde nelle svolte narrative, negli aspetti di trama che preferiscono la fretta di svelare senza dare spesso il tempo alle figure della storia di elaborare quanto accaduto. A salvare la sceneggiatura di Belcanto e quindi in parte la serie tv è l’evoluzione dei personaggi principali e anche di alcuni dei secondari, con l’eroismo e la presa di coscienza che caratterizza i protagonisti e con l’incapacità di essere se stessi e la paura che incombe e pervade gli antagonisti. È così l’evoluzione di figure come Antonia, Carolina, Maria, Enrico e Domenica a funzionare maggiormente, mostrando l’imperfezione propria di ogni essere umano, l’interiorità che muove verso la libertà e l’affermazione di sé. 

Belcanto: valutazione e conclusione

Belcanto

Il melodramma aspirazionale di Carmine Elia che partiva puntando tutto sui suoi personaggi, continua a rendere loro come elemento di forza. Ciò che succede dentro di loro, anche se a volte sembra accadere troppo velocemente per errori di sceneggiatura, ha più verosimiglianza di qualsiasi altro aspetto della serie tv, con insegnamenti che spesso possono rivelarsi vani se il cambiamento richiede uno sforzo troppo grande o se si scopre che il proprio obiettivo era circondato da pressioni esterne che oscuravano tutto il resto. Ecco che Belcanto riesce a raccontare con astuzia e fermezza temi universali come l’amore, l’amicizia, i valori familiari e gli eventi storici, ma anche più legati allo stampo di trama e quindi descrivendo sentimenti come l’ossessione, l’invidia, l’egoismo, il tradimento e quella malvagità che a volte sembra insinuarsi anche negli animi più puri. Facendo anche dei protagonisti delle figure a un passo dal diventare dei villain dalle colpe imperdonabili. Anche il finale di Belcanto non si rivela banale e questo è un pregio, e fa forse presagire un secondo capitolo.

Leggi anche La Ruota del Tempo – Stagione 3: recensione della serie TV Prime Video

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Recitazione - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.6

Tags: Rai