Eternal sunshine of the spotless mind (Se mi lasci ti cancello): recensione
Vincitore del premio Oscar per la miglior sceneggiatura e di due BAFTA per miglior sceneggiatura e miglior montaggio, Eternal sunshine of the spotless mind è pura poesia che prende forma e colore, in un vortice di sentimenti contrastanti.
How happy is the blameless vestal’s lot! The world forgetting, by the world forgot. Eternal sunshine of the spotless mind! Each pray’r accepted, and each wish resign’d.
Com’è felice il destino dell’incolpevole vestale! Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata. Infinita letizia della mente candida! Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio.
Sono questi versi, tratti dall’opera Eloisa to Abelard del poeta inglese Alexander Pope e recitati nel film da Kirsten Dunst, ad introdurre lo spettatore al significato ermetico e profondo di Eternal sunshine of the spotless mind incantevole lungometraggio d’esordio per il regista francese Michel Gondry che, grazie al suo stile ad intenso ed originale impatto visivo, ha confezionato una delle più grandi opere degli ultimi 20 anni.
Distribuito in Italia con il più che discusso titolo Se mi lasci ti cancello, la maldestra traduzione schiaccia lo stesso significato intrinseco del film: amare implica sofferenza e, se si desidera essere sempre felici, non resta che cancellare dalla mente i ricordi dolorosi e ricominciare ogni volta da capo a ricostruire se stessi.
Joel (un inedito e sensazionale Jim Carrey) ha trascorso insieme a Clementine (la sempre all’altezza e premio Oscar Kate Winslet) i due anni più belli ed emozionanti della sua vita; eccentrica e sopra le righe, Clementine è la perfetta compensazione dell’indolenza di Joel, fino a quando il loro amore comincia a sgretolarsi per gli stessi motivi per cui è nato: la loro diversità. Esasperata ed impulsiva, la ragazza decide di recarsi presso una clinica, la Lacuna Inc, e sottoporsi ad un trattamento onirico volto a cancellare selettivamente dalle sua mente ogni ricordo ingombrante dell’ ex fidanzato e ricominciare così a vivere.
Quando Joel scopre il fatto, proprio in prossimità di cercare una riconciliazione, viene investito da un’ondata di disperazione che lo spinge a richiedere lo stesso trattamento per smettere di soffrire. Proprio nel bel mezzo della cancellazione, tuttavia, Joel si rende conto che, nonostante il dolore, non vuole più dimenticare Clementine e, pur in stato di semi incoscienza, fa un tentativo disperato per nasconderla in quei meandri della sua memoria precedente o estranea al loro legame in cui lei non dovrebbe trovarsi, tentando, con tutte le sue forze, di portare il suo pensiero al di fuori della mappa di cancellazione selettiva, nella disperata speranza di ricordarsi ancora di lei al suo risveglio.
Eternal sunshine of the spotless mind ci parla dell’amore dalla sua prospettiva più dolorosa: la fine. Ma se è vero che il pensiero che l’amore non sia necessariamente eterno è in grado di turbare ogni innamorato, è altrettanto evidente che non è detto che il “per sempre” sia la cosa più importante; amiamo perché non possiamo farne a meno, amiamo anche se sappiamo che finirà.
E così, mentre Joel e Clementine tentano di fuggire dal loro mondo che va in pezzi, assistiamo alla sublimazione di un amore che ha il coraggio di non dimenticare ma di affrontare il dolore, per riprovarci o anche solo per non perdere quel prezioso tratto di vita insieme.
Vincitore del premio Oscar per la miglior sceneggiatura ( ad opera del visionario Charlie Kaufman di Essere John Malkovich) e di due BAFTA per miglior sceneggiatura e miglior montaggio (capace di suscitare una vera tempesta emotiva nello spettatore) Eternal sunshine of the spotless mind è pura poesia che prende forma e colore, in un vortice di sentimenti contrastanti in grado di far scoppiare in lacrime sulle meravigliose note di Everybody’s gotta learn sometimes o per la più semplice delle battute finali: “okay”.
Ciò che resta è un sapore dolce- amaro e un profondo pugno nello stomaco, per quanta verità questo film, in bilico tra genere drammatico e fantastico, riesce a sprigionare con sapiente dosaggio di incanto e disincanto. Capolavoro.