Dirk Gently – Agenzia di investigazione olistica: recensione della serie Netflix
Misteriosi cani corgi, scene del crimine che oltrepassano di gran lunga il limite dell’assurdo, personaggi che definire strambi sarebbe un’eufemismo. Tutto questo è Dirk Gently – Agenzia di investigazione olistica, la serie creata da Max Landis e basata sui romanzi di Douglas Adams. Il debutto ufficiale dello show è avvenuto ad ottobre sulla BBC. Netflix, ora, ha acquisito i diritti di distribuzione in tutto il mondo pubblicando la prima stagione completa dall’11 dicembre scorso.
La serie segue le vicende di Dirk Gently (interpretato da Samuel Barnett), un eccentrico detective olistico, e del suo riluttante assistente Todd Brotzman (Elijah Wood). Nel cast troviamo anche Hannah Marks nel ruolo di Amanda Brotzman, sorella di Todd, che soffre di pararibulite, una malattia genetica che le causa periodicamente allucinazioni terrificanti o dolorose, percepite come reali; Fiona Dourif nel ruolo di Bart Curlish, un’assassina olistica che crede che l’universo le indichi le persone da uccidere; Jade Eshete, la guardia del corpo Farah Black. Mpho Koaho è Ken, un hacker rapito da Bart. Nel cast anche Dustin Milligan, Miguel Sandoval, Neil Brown Jr, Richard Schiff.
Dirk Gently – Agenzia di investigazione olistica: la serie tratta dai romanzi di Douglas Adams
Se siete fan della fantascienza, letteraria e cinematografica, il nome di Douglas Adams vi suonerà molto familiare. Il primo grande successo di Adams è un libro chiamato Guida galattica per autostoppisti dal quale, tra le altre cose, è anche stato tratto un film del 2005 con Sam Rockwell, Zooey Deschanel e Martin Freeman. Se lo conoscete, riuscirete anche ad immaginare qual è il tono di Dirk Gently, ancora prima di vederla: è una serie fantascientifica letteralmente folle, ma anche deliziosamente ironica e indubbiamente originale.
Non è possibile inquadrare la serie dal primo episodio. La confusione regna totale, ma – caso più unico che raro – in senso buono. La confusione di Dirk Gently è destabilizzante e lascia lo spettatore quasi interdetto, ma continuare nella visione diventa un droga. Gli otto episodi che compongono la prima stagione sono facilmente divorabili in poco tempo, con quella fame che solo gli show di qualità riescono a portare nello spettatore.
Di episodio in episodio sembra di affogare nell’assurdità dei suoi personaggi – folli e meravigliosamente plasmati – e nelle loro storie incredibili guidate da un’unico filo conduttore: il destino. I singoli elementi della narrazione si muovono su binari paralleli e incidenti, componendo un puzzle che riusciamo ad interpretare solo alla fine, guardandolo nella sua interezza e allontanandoci per godere di una visione completa e distaccata.
I protagonisti di Dirk Gently sembrano confusi quanto noi, persi in assurde vicende che non possono non strappare un sorriso.
Il cast, guidato da un redivivo Elijah Wood, è descrivibile con un solo aggettivo, uno dei più usati e sottovalutati: è efficace. Ogni interprete ha portato in vita un personaggio credibile che trasmette allo spettatore esattamente quello che dovrebbe trasmettere. Wood è un protagonista terribilmente confuso, vittima di un Samuel Barnett iperattivo, adorabile e iper-british. Accanto a loro Hannah Marks e Jade Eshete sono, spesso, la voce della ragione con qualche pennellata di stranezze, che non guasta mai. Marks è ottima nel trasmettere la sofferenza mentale e fisica che la sua fittizia malattia dovrebbe causarle e lo fa con un’intensità che si contrappone ai divertenti momenti di leggerezza. Anche Eshete riesce a portare in vita due aspetti di uno stesso personaggio che sembrerebbero inconciliabili: Farah è una dura con grossi problemi di autostima, insicura quanto badass.
Altro elemento femminile interessante – più per la scrittura del personaggio che per la sua interpretazione – è Bart, l’assassina olistica. Il meccanismo di uccisione che Bart porta avanti, sotto gli occhi di un terrorizzato Ken (Koaho), è affascinante ed esilarante. Fiona Dourif mette in scena un personaggio fuori dal mondo con una missione misteriosa, ma precisa: uccidere chi deve uccidere, totalmente guidata dal caso. Se quella persona è morta, è stato l’Universo a volerlo, altrimenti l’avrebbe impedito. Un legge sorprendentemente sensata, almeno nel mondo di Dirk Gently.
Dirk Gently è un prodotto sorprendente. Giunto a noi quasi totalmente in sordina, potrebbe diventare una serie cult duratura.
La scrittura interessante e creativa della sceneggiatura (adattata per la serialità da Max Landis stesso) porta con sé l’irrefrenabile desiderio di continuarne la visione, anche di fronte al finale di stagione: risolutivo, ma aperto ad un seguito necessario e desiderato.
La serie è ascrivibile al sotto-genere comico fantascientifico e questa appartenenza è ben percepibile. La storia è caratterizzata da interessanti elementi sci-fi dei più disparati, apparentemente non associabili tra loro, ma anche da una comicità brillante e fisica, guidata da una persistente ironia dell’assurdo. Netflix ha di nuovo fatto centro: attendiamo con ansia la seconda stagione.