Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII: recensione del docufilm in 4k
Tra docufilm, registrazione di un live durante la lavorazione di 'The Dark Side of The Moon' (1973) e versione restaurata Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII è al cinema dal 24 al 30 aprile 2025.
Se la critica deve essere sincera, il documentario Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII, l’ennesimo sul live a Pompei dei Pink Floyd, non deve essere una semplice critica cinematografica ma deve inserirsi in quella musicale, biografica e storica seguendo l’evento quasi come un telecronista, notando i dettagli oltre l’istinto tecnico di una macchina da presa e analizzando le questioni da salvare e quelle da dimenticare.
Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII: versione restaurata del 1972

Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII ritorna dopo diverse operazioni visive tra il linciaggio originale nella sua prima versione del 1972 per nulla apprezzata dal pubblico, fino alle successive edizioni attraversate da nuove narrative, rese secondo un modello dell’inchiesta d’archivio, arricchita da immagini inedite e da elementi storici di dubbia veridicità. Per arrivare a questa nuova versione restaurata che dal punto di vista estetico ristruttura il live ormai cinquantenne e amplifica l’aspetto sonoro, rendendo il documentario una scatola insonorizzata dentro la quale, adesso, è facile distinguere una batteria da un basso. Ma, rientrando nei canoni da grande schermo, risulta una sintesi di un pezzo né storico né affine alla band, quanto piuttosto autobiografico in un luogo, Pompei, che fece da contorno tra il rock sperimentale e l’arte. Non vi è alcuna sincronizzazione simbolica rispetto a un lavoro di rimodulazione e depurazione nei riguardi di un colosso cinematografico che a stento riesce a distinguersi; vi è piuttosto una lucidatura di un esemplare da affinare secondo logiche di un modernariato vintage. Un anno fa Anton Corbijn raccontava un’altra storia in Squiring the Circle, sovrapponendo il senso estetico alle anomalie acustiche di una band intellettualoide che puntava sulla cultura dell’eccentricità, con la presunzione/fortuna di esser i primi a farlo.
L’ennesima lode ai Pink Floyd (poi tutto il resto)

L’esito è sempre lo stesso: i Pink Floyd hanno saputo rielaborare uno status tra intelligenza e artificio. Escludiamo gli anni con Syd Barrett, escludiamo la collaborazione con il nuovo cinema del reale, i Pink Floyd formalmente esprimevano la cultura del vizio attraverso il disagio e la perenne riflessione tra sociologia di strada e ambizione d’artista. In quanto a Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII, il documentario rappresenta quel passaggio tra l’età pre-adolescenziale e lo sviluppo completo della band, che, piaccia o no, ha creato nuovi spazi inseriti tra performance, scrittura e rielaborazione testuale di un rock progredito. Perciò in line up Echoes, Careful With That Axe Eugene, A Saucerful Of Secrets: si tratta di un movimento psichico. I Pink Floyd erano un collante tra la psiche e l’eternità del mistero. La cura non era mai superficiale ma era il riflesso di un progetto suddiviso in più fasi e ben strutturato. Il documentario non smentisce la caratura floydiana ma esaspera il dominio di un solo e unico titolo, il loro. Mason, Wright, Waters e Gilmour si esibiscono in un anfiteatro mosso unicamente da un vulcano attivo e dalla polvere dei loro stessi anfibi che battono con furia senza un pubblico davanti. La potenza e la rabbia verso se stessi, rendono iconico un live che ha sperimentato il mondo del visivo e istruito quello acustico rendendo selvaggio un quoziente artistico elevato e rivolto a pochi.
Pink Floyd Live a Pompei: valutazione e conclusione
Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII è la ricostruzione di un immaginario che nel tempo si è reso sempre più pregiato polarizzando la fama e investendo sulla necessità di una celebrità tangibile che riesca a sopravvivere a un ego auto gestito. Si tratta di un documentario restaurato in 4k e di un lavoro che sembra riflettere più sui protagonisti che sul resto. Di Pompei prevale solo una parvenza da titolo; della sacralità del tempo ancor meno, ma rinfresca un immaginario vecchio di un rock statico tra eccesso, vizio e il privilegio di una grande eredità.
Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII diretto da Adrian Maben, è distribuito da Nexo Studios per un’uscita evento dal 24 al 30 aprile 2025.