Il grande Gatsby: recensione del film di Baz Luhrmann con Leonardo Di Caprio
Il grande Gatsby mette in scena uno struggente dramma romantico, pretesto per descrivere la decadenza morale della società del tempo in cui le vicende si collocano.
Il grande Gatsby è un film del 2013 per la regia di Baz Luhrmann, ultima trasposizione cinematografica in ordine temporale dell’omonimo capolavoro letterario di Francis Scott Fitzgerald. Protagonista del romanzo e del film Jay Gatsby (vero nome James Gatz) un uomo misterioso ed affascinante, caratterizzato da un’inclinazione straordinaria alla speranza e da una rara sensibilità tale da renderlo in grado di percepire ogni minima vibrazione nelle persone, intuendone intenzioni e pensieri. Una capacità, tuttavia, del tutto sopita nel suo rapporto con Daisy (Carey Mulligan), l’amore impossibile della sua giovinezza che ora Gatsby, divenuto un uomo ricco e potente, è determinato a riconquistare.
Daisy è una donna frivola e ammaliata dal potere dei soldi, che dopo la rottura del legame con Jay sposa un ricco e superficiale campione di Polo, Tom (Joel Edgerton), conducendo la sua vita all’insegna dello sfarzo e della sopportazione delle tante scappatelle del marito. Gatsby, invece, è un vero self made man, che ha costruito se stesso e la sua nuova posizione partendo da zero, con la sola capacità di intuire dove cercare e trovare fortuna, e con l’unico scopo di potersi innalzare al livello sociale di Daisy, l’unica donna che abbia mai amato.
A cinque anni di distanza dalla dolorosa fine di quell’amore, Gatsby vive in un’immensa villa, posta esattamente al lato opposto della baia rispetto alla casa di Daisy, dove la luce verde del pontile sembra costantemente raggiungerlo, mentre lui tenta invano di afferrarla dalla sua finestra. È questa l’immagine che meglio descrive l’amore di Gatsby, una flebile ma insistente luce verde speranza, così apparentemente vicina ma in realtà sfuggente e distante.
Il grande Gatsby: Nick Carraway narratore onnisciente di una favola amara
Narratore onnisciente de Il grande Gatsby è Nick Carraway (Tobey Maguire), cugino di Daisy e neo laureato a Yale, in cerca di lavoro e fortuna a Wall Street. Dopo le le vicende vissute insieme a Gatsby, Nick è ormai un uomo distrutto, dipendente dall’alcol e disgustato dalla decadenza e corruzione del mondo che lo circonda. Avverso a chiunque tranne a Gatsby, l’unico uomo per il quale ancora prova stima, per superare la sua crisi esistenziale decide di recarsi da uno psicoterapeuta, che gli suggerisce di riversare i suoi pensieri ed emozioni su carta: nasce così Il grande Gatsby, gigantesco materiale di partenza dal quale Baz Luhrmann ha saputo tirar fuori meraviglie.
Il regista di Romeo+Giulietta e Moulin Rouge attinge al suo stile eccentrico e dinamico per portare in scena una versione de Il grande Gatsby in cui gli eccessi visivi si integrano perfettamente con la profonda e sussurrata caratterizzazione dei personaggi ed – in particolare – di un protagonista straordinariamente interpretato da Leonardo Di Caprio.
Le grandiose feste che Gatsby organizza ogni fine settimana presso la sua dimora, alle quali chiunque partecipa senza invito, sono l’unico aspetto del film in cui Luhrmann non si dosa e controlla. Il suo gusto per il forte impatto visivo e per l’utilizzo di musiche ed immagini che riattualizzano l’epoca originale in cui le vicende narrate sono collocate (in questo caso quella del jazz) non sacrifica affatto l’attenzione ai dettagli più sobri e profondi, dando ampio spazio allo sconfinato mondo interiore del protagonista senza sottrarre nulla alla sua adorabile riservatezza.
Un amore impossibile per un uomo che crede che tutto sia possibile
Gatsby continua ad organizzare feste aperte a tutta la città, nella speranza che Daisy un giorno possa essere fra i presenti, osservando dietro le quinte il divertimento spregiudicato dei presenti, avventori opportunisti che – se non disdegnano i fiumi di alcol e distrazioni che i party di Gatsby offrono – non risparmiano contemporaneamente pesanti illazioni sull’identità misteriosa del padrone di casa, diffamandolo senza alcuna cognizione di causa.
Dopo il suo arrivo a New York, Nick trova casa proprio accanto alla villa di Gatsby e un giorno riceve un invito per una delle famose feste di cui tutti parlano in città, firmato direttamente da Jay Gatsby. Incuriosito e spiazzato dall’eccezionalità di tale gesto, Nick si reca alla festa, scoprendo che il fantomatico padrone di casa è in realtà molto diverso da come se lo aspettava: un uomo giovane, raffinato e dotato di un sorriso straordinariamente rassicurante. Un invito alla fiducia e una tale manifestazione di profondo rispetto e autenticità da presagire l’inizio di una grande amicizia tra i due.
In realtà, l’amicizia di Gatsby non è del tutto disinteressata: dopo aver atteso a lungo che Daisy si presentasse ad una delle sue feste, Jay chiede a Nick di poterla incontrare da lui, in occasione di un tè pomeridiano. Ovviamente è pronto a ricambiare, non essendo abituato a ricevere favori, ma Nick – avendo avuto modo di conoscere l’amante fissa del marito di Daisy, presentatagli senza alcuno scrupolo da parte dell’uomo, decide di accontentare l’innocente ed insolita richiesta. Ha inizio così il ritorno di fiamma tra i due ex innamorati, una relazione che – tuttavia – si mostrerà ben presto squilibrata, essendo le aspettative di Gatsby ben oltre le intenzioni di Daisy…
Un uomo incredibilmente speranzoso, disposto a tutto per amore di Daisy
Il grande Gatsby mette in scena uno struggente dramma romantico, pretesto per descrivere la decadenza morale della società del tempo. Gatsby ama Daisy sopra ogni cosa ed è disposto a tutto per renderla felice, ma la ragazza si mostrerà ben presto per quello che è, mettendo in luce la cocente idealizzazione della quale il protagonista si trova vittima. Jay è un uomo che sa pensare solo in grande, che non ammette sconfitte e delusioni e che porta fino in fondo il suo coraggioso proposito di mettere la propria intera vita nelle mani di un’unica persona, conferendole un potere assoluto sul suo destino.
La regia di Baz Luhrmann si fonde con la sontuosa fotografia di Simon Duggan per rappresentare l’abissale contrasto fra interiorità ed esteriorità che caratterizza il mondo di Gatsby, restituendo allo spettatore un ritratto nitido ed emozionante di un uomo che ha avuto la sola colpa di essere indifeso al cospetto della morbosa superficialità che lo circonda. Un uomo troppo pulito per sopravvivere alla decadenza della sua società.
Completato dalle ottime interpretazioni dei protagonisti (a parte una Carey Mulligan che – rare eccezioni a parte – resta sempre un po’ troppo se stessa) la versione de Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann, il cui stile poteva rivelarsi completamente inappropriato per un film dall’essenza così intimista – si rivela invece riuscita, mostrandosi all’altezza dell’importanza dell’opera originaria e avendo avuto la contemporanea capacità di stravolgerla e rispettarla profondamente.
Il grande Gatsby ha conquistato due premi Oscar nel 2014, per la Miglior scenografia a Catherine Martin e Beverley Dunn e per i Migliori costumi a Catherine Martin. Nel cast del film anche Elizabeth Debicki e Isla Fisher.