The Accountant 2: recensione del film di Gavin O’Connor

La recensione dell’atteso secondo capitolo di The Accountant. O’Connor torna ai fratelli. Niente più solitary man, questa volta spazio al road e buddy movie. Le nuove vie dell’action. Convincono, migliorano. In sala dal 24 aprile

A distanza di nove anni dalle atmosfere cupe e inesorabilmente solitarie del capitolo precedente, Gavin O’Connor, uno degli autori più interessanti del panorama cinematografico statunitense fin dai tempi di Pride and Glory – Il prezzo dell’onore, mette mano ancora una volta al suo immaginario noir e action, reclutando nuovamente l’interprete (ormai) feticcio del suo cinema Ben Affleck, per un rendez-vous estremamente divertito e divertente, oltreché ferocemente adrenalinico e spettacolare. The Accountant 2 è al cinema a partire da giovedì 24 aprile 2025, distribuzione a cura di Warner Bros. Pictures.

Anche i duri hanno un debole. Gli assassini del cinema di Gavin O’Connor non sono mai – quasi – quello che sembrano

The Accountant 2: recensione del film di Gavin O’Connor

Ci ricordiamo del contabile laconico eppure incredibilmente abile nell’uso delle armi e delle arti marziali interpretato da Ben Affleck nel precedente capitolo? Teniamolo a mente, poiché la traccia emotiva e fisica di Christian Wolff resta, meno quelle caratteristiche che O’Connor e il suo sodale sceneggiatore Bill Dubuque gli attribuivano sempre più, sprofondando Wolff in una spirale di enigmi, non detti, verità taciute e traumi mai realmente elaborati, estremamente complessa da svelare e rivelare, perfino per lo stesso per Wolff, genio della matematica e non solo.

Se è vero che Wolff di per sé non cambia, il mondo attorno non sembra aver fatto lo stesso, costringendolo ad una forma di adattamento, che però non è mai realmente tale. Almeno dal punto di vista della partecipazione emotiva, vera e propria zona di disinteresse e grigia per Christian Wolff. Dunque come accordarsi ad un mondo in evoluzione e così alle persone che vi si muovono instancabilmente? Come accordarsi alle emozioni, quando tutto ciò che è sentimento, è anche e soprattutto formula e ragionamento logico? Ancora una volta attraverso la matematica. Che tutto innesca e disinnesca, perfino l’amore, perfino i legami, oltre la morte.
Seppur infatti The Accountant 2 abbia inizio come una commedia atipica dai toni sottilmente grotteschi, a segnare una svolta definitiva è un inseguimento notturno all’interno di una sala bingo, che ci riconduce rapidamente laddove il primo capitolo giungeva a conclusione. Alla morte che squarcia le tenebre e dal buio raggiunge la luce, per poi darsi alla fuga, sparendo nel nulla. Così vive Wolff, così vive Braxton (Jon Bernthal) il fratello sicario di Christian, con il quale quest’ultimo non riesce a gestire un rapporto nemmeno lontanamente solidale e concreto, limitandosi a saperlo in vita ed è quanto basta.

Da qui la svolta. La dinamica cupa e solitaria del primo capitolo, fa spazio al buddy movie e in questo senso al cinema sulla famiglia – ma non per la famiglia – ragionando sulla costruzione dei villain contrapposta a quella degli antieroi principali, Christian e Braxton. La morte li ha scelti, li ha guardati in volto e i due non hanno potuto far altro che servirla. Eppure la violenza ha moltissime sfumature. Tra queste il ballo country, la goffaggine tipica di chi vorrebbe dirsi qualche cosa, pur non riuscendoci affatto e ancora l’amore inavvertito e di nuovo equilibrio per i cuccioli di gatto. O’Connor da sempre racconta la spietatezza degli uomini, talvolta marci a metà, altrimenti fino in fondo. E così la durezza, basti pensare al malinconico e memorabile Warrior. Qui si concede una sosta. O è una svolta?

The Accountant 2: valutazione e conclusione

Se è vero infatti che i protagonisti di The Accountant 2 sono uomini e donne dal rigido codice morale (oltreché personale) e dalla mano pesante, è altrettanto vero che amore e dolcezza appartengono a ciascuno di loro, riuscendo se non a salvarli per intero, quantomeno a redimerli. Dunque anche i duri hanno un debole. Qui per i cuccioli e potenziali incontri d’amore, si pensi a quel numero annotato sulla mano. Non tutti gli assassini sono quello che sembrano. Soprattutto i fratelli Wolff.

A cinque anni di distanza dal sottovalutato, doloroso e incredibilmente maturo Tornare a vincere, operazione intima e curiosamente “minore”, auto-incaricatasi di rileggere in chiave sportiva, tanto il recente vissuto – e privato – di Affleck, quanto la Hollywood post Me Too, O’Connor torna al contabile, via il buio, spazio alla luce. Raramente si è scritto di un sequel capace di riscrivere e mettere all’angolo il suo predecessore, questa è una di quelle volte. The Accountant 2 infatti, pur tenendo bene a mente la struttura narrativa del primo capitolo, in qualche modo tipicamente western e in linea con la parabola del solitary man tanto cara a Jack Reacher o Jason Bourne saga, altrimenti detta man on the run, prende sempre più la via del road movie, sospeso questa volta tra i toni tensivi, adrenalinici e spettacolari dell’action e i ritmi buffi e gustosamente black della commedia politicamente scorretta.
Il duo Affleck/Bernthal è da non perdere. Non tanto nel corso delle sequenze di ferocia e violenza, che O’Connor anima con grande gusto e sguardo sagace e mai superficiale, quanto nei momenti di stasi e riflessione goffa sulla vita, tra creme solari e cuccioli da adottare. The Accountant 2 apre ad una trilogia e forse molto più. Nell’attesa, la sala per questo secondo capitolo è d’obbligo.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4