Terminator doveva essere molto diverso: si è salvato grazie a un cambiamento last minute

Inizialmente, il primo film della saga Terminator non doveva essere girato a Los Angeles.

Prima di diventare uno dei nomi più importanti del cinema internazionale, James Cameron si trovò a giocarsi i tutto per tutto con il suo primo vero grande progetto. Terminator, girato con un budget ridottissimo di soli 6 milioni di dollari, si rivelò un successo clamoroso, arrivando a incassare ben 78 milioni e dando ufficialmente il via a una carriera leggendaria.

Oltre all’iconica coppia formata da Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger e a una trama che mescolava fantascienza e tensione con rara efficacia, Terminator contribuì a definire un nuovo stile nel genere, grazie alla sua estetica cupa e al sapore cyberpunk. Il merito? Un sapiente mix tra atmosfere futuristiche e l’ambientazione urbana della Los Angeles degli anni ’80. Tuttavia, come raccontato dalla produttrice Gale Anne Hurd in un’intervista, quella scelta di location non era affatto scontata.

“In realtà, non avremmo dovuto girare a Los Angeles”, ha rivelato. “L’idea iniziale era di spostare tutto a Toronto, dove ci avevano assicurato la possibilità di chiudere perfino le autostrade. Ma poi è saltato fuori che Arnold doveva girare Conan per Dino De Laurentiis, quindi le riprese si sono spostate a marzo. E Toronto, a marzo, è una lastra di ghiaccio. Così siamo finiti a Los Angeles.”

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Cameron, con la sua consueta ironia, ha scherzato sulla possibilità di ambientare scene d’azione nel gelo canadese: “Avrei sempre voluto girare un inseguimento sul ghiaccio, con le ruote che slittano a 12 chilometri orari, e l’altro che ti sfugge di pochi metri. Sarebbe stato tutto un altro film.”

Anche se Los Angeles non rappresentava l’ambiente ideale per la produzione – architettonicamente e logisticamente parlando – alcune circostanze fortuite aiutarono. Le riprese coincisero con le Olimpiadi del 1984, e la città risultò insolitamente vuota, facilitando il lavoro della troupe. Tuttavia, non fu tutto semplice: il direttore della fotografia Adam Greenberg dovette affrontare non pochi problemi con l’illuminazione, soprattutto nel centro città, dove mancavano riflettori adeguati per compensare la scarsa luce.

Nonostante le difficoltà, grazie alla creatività del team e a qualche ritardo che fece lievitare il budget, il film prese finalmente forma. E fu proprio Los Angeles, inizialmente scelta per necessità, a diventare parte integrante dell’identità visiva del film. Alcune delle sue location più celebri, come il Griffith Observatory, entrarono nella leggenda – è lì che il T-800 fa la sua apparizione, nudo, per la prima volta. Come ha detto Hurd, Los Angeles divenne a tutti gli effetti un altro personaggio del film, contribuendo a donare a Terminator quella firma visiva che ancora oggi lo distingue nel panorama del cinema di fantascienza.

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