Ash – Cenere mortale: recensione del film Prime Video

Flying Lotus dirige un film poliedrico, accattivante e citazionista.

Flying Lotus, rapper diventato regista, approda su Prime Video, il 24 aprile 2025, con il suo secondo lungometraggio, Ash – Cenere mortale.

Ash - Cenere mortale Cinematographe

Il genere d’elezione dell’eclettico artista sembra essere l’horror. Il suo primo lungometraggio, Kuso (2017) distribuito dalla piattaforma Shudder, è infatti una sorta di commedia surrealista che regala allo spettatore notevoli dosi di body horror, attraverso un linguaggio frammentato, citazionista e che mette insieme cinema, televisione ed estetica da videoclip, in pieno stile postmodernista. Sulla stessa linea si muove il suo corto, presente nell’antologico V/H/S/99 (AA.VV. 2022), Ozzy’s Dungeon, mentre Ash si presenta in una forma più matura, in cui il linguaggio visivo di forte impatto del regista si cimenta con una fantascienza intimista e oscura.
Ash racconta infatti la storia di Riya, una donna appartenente a una missione spaziale, volta a cercare nuovi mondi abitabili, per una popolazione terrestre ormai costretta a vivere su un pianeta dall’aria irrespirabile. La donna si risveglia nella sua astronave e trova tutto l’equipaggio morto. Non ricorda nulla, ma si rende conto che una qualche entità, proveniente dallo strano pianeta Ash, deve essersi infiltrata a bordo. Quando Brion, l’ultimo membro della spedizione, ritorna dalla sua missione di ricognizione, Riya inizia una detection per scoprire cosa è accaduto e ritrovare la propria memoria.

Identità e memoria nello spazio profondo

Il regista parte da una domanda esistenziale interessante e comune a molta sci-fi di questo tipo: cosa determina l’identità di una persona? La propria materia organica, il proprio sembiante o l’insieme dei ricordi e delle esperienze di quella persona? Siamo dalle parti di Punto di non ritorno (Anderson, 1997) e di Solaris (Tarkovskij, 1972), film in cui l’astronave persa nello spazio diventava enorme scatola nera di un’ontologia umana alla deriva, macchinario di trasformazione e catalizzazione del ricordo, in grado di plasmare la realtà attorno a individui in crisi. Il concetto di memoria come immagine è alla base di questi film, esattamente come lo è in Ash – Cenere mortale. O meglio, qui si tratta del concetto di memoria come prodotto di dispositivi in grado di registrare la realtà. Vediamo infatti Riya recuperare i primi ricordi, proprio grazie all’ausilio di registrazioni e video-fotografie olografiche.

Ash - Cenere mortale Cinematographe

Flying Lotus, sula scia tracciata da alcuni capisaldi del genere, imbastisce un discorso sulla capacità del cinema, del mezzo audiovisivo, di farsi latore di un inconscio soggettivo, che diviene collettivo, nel momento in cui rivela i fatti (registrati) e getta luce sulla natura degli uomini e delle donne che ne sono stati protagonisti. Il film segue, però, questi spunti solo fino ad un certo punto. Preferisce rimanere sulla superficie di tale discorso, facendone un congegno funzionale a portare avanti una detection, che assume, a volte, tratti da videogame, con tanto di soggettive che mimano la visione first person, di survival horror come Dead Space.

Ash – Cenere mortale: una rielaborazione postmodernista del gotico

L’horror è infatti il vero genere di riferimento per questo lavoro. Lo si può evincere dalle esplosioni di body horror, palesemente ispirate a La cosa (Carpenter, 1982) e dall’illuminazione al neon che costruisce una colorimetria espressionista, debitrice del cinema di Mario Bava, atta a immergere lo spettatore in un mondo onirico ed emozionale. Si tratta del linguaggio tipico del genere gotico, più che della fantascienza. Una simile radice, che Ash ha in comune con Alien (Scott, 1979) è probabilmente dovuta proprio a questo “saccheggiare” l’immaginario di Mario Bava. Se infatti il film di Scott partiva da Terrore nello spazio (Bava, 1965) per costruire la propria trama di possessione corporea da parte di una specie aliena su un pianeta sperduto, Ash sembra esserne una sorta di soft remake. Le tute degli astronauti sono una versione moderna di quelle – fatte con mute subacquee d’accatto – del film italiano, il pianeta alieno appare affascinante e finto esattamente come lo era quello costruito con due massi di cartone, fumo e luci colorate, dal regista sanremese e la storia stessa in cui entità aliene si impossessano dei corpi degli astronauti, cambiandone l’identità, è praticamente presa di peso da Terrore nello spazio.

Ash – Cenere mortale: valutazione e conclusioni

In definitiva si può sostenere che il valore estetico di Ash – Cenere mortale sia riscontrabile nella sua capacità di rielaborare e omaggiare alcuni classici del cinema sci-fi e horror, attraverso un linguaggio postmodernista aggiornato. La fotografia è d’impatto, grazie all’utilizzo delle luci colorate e di angoli di ripresa vari e non convenzionali. Il montaggio ritmato e frammentato non perde mai il filo della storia, garantendo una comprensibilità, che in un simile contesto non sempre è scontata. La messa in scena è accattivante e le scene d’azione presenti sono ben girate e adrenaliniche – nel cast è presente anche l’Iko Uwais di The Raid – Redenzione (Evans, 2011), che, come al solito, dà prova di grandi abilità marziali.

Ash - Cenere mortale Cinematographe

Insomma la visione di Ash – Cenere mortale è avvincente e divertente. Semplicemente lo spettatore non deve aspettarsi tanto un reale approfondimento in termini filosofici delle premesse iniziali, quanto un divertente caleidoscopio lisergico, horror-fantascientifico.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1