Moon il panda: recensione del film di Gilles de Maistre
Un'avventura meravigliosa, al cinema dal 17 aprile 2025 con 01 Distribution.
Una storia di amicizia, di famiglia e crescita. Un viaggio fatto di scontri e incontri, una favola in cui l’uomo e l’animale si incontrano. Questo è il centro di Moon il panda, il nuovo film di Gilles de Maistre – che uscirà il 17 aprile 2025 -, ancora una volta scritto assieme alla compagna Prune de Maistre, che racconta del giovanissimo Tian (Noé Liu Martane), della sua famiglia e dell’incontro con il dolcissimo e tenerissimo panda Moon. Gilles de Maistre porta sullo schermo il rapporto bambino-animale, bambino e famiglia. Nella filmografia del regista francese, il gioco è sempre questo, una crisi, un/una protagonista che, dopo un trasferimento, uno spostamento, scopre e riscopre sé stesso e il mondo. Questa volta il protagonista è Tian, dodici anni, che, a causa dello scarso rendimento scolastico, viene mandato in campagna, dalla nonna Nai Nai (Sylvia Chang), insieme alla sorella Liya (Nina Liu Martane). Lontano dalla vita di città, Tian diventa segretamente amico di un cucciolo protetto di panda e lo chiama Moon, forse quest’ultimo è l’unico che riesce a “capirlo”.
Moon il panda: tutto parte da una crisi

La crisi da cui parte Moon il panda è data dal rapporto difficile tra Tian e suo padre, per i brutti voti a scuola. Il padre, Fu (Liu Ye), è rigido, rigoroso, un uomo tutto d’un pezzo, incapace di mostrare i suoi sentimenti e le sue emozioni. All’interno del nucleo familiare, l’uomo è colui che rovina il clima, che urla e sbraita, lo spettatore lo capisce subito: Tian vorrebbe solo essere apprezzato dal genitore. Se Tian è il “brutto anatroccolo”, la sorella, Liya, è quella perfetta, è brava a fare tutto; non è facile essere sempre i secondi. I due fratelli, quando raggiungono la casa della nonna, in campagna, riescono a respirare dunque, l’uno fugge dall’essere imperfetto e “sbagliato”, l’altra dall’essere perfetta, ma soprattutto scappano da due genitori che litigano sempre, si scontrano per l’educazione dei figli e per le loro differenze.
Moon il panda inizia come la più classica storia su un ragazzino in conflitto con il mondo e con sé stesso. Tian, con la nonna, figura da sempre fondamentale nella letteratura e nella filmografia, per la crescita dei nipoti, e, immerso nella natura, si sente molto più vicino a sé stesso che in qualsiasi altro posto del mondo, e questo sentire si amplifica quando incontra il cucciolo di panda che cura ferite, dolori, mancanze. Si sviluppa tra loro un legame intenso e segreto, nascosto tra le fronde degli alberi, “abbracciati” l’uno all’altro come due “fratelli” che si sono ritrovati. La nonna è la “parte umana” buona, delicata, mentre Moon allevia con i suoi silenzi pieni di senso, intanto, la donna, saggia, custode delle tradizioni e della filosofia orientale, cura altre ferite, accoglie, accarezza, c’è sempre per Tian e Liya, dà loro la possibilità di provare.
L’avventura di un bambino e del suo amico panda

Tian è amico, fratello, cugino di chi l’ha preceduto nella filmografia di Gilles de Maistre, di Mia (Mia e il leone bianco), di Emma (Emma e il giaguaro nero), di Alma (Il lupo e il leone), abita il disagio di chi sta crescendo e si sente incompreso da chi dovrebbe amarlo, dai propri coetanei, vive la crisi iniziale, ma soprattutto l’amicizia con un animale. Nella filmografia del regista francese, tutti i protagonisti, spesso femminili e giovanissimi, riescono a comunicare con il regno animale e, di conseguenza, con la natura stessa che li circonda, mentre per loro è molto più complesso dialogare con i simili, poco inclini a qualunque forma di dialogo.
Tian abita il mondo eppure si trova bene con un animale protetto, ha tutto in mano, una famiglia, la possibilità di studiare, eppure sceglie come suo luogo il posto accanto a Moon.
Quel ragazzino, con i giochi elettronici in mano, lontano da tutto e tutti, un tipico preadolescente chiuso nel suo mutismo, lascia tutto per giocare, accarezzare, dialogare con Moon ed è proprio questa la parte più tenera e profonda del film. Lo spettatore vorrebbe essere lì, con loro, nella campagna cinese. Viene a conoscenza del mondo e di ciò che ama, inizia a interessarsi alla natura, agli animali.
Moon il panda è un’avventura meravigliosa, il viaggio dell’eroe di Tian si incrocia con quello di Moon che è un catalizzatore di positività, d’amore ed è impossibile non amare quel cucciolo tenero che tutti vorremmo incrociare.
Il film è pervaso dall’inizio alla fine da due sentimenti contrastanti, forse solo apparentemente: la meraviglia che scaturisce dalla bellezza della natura e un senso di malinconia che prende le mosse dalla crisi di Tian, dal suo difficile rapporto con il padre e la sua difficoltà di rapportarsi con il mondo. Che cosa c’è in questo piccolo panda che Tian non trova negli umani? Non lo giudica e per Moon, Tian è importante, ha un valore, lo nutre, lo fa giocare, lo protegge.
Moon il panda: valutazione e conclusione

Moon il panda è un delicato racconto immerso nella natura, un messaggio universale, una storia d’amore verso l’altro e in parte verso sé stessi, un’avventura semplice di cui si può immaginare il corso e il finale, insomma un prodotto che aggiunge poco al genere, si tratta di un film che non sorprende e che risulta molto più riuscito nei momenti tra Tian e Moon. I personaggi compiono un percorso, sia fisico che interiore, di rinascita semplice, tutti, ciascuno nel proprio modo, per superare questi problemi.