In viaggio con mio figlio: recensione del film di Tony Goldwin

Diretto da Tony Goldwyn, con Bobby Cannavale, Rose Byrne e Robert De Niro, In viaggio con miglio è al cinema dal 24 aprile 2025.

L’attore e regista Tony Goldwyn dirige In viaggio con mio figlio, un film che riesce sapientemente ad alternare dramma e commedia. A comporre il cast alcuni dei più grandi nomi del cinema internazionale: Bobby Cannavale, Rose Byrne, Robert De Niro, Vera Farmiga e un giovanissimo eccelso William A. Fitzgerald. In viaggio con mio figlio si concentra su una famiglia che deve compiere una scelta e cioè se il proprio figlio autistico, Ezra, debba frequentare una “scuola speciale”, essendo inoltre stato espulso da quella pubblica alla quale era precedentemente iscritto. I genitori, Max e Jenna, hanno idee opposte sul da farsi e nella situazione è coinvolto anche il padre di Max, Stan, insieme a molte altre figure di contorno che sono entrate ed entreranno in contatto con Ezra. Il film, presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival, arriva nelle sale italiane a partire dal 24 aprile 2024.

In viaggio con mio figlio: un on the road genuino e toccante

In viaggio con mio figlio - cinematographe.it

Quando l’autismo, durante il film, viene presentato come “l’essere costantemente nel proprio mondo” e il personaggio di Bobby Cannavale enuncia, come un nuovo assioma appena evoluto in verità rivelata, “io non voglio che sia nel suo mondo, voglio che sia nel mio” il significato del film inizia a rivelarsi in tutta la sua umanità e nel suo bisogno di solidarietà. Accanto al desiderio più puro misto all’egoismo di un padre che vuole che suo figlio sia visto come tutti gli altri ad ogni costo, senza chiedersi realmente cosa sia meglio lui, c’è la paura che l’accettazione venga dagli altri prima che da se stessi. E quella sensazione di “essere e sentirsi diverso” si trasformi in un’ombra che mai abbandonerà chi ha cambiato il proprio percorso per trovarne uno più idoneo. La scuola “speciale” che la figura di Bobby Cannavale vede come una rinuncia, una sconfitta, un male dal quale il figlio non riuscirà a proteggersi, è un sacrificio più per lui, per quella che è sempre stata la sua idea di “normalità”.

L’accettazione è infatti il tema alla base di In viaggio con mio figlio, accanto anche a una rappresentazione dell’autismo in tutte le sue forme. Nella problematica legata al non poter mai abbracciare il proprio figlio alla difficoltà di comunicazione che a volte si può riscontrare, fino al rischio, in alcuni casi, che venga detta la frase sbagliata al momento sbagliato. Tutto questo non sarebbe stato lo stesso senza però il cast che Tony Goldwyn ha messo insieme, a partire dal suo protagonista. Il Max di Bobby Cannavale è un uomo che rasenta l’aggressività, che agisce d’impulso senza spesso pensare alle conseguenze, ma è anche un stand-up comedian capace di prendersi gioco di se stesso, brillante e scaltro, forse non al punto più alto della sua carriera, ma sempre capace di avere qualcosa da dire, di riuscire a distaccarsi dalle oscurità della sua vita per strappare un sorriso al proprio pubblico.

Accettare, comprendere e perdonare

In viaggio con mio figlio

La volontà di trasportare letteralmente il figlio in un contesto che non sempre si rivela essere il migliore per lui, per Max è la prova che “suo figlio è come tutti gli altri” e che la differenza sta nel cammino, nel tratto e non nel punto d’arrivo. Tony Godlwin si inserisce all’interno di un cast su cui non si avevano di certo dubbi, ma che riesce comunque a sorprendere nell’intesa e nella corrispondenza che si ritrovano non solo tra di loro, ma all’interno di ogni personaggio. C’è una sincronia che rende ogni figura convincente e credibile, veritiera e autentica nell’essere a volte anche scorretti, nel perpetrare in alcuni dei propri sbagli, tutti indistintamente parte di una famiglia che ha il proprio linguaggio personale e il proprio sistema per parlare e amare Ezra. Anche lui magistralmente interpretato da William A. Fitzgerald. Sospeso tra dramma e commedia, In viaggio con mio figlio è ironico, malinconico, simpatico, mesto, esilarante e commovente.

Il tormento misto al calore umano che ognuno dei personaggi prova, invoca e designa In viaggio con mio figlio un film che oltre a domandarsi cosa fare di fronte a una scelta che concerne il benessere e in parte il futuro di un figlio autistico, è anche una storia di personaggi, che parte dalla figura di Ezra e che si estende alle persone che ruotano attorno a lui. In particolare a suo padre, a sua volta al centro di qualcosa di irrisolto con il proprio padre. Ci sono temi come la rabbia, la paura, il dubbio, lo sconcerto e le incolmabili differenze su come affrontare determinate situazioni. Come Max reagisce a volte d’impulso, allo stesso modo è quell’uomo che nel cuore della notte non riesce a trattenere le lacrime quando non può vedere suo figlio, come sul palco sembra confortare e rasserenare gli animi, fuori da quel mondo è continuamente angosciato, spaventato e agitato. Solo apparentemente sicuro di star prendendo la decisione migliore, ma è invece per lui è tutto così incerto, controverso, discutibile, fonte di equivoci e perplessità. E anche per questo è un personaggio estremamente capace di suscitare empatia.

In viaggio con mio figlio: valutazione e conclusione

In viaggio con mio figlio

In In viaggio con mio figlio c’è una leggerezza sempre mista a un’inquietudine costante e continua, dove ci si ritrova smarriti di fronte non solo alle proprie scelte, ma anche di fronte a tutto ciò che opera al di fuori del proprio controllo. Come non esiste un manuale per essere genitori, c’è poi anche la complessità genitoriale nei confronti di un bambino autistico che, come ogni bambino, ha bisogno di regole, di supporto, di stabilire dei confini, di sentirsi amato e di essere capito. Gli animi dei personaggi tribolano di fronte alla confusione e al disorientamento che impone loro di scendere a patti con se stessi.

Quindi anche con i propri difetti, con le proprie mancanze, insieme a un retaggio culturale. Quello di un passato che imponeva esempi e paradigmi che, in un presente in continuo divenire, di fronte a ciò che non subito si riesce a comprendere, fa cadere ogni possibile imitazione o tentativo di riproduzione. Una cosa certa in In viaggio con mio figlio è che il focus è il tema dell’amore, quello per un figlio, quello incondizionato che porta a mettersi in discussione, a tornare sui propri passi, a farsi delle domande e ad accettare che a volte la scelta più giusta può anche apparire, dapprima, tutt’altro che opportuna.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3