La gazza ladra: recensione del film diretto da Robert Guédiguian
Un film luminoso che celebra il valore della solidarietà umana e l'importanza dei legami affettivi, fra i più belli del regista francese.
I colori dei porticati di Marsiglia e le note di pianoforte screziano di sfumature e dinamismo La gazza ladra, il nuovo film di Robert Guédiguian distribuito da Officine UBU, che arriva nelle sale cinematografiche italiane il 17 aprile 2025. Una commedia drammatica presentata in anteprima nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma, che celebra il valore della solidarietà umana e l’importanza dei legami affettivi e affronta anche altre tematiche care al regista francese, fra cui l’amore e i dilemmi morali del proletariato grazie alle performance dei suoi attori d’elezione Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan. Il film è ambientato a Marsiglia e ha come protagonista (interpretata da Ariane Ascaride) una donna che si prende amorevolmente cura degli anziani. Maria però vive in condizioni economiche precarie, perciò compie una serie di piccoli furti a discapito dei suoi clienti (per togliersi qualche sfizio, ma soprattutto per aiutare il nipotino a realizzare un grande sogno).
La gazza ladra è un film che ci mostra che è sempre possibile sognare

Una camera “fissa sulla narrazione”. Il maestro francese riduce al minimo i movimenti di macchina e cattura i suoi personaggi nella luce naturale, con i suoi effetti sulla scena. La gazza ladra segue la routine di Maria, divisa tra vita famigliare e lavoro. La donna ogni giorno entra nelle case degli anziani di cui si occupa, per abbandonarsi – quando poi si ritira dal mercato del pesce – al piacere e al gusto per la vita mangiando le ostriche e ascoltando un concerto di Arthur Rubinstein (che arriva da un video riprodotto dallo smartphone). Ancora una volta il regista reinventa il suo modo di fare cinema e realizza un’opera profondamente sentita, in cui prevale la musica che contribuisce a rendere quella delicatezza, quella dolcezza, e insieme quell’eccitazione, che dall’intimo dei personaggi si infiltrano sulla scena.
Un film sospeso tra rimpianti e ingenuità, su un futuro tutto in progress e da immaginare
Perché c’è un universo ancora capace d’emozionarsi, d’intenerirsi semplicemente per un pranzo di pesce cucinato (e atteso con amore), oppure consumato – seppure in solitudine e in silenzio – davanti a un tramonto e senza perdersi una nota. Anche i personaggi acquistano musicalità: ad esempio, vediamo Jean-Pierre Darroussin che interpreta in maniera commovente e realistica uno degli anziani (su una sedia a rotelle) di cui si prende cura Maria. Il suo personaggio sogna una impossibile storia d’amore con la sua badante, di salvarla dalla polizia citando i versi del romanzo La povera gente, di Victor Hugo. O ancora, la splendida Ariane Ascaride è un esempio perfetto di una generazione sospesa tra i rimpianti, l’ingenuità e un futuro da immaginare (magari rappresentato dal successo raggiunto dal nipotino – che nel presente non può permettersi di noleggiare un pianoforte).
I tempi cambiano e la povera gente resta, ma i legami veri continuano a far girare il mondo

Un sentimento è la combinazione di emozione e pensiero, due elementi molto presenti il questo film che usa il furto come espediente narrativo, per azionare una pittoresca sinfonia di sbandate e assoluzioni, con situazioni che terminano ma lasciano spazio a nuove storie e a nuovi incontri, come quello dei personaggi interpretati da due attori altrettanto bravi: Marilou Aussiloux e Gregoire Leprince-Ringuet. La gazza ladra ci chiede di vegliare giorno e notte, proteggere i legami affettivi e salvaguardare la comunità umana, a partire dai nostri piccoli gesti quotidiani e indipendentemente da quanto vorranno e potranno fare le istituzioni. Perciò entra sempre in scena l’amore – persino l’amore negato – e non la lascia mai veramente. Due innamorati si sorprendono complici e a cercarsi (malgrado tutto) e si danno appuntamento di fronte a un cinema. Chi ha ragione? Chi è nel giusto? E se il regista avesse suggerito indirettamente la risposta, attraverso i loro volti sedotti nell’attimo in cui si cercano o si riuniscono?
La gazza ladra: valutazione e conclusione
Per decenni Robert Guédiguian ha scelto di ambientare i suoi film a Marsiglia e di lavorare con gli stessi attori che negli anni cambiano insieme a lui. Con quest’ultimo ha realizzato un inno alla solidarietà e all’accoglienza che tocca il cuore, capace di raccontare tanti tipi di amore enfatizzando la vicinanza, la solidarietà e la reciproca assistenza passando per il lavoro, la fatica e senza dimenticare la dimensione onirica e del desiderio. La troupe di La gazza ladra continua a rappresentare storie ispiratrici di avvicinamenti, di nuovi inizi e di vie d’uscita. Il nipotino continua a suonare, Maria riprende a lavorare con le persone che ha sempre amato, divenute ormai per lei come una famiglia. Anche i figli si innamorano di nuovo e tornano a sorridere. Non manca nel film il momento della riflessione sulla sofferenza e sul dolore. Si sceglie, però, di ricucire con il filo potente dell’assoluzione e si risolve ogni questione con grazia e luce. Il regista non è malizioso: non ci ha fatto nulla. Sono stati i grandi occhi al sorriso di Marilou e di Grégoire ad incantarci.