Una calibro 20 per lo specialista: recensione dell’opera prima di Michael Cimino
La prima delle tante “perle” cinematografiche firmate Michael Cimino. Una calibro 20 per lo specialista (titolo originale Thunderbolt and Lightfoot) rappresenta uno dei film più insoliti di sempre; una conduzione particolareggiata in puro stile “buddy” che vede la “cooperazione criminale” come primissima protagonista; un giovanissimo Jeff Bridges da una parte, un istrionico Clint Eastwood – insolito ruolo per quei tempi – dall’altra, ed un contorno d’illegalità troppo irreale per essere vero. Un’eterogeneità sopraffina che unisce il filone poliziesco con quello piacevolmente comico, fino ad incanalare – nel finale soprattutto – un tocco drammatico che non lascia indifferenti.
Michael Cimino – anche dopo con il più fortunato I cancelli del cielo – aveva dimostrato tale peculiarità e, con Una calibro 20 per lo specialista, riesce a confermare la versatilità in ambito stilistico che lo ha reso uno dei registi più poliedrici di sempre. Sfruttando un cast di tutto rispetto, Cimino sfoggia un poliziesco atipico, che – come ribadito in precedenza – presenta un’inusuale natura, totalmente “difforme” dai classici di quel tempo. Efficace e solida quanto basta, la struttura narrativa è l’elemento più prezioso che avvalora notevolmente il prodotto offerto dal regista, all’epoca debuttante.
Una calibro 20 per lo specialista è un film all’apparenza normale, che contiene un utopico “sogno americano” per chi da sempre vive di microcriminalità e di futili espedienti …….
Un veterano della Guerra di Corea diventa uno dei rapinatori più ricercati della contea; un improvvisato connubio con un giovane ladro lo porterà all’esecuzione di una serie di illegalità senza fine, fino a finalizzare uno dei colpi più importanti mai messi a segno con la sua ex banda …..
Michael Cimino con Una calibro 20 per lo specialista esegue una vera e propria realizzazione di quel “sogno americano” da sempre ricercato da chi vive di espedienti. Non è un messaggio promotore del sodalizio “ambizione = criminalizzazione”, ma è un assioma che il regista newyorkese fa trasparire con il suo film. La microcriminalità – e non solo – affrontata a viso aperto, con ironia, con durezza, con quella lucidità mentale tale da non discostarsi minimamente dalla tematica.
Con maestria Cimino, “convince” il pubblico spettatore ad una forma d’accettazione verso il disagio criminale, senza giustificarne gli effetti; gli atti criminosi attuati dai protagonisti del film appaiono strampalati, in alcuni casi molto improvvisati, cercando il più possibile di non “spettacolizzarli”. Una calibro 20 per lo specialista è quanto di meglio un cinefilo possa ricercare; la capacità di “racchiudere” più generi “contestualizzandoli” nel modo più efficace possibile, appaga notevolmente lo spettatore.
In qualche modo il film di Cimino funge come “spartiacque” per una nuova concezione di cinema – almeno all’epoca – “promuovendo” un’insana forma espressiva che col tempo, diverrà l’elemento caratteristico del regista. Uno dei debutti più riusciti di sempre da parte di un regista che ancora oggi fa parlare di se nonostante l’improvvisa – e recente – scomparsa.
Una calibro 20 per lo specialista è un film scritto e diretto da Michael Cimino. Nel cast Clint Eastwood, Jeff Bridges, George Kennedy, Geoffrey Lewis, Catherine Bach, Gary Busey, Jack Dodson, Eugene Elman, Burton Gilliam, Roy Jenson, Claudia Lennear, Vic Tayback, Dub Taylor, Bill McKinney, Gregory Walcott. La fotografia è a cura di Frank Stanley, il montaggio è firmato Ferris Webster; agli effetti speciali troviamo Sass Bedig, alle musiche Dee Barton, mentre la scenografia è stata realizzata da Tambi Larsen. Il film, nonostante fosse il primo da regista del grande Michael Cimino, incassò più di 21 milioni di dollari al botteghino americano.