Life, Animated: recensione del documentario sull’autismo candidato all’Oscar
Esistono varie forme di autismo, ognuna caratterizzata da differenti gradi di distacco dalla realtà circostante, che appare estranea e – spesso – spaventosa, a causa della sua indecifrabilità. Life, Animated (trailer), il documentario di Roger Ross Williams candidato agli Oscar 2017, esplora una delle forme più feroci del disturbo, responsabile della progressiva (e solitamente irreversibile) scomparsa del linguaggio e del contatto sociale in un bambino che fino al momento dell’esordio della malattia appariva perfettamente sano.
L’autismo, come apprendiamo dalle classificazioni ufficiali, fa parte dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, e cioè di quella categoria di patologie del neurosviluppo che riguarda un arresto o una disarmonia nella naturale crescita psicofisica del bambino, portando ad una serie di sintomi tali da compromettere gravemente l’integrazione del soggetto nella società.
Un disturbo che colpisce innanzitutto l’area delle relazioni, impedendo alla persona colpita di interagire normalmente con le persone e trasferendo la sua attenzione su stimoli inanimati e privi di apparente significato per le persone non autistiche. Il risultato è un progressivo isolamento, una sorta di gabbia che imprigiona gli autistici all’interno di comportamenti stereotipati e rituali privi di significato evolutivo e relazionale ma necessari alla persona per contenere l’ansia provocata dalla sua condizione.
Life, Animated: la straordinaria storia di Owen, un bambino autistico salvato dai cartoni animati Disney
Life, Animated racconta lo straordinario percorso di Owen, un ragazzo ormai ventitreenne che, dall’età di 3 anni, ha dovuto fare i conti con una forma di autismo che sembrava destinata a condizionare gravemente la sua intera esistenza. Per contestualizzare la sua storia, Roger Ross Williams ha raccolto filmati originali della sua infanzia, che mostrano un bambino felice, verbale e perfettamente adeguato dal punto di vista relazionale, intento a duellare col papà in giardino.
Improvvisamente, tuttavia, e senza nessuna apparente causa, Owen comincia a “spegnersi”, perdendo il contatto visivo con i genitori ed il fratello e trasformando il suo linguaggio in una serie di suoni senza senso, che gli impediscono di comunicare. Contemporaneamente anche la deambulazione si fa incerta e la diagnosi ricevuta dalla famiglia Suskind dopo numerosi esami e valutazioni è impietosa: Owen è affetto da autismo e non tornerà mai più come prima.
Segue così un periodo di sconforto e disperazione, in cui nessuna terapia sembra avere effetto e nessun accenno di miglioramento colto dai genitori viene preso sul serio dai medici, che continuano a ribadire l’irreversibilità della malattia di Owen. Ma la speranza, soprattutto quando si hanno dei figli, è l’ultima a morire ed il profondo contatto genitore-figlio apre uno spiraglio nella vita rabbuiata dei Suskind, presentando un’inaspettata possibilità di contatto con Owen.
Life, Animated: quando l’amore dei genitori è la miglior terapia
Owen ha un grande interesse: i cartoni animati Disney. Dall’esordio della malattia, i genitori si rendono conto che guardarli è l’unica cosa che sembra calmare e rasserenare il loro bambino danneggiato, che in quel mondo colorato e semplificato sembra finalmente trovare pace e familiarità. Un giorno, alla fine della festa di compleanno del fratello, Owen lo trova in lacrime e – improvvisamente – ricomincia a parlare per dare una sua interpretazione del fatto, dicendo al padre: “piange perché non vuole crescere, come Peter Pan”.
Poche ma preziosissime parole che – nonostante i medici tentino di frenare l’entusiasmo della famiglia, parlando di ripetizione di frasi stereotipate – danno ai genitori di Owen quel briciolo di speranza necessario a cercare e trovare un varco nella mente impenetrabile del loro bambino: se Owen riesce a dare un senso alla realtà attraverso i cartoni animati, allora si trasformeranno nei suoi personaggi preferiti per dialogare con lui. L’espediente funziona, e a suon di marionette e voci imitate, Owen esce pian piano dal suo guscio, riacquistando contatto con la realtà e riprendendo il suo sviluppo bloccato.
Life, Animated: una finestra inedita e preziosa sul mondo dell’autismo
Il documentario di Roger Ross Williams si rivela prezioso per il modo in cui – accostando immagini reali a scene animate – permette allo spettatore di entrare nella mente straordinaria di Owen, un bambino e poi ragazzo che ha trovato nel mondo del cinema animato una chiave di lettura possibile per un mondo che gli era diventato indecifrabile. Le immagini enfatiche e colorate della Disney, insieme all’esagerazione con cui gli stati animo dei personaggi vengono mostrati, si sono rivelati salvifici nel permettere ad Owen di dare un senso al mondo reale ed alle sue emozioni: l’universo Disney rappresenta per lui una sorta di “terra di mezzo” in cui far confluire i messaggi in codice del mondo reale per filtrarli e riceverli semplificati e comprensibili.
Life, Animated, inoltre, mostra un aspetto importantissimo e spesso male interpretato dell’autismo: non è vero che le persone affette da tale disturbo non sono interessate a relazionarsi col prossimo, semplicemente non possiedono strumenti adeguati per farlo. Attraverso la consapevolezza della sua condizione ed il sostegno delle terapie, Owen impara gradualmente ad affrontare la sua diversità, imparando le regole ed i comportamenti necessari per vivere bene in società, fino a riuscire a diplomarsi e addirittura ad andare a vivere da solo, tenendo conferenze in giro per il mondo sulla sua condizione. Quella di un uomo che, grazie all’insostituibile amore dei genitori ed all’indispensabile e straordinariamente operoso sostegno delle strutture mediche americane, ha avuto la possibilità di vincere il mostro e continuare a sorridere.