Horror story: incubi ad occhi aperti
Il sogno, forse uno dei concetti più complessi e studiati nella storia dell’uomo. Una realtà parallela, cruda e ingannevole che attanaglia l’essere umano fin dall’inizio dei tempi. Immaginate per un solo istante se quel mondo assurdo e impossibile, anche per un solo istante si trasformasse in realtà? Sarebbe triste vedersi spuntare davanti il terribile Freddy Krueger oppure trovarsi a correre in quei vicoli bui fatti di paure sconcertanti e silenzi assordanti scorgendo di profilo la figura tenebrosa di Michael Myers. Spesso mi capita di riflettere e pensare che ogni storia dell’horror nasconda nelle sue più integerrime membra una spaventosa verità. Quei mostri che uccidono, smembrano, possiedono le carne altrui non sono altro che l’immagine riflessa in uno specchio del peggio di noi.
Sembra follia, pazzia o meglio, potremmo dire, verità anche perché dietro ogni grande pazzia si nasconde un’algida realtà. Negli incubi che tormentano le mie nottate solitarie riesco a scorgere molto dell’essere umano in quei mostri che generano paura. La bramosia di potere, la fantasia di prevalicare il prossimo, di sentirsi divinità fattrici e creatrici, di cavalcare il tempo ci rendono mostri invisibili, forse più tremendi dell’Esorcista. Difficile distinguere il bene dal male, difficile soprattutto se interpretiamo noi stessi una squallida commedia alla Munchhausen, dove l’assurdo prevalica il concreto, dove la pazzia è considerata tale solo perché vista con occhi giudici ed eccessivamente critici. Genio e follia hanno sempre percorso una tremenda strada parallela, l’una imprescindibile dall’altra. Si può essere pazzamente geniali o anche genialmente pazzoidi? Probabilmente si, considereando che viviamo constantemente in una società modellata sullo stile dell’Overlook Hotel.
Tutto questo per arrivare a dire che difficilmente possiamo slegare il sogno alla realtà, perché il sogno è la realtà, è la nostra più perfetta forma di pazzia. In fondo siamo tutti Michael e Freddy, lo siamo sempre stati e probabilmente non ce ne rendiamo conto, ma lo specchio della nostra esistenza è talvolta ottenebrato da finte e frivole verità: le finte apparenze. Dunque accolgo i miei incubi, non li respingo, perchè siano lo sfogo di un mondo che tanto predichiamo purchè non esista, ma che in realtà è già tra noi.