30 Notti con il mio ex: recensione del film di Guido Chiesa

Micaela Ramazzotti e Edoardo Leo sono i protagonisti di 30 Notti con il mio ex, la commedia dolceamara di Guido Chiesa su amore, equilibrio, normalità e follia. Nelle sale italiane dal 17 aprile 2025.

Potrebbe anche sembrare, l’azzardo che mette in moto la storia, una trovata di sceneggiatura senza troppa verosimiglianza, l’espediente che funziona solo nel quadro dello storytelling cinematografico e mai nella vita reale. E invece no. 30 Notti con il mio ex, regia di Guido Chiesa e nelle sale italiane dal 17 aprile 2025 per PiperFilm, restando a tutti gli effetti un soggetto originale, parla la lingua della vita reale, deformandosi spettacolarmente quando non può farne a meno – nelle intenzioni è una commedia con accenti di dramma, leggera e profonda insieme – e cercando di non perdere mai di vista la verità delle situazioni e dei sentimenti. Si parla di amore, di diversità, di felicità e tristezza, di salute mentale che traballa e di normalità (ma esiste, poi?). Con Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Claudio Colica, Gloria Harvey e Anna Bonaiuto. La canzone del film, “L’avresti detto mai” è co-scritta e interpretata da Malika Ayane.

30 Notti con il mio ex: un inaspettato ritorno a casa

30 Notti con il mio ex: cinematographe.it
Foto Loris T. Zambelli.

30 Notti con il mio ex cerca l’equilibrio tra gli opposti. Nel segno dell’imperitura tradizione della commedia (all’) italiana, la leggerezza è possibile solo se venata di malinconia, e l’analisi sentimentale ha valore se intorno c’è una realtà sociale da raccontare, criticare, esplorare o valorizzare. La chiave di volta della storia è questa: un marito e una moglie, separati, si ritrovano di nuovo insieme. La convivenza si preannuncia esplosiva. Prendendola più alla larga, si può ricordare che un film funziona – si dice così in genere – se si riesce a riassumerne la premessa in cinque righe o in cinque minuti. Una buona premessa non basta mai del tutto, va da sé, ma è vero che il film il suo primo miglio lo ha corso bene. Non è difficile da sintetizzare. Leggere per credere.

Terry (Micaela Ramazzotti) e Bruno (Edoardo Leo) una volta erano sposati. Hanno una figlia, Emma (Gloria Harvey), che quando la mamma è andata in comunità psichiatrica perché la vita di fuori non riusciva più a sostenerla, aveva quattordici anni; ora ne ha sedici. Bruno era pieno di idee, sogni, ambizione e tante energie. È stato calciatore, oggi gestisce una SCF (società di consulenza finanziaria) insieme al collega Paolo (Claudio Colica). Ha una nuova compagna, Camilla (Francesca Valtorta), ma non la forza di presentarla a Emma. Per bilanciare l’impetuoso e squilibrato carattere della moglie, Bruno è diventato ansioso, iperprotettivo, morto dentro, fino al giorno in cui, senza volerlo, si ritrova Terry in casa. Ora, non saranno cinque minuti, nemmeno cinque righe, ma è tutto molto chiaro: c’è un prima e un dopo per questi personaggi, e tanti cocci da riparare.
Il ritorno di Terry è sponsorizzato dalla terapeuta che l’ha avuta in carico nei due anni di soggiorno in comunità, Angela (Anna Bonaiuto), e si sviluppa così: per trenta giorni (e trenta notti) la donna tornerà a vivere dall’ex marito e dalla figlia, per testarne il reinserimento in società, frequentando nel frattempo un centro diurno. 30 Notti con il mio ex è la storia di quello che succede quando Terry torna a casa: l’accoglienza calorosa e senza giudizi di Emma, il muro di incomprensioni con Bruno. Il film parla di amore, follia e normalità, ma soprattutto del bisogno disperato di trovare un modo di parlare e comunicare con l’altro/a, confrontandosi in maniera costruttiva con la diversità. In scena e fuori, la questione è sempre la stessa: trovare l’equilibrio giusto.

Tutta questione di equilibrio, il giusto equilibrio

30 Notti con il mio ex; cinematographe.it
Foto Loris T. Zambelli.

Se l’equilibrio è così importante per 30 Notti con il mio ex, è proprio sull’equilibrio, su come lo cerca e come lo ottiene, che vanno misurati pregi e difetti del film. Guido Chiesa esercita un controllo totalizzante sulla storia, la dirige dopo averla sceneggiata insieme a Nicoletta Micheli. Gira un film solare e caloroso nei toni, dolceamaro nello spirito, di una sobria eleganza nella costruzione dell’immagine, in netta controtendenza con lo standard della maggior parte delle commedie italiane, e il merito va dato anche ai toni pastosi e avvolgenti della fotografia di Emanuele Pasquet. D’altronde, nella ricerca ossessiva del corretto equilibrio, va inserito anche l’accostamento tra la solarità dell’immagine e le ombre del racconto.

30 Notti con il mio ex è una commedia vicina alla realtà che non ha troppa voglia di essere reale. Non parla solo di salute mentale, né può essere forzato nel recinto della commedia sentimentale tipo. È un film sulla distanza tra le persone e i modi di accorciarla senza tradire se stessi, sulla labilità del concetto di normalità, sul bisogno di armonizzarci con chi ci sta di fronte, anche se non riusciamo a capirlo. Vuole far ridere delle cose che in genere fanno piangere, sempre in bilico tra l’imperativo di un realismo assoluto e le necessità dello spettacolo (cinematografico). Il problema, grosso, è che, per inseguire un equilibrio forse impossibile, 30 Notti con il mio ex finisce per perdere di vista la strada.
La commedia è troppo “contaminata” di realtà per portare le sue risate e la sua leggerezza a un livello superiore, mentre la leggerezza impedisce alla profondità della storia – al discorso su follia, normalità e dintorni – di svilupparsi. È lo strano caso dell’equilibrio al contrario in cui i tasselli del mosaico, invece di alimentarsi e sostenersi vicendevolmente, finiscono per auto sabotarsi un po’. Il giusto equilibrio, il film lo trova solo nella prova e nella caratterizzazione di Terry/Micaela Ramazzotti, e non è poco; lei ha dentro tutto, la voglia di ripartire, i fantasmi del passato, la paura di non farcela, la voglia di prendere in mano i cocci di una vita spezzata e uno sfrenato ottimismo. Al marito sopraffatto nel privato e sul lavoro, Edoardo Leo, e alla figlia dal carattere non facilissimo, Gloria Harvey, non resta che lavorare sulla bidimensionalità che lo script riserva ai personaggi per tirarne fuori quanta più vita è possibile. E non è per niente facile.

30 Notti con il mio ex: valutazione e conclusione

L’alchimia di lacrime, risate, normalità e follia non paga interamente e lascia scoperto il fianco di 30 Notti con il mio ex. Il film diretto da Guido Chiesa è la somma di tante buone intenzioni – nei confronti del genere e della profondità del tema – che non si organizzano in maniera armonica e coerente. Bene Micaela Ramazzotti, che gioca su un tipo di personaggio ricorrente nella sua carriera – parole sue, la “pazzerella” – declinandola in chiave più leggera e ironica. Terry è l’unico intreccio di dramma e commedia che funziona sul serio. Il resto è solido, godibile, a tratti molto divertente, ma anche un po’ smorzato.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5