King Kong: i film che hanno creato il mito, dal 1933 a Kong: Skull Island
Poche creature sono più famose di King Kong, poche hanno avuto un impatto così forte e duraturo nell’industria cinematografica, nell’immaginario collettivo e hanno riscosso così tanto successo.
Nato dall’immaginazione di Merian C. Cooper (ex cineoperatore dell’esercito americano), fu concepito ispirandosi ai miti e le leggende che circondavano il varano di Komodo, di cui si vociferava ne esistessero esemplari lunghi 12 metri. Cooper, tornato dal Sud-Est Asiatico con un esemplare lungo poco più di 2 metri, vide il celebre Mondo Perduto (pellicola del 1925) e immaginò che a posto dei giganteschi rettili del passato vi fosse un gorilla dalle dimensioni gargantuesche!
Bastarono pochi minuti di girato, in collaborazione con il produttore Willis O’Brien, per convincere i vertici della RKO (la più importante casa cinematografica dell’epoca) che un film su un gorilla mostruoso fosse ciò che il pubblico stava aspettando.
King Kong: la creazione e il mito
Creato utilizzando la tecnica di ripresa del passo a uno e con un King Kong di 45 centimetri formato da pelle di coniglio, lattice e acciaio, il film fu il successo più clamoroso di quel 1933, segnando un punto di svolta fondamentale nella storia del cinema.
Già all’epoca numerosi critici lo indicarono come il miglior film mai fatto, cogliendo perfettamente la critica alla società americana, così sfavillante e fantasiosa nell’apparenza ma ipocrita e violenta nella sostanza. Naturalmente anche il legame con La Bella e la Bestia e con altri miti e fiabe equivalenti fu sottolineato, ma non per sminuirne l’importanza o l’originalità quanto per sottolinearne una complessità che andava ben oltre le apparenze.
The Son of King Kong – Il disastro del sequel
In quel 1933 i produttori della RKO cercarono subito di cavalcare l’onda del successo planetario del primo Kong, creando un seguito: The Son of King Kong, che fu diretto da Ernest B. Schoedsack, uno dei registi più importanti del suo tempo, creando un iter dove alcuni dei protagonisti tornavano per diversi motivi a Skull Island, imbattendosi nel figlio del terribile gorilla primitivo: Kiko.
Il film fu un vero e proprio disastro, dal momento che oltre a degli effetti speciali molto più scadenti, il figlio del terribile sovrano del primo film era un gorilla bianco docile, ingenuo e pure un pò scemo. Il pubblico ne restò molto deluso e la critica fu impietosa nel definirlo un orrore cinematografico, dal momento che a tutti Kiko sembrò la versione scimmiesca di quel Venerdì creato da Daniel Defoe che già all’epoca faceva storcere il naso in quanto ambasciatore del “buon selvaggio”.
L’arrivo in Giappone
Il Giappone, da sempre patria di mostri fantasiosi e orripilanti, adottò subito l’enorme scimmia forzuta e ne sono una prova due dimenticati (e dimenticabilissimi per la verità) film degli anni ’30 dedicati al mito dell’America del tempo: Wasei Kingu Kongu e Edo ni arawareta Kingu Kongu che sono da considerarsi tra i primi film mai fatti in Giappone sui Kaiju. Entrambi i film però non sono giunti ai nostri giorni.
Le pellicole finirono distrutte, probabilmente durante i terribili bombardamenti della seconda guerra mondiale subiti dal Giappone. Tuttavia ispirarono due film girati da Ishiro Honda negli anni sessanta, l’epoca della rinascita del genere Kaiju nel Sol Levante.
Stiamo parlando di Il Trionfo di King Kong e di King Kong, il Gigante della Foresta, entrambi girati in una co-produzione americo-giapponese ed entrambi grandi successi in Giappone e all’estero.
Del resto far combattere King Kong contro Godzilla (nel primo) e King Kong contro antichi dinosauri e robot giganti (nel secondo) è un’idea che sta tutt’oggi stuzzicando le case di produzione di tutto il mondo, interessate a un remake dei capolavori di Honda. Con gli effetti speciali di oggi in effetti sarebbe davvero qualcosa di spettacolare! Peccato che quanto a ricchezza di tematiche e messaggio, Honda probabilmente verrebbe messo alquanto in disparte….
King Kong: il remake del 1976 diretto da Dino de Laurentis
Bisognerà aspettare il 1976 per rivedere in una grande produzione occidentale il gorilla più famoso del mondo: stiamo naturalmente parlando di King Kong, il remake del 1976, prodotto da Dino de Laurentis e interpretato da Jeff Bridges, Charles Grodin e da una Jessica Lange che scalzò Meryl Streep, ritenuta troppo brutta e sciapa (si, vabbè, no comment).
La produzione puntò su effetti speciali e su un’ambientazione che fosse in tutto e per tutto in linea con quegli anni ’70 dove l’incubo del Vietnam era da poco finito e infuriava un clima politico aggressivo, in un mondo diviso dalla guerra fredda.
Il merito del successo del film va quasi in toto al mago degli effetti speciali Carlo Rambaldi (che vinse un Oscar non a caso per questo film), per aver creato un pupazzo telecomandato da 12 metri, e alla voce di Peter Cullen che fecero di questo Kong uno dei migliori.
Il film fu accolto per quello che era dalla critica: un remake in stile pop-corn e coca cola, poco profondo ma molto accattivante dal punto di vista visivo.
De Laurentis cercò di bissare il successo ma King Kong 2, uscito dieci anni dopo, è ancora oggi ricordato come uno dei peggiori film della storia. Melenso, insipido, banale, senza costrutto e senza alcuna idea decente al suo interno, fu uno dei peggiori insuccessi al botteghino di tutti i tempi. Ancora oggi è considerato uno dei peggiori 100 film di tutti i tempi. A suo modo anche questa versione di King Kong si può dire che è entrata nella storia!
Mighty Joe Young con Charlize Theron e Bill Paxton
Non dichiaratamente ispirato al film del 1933, ma parente stretto e riconoscibilissimo, è senz’altro Mighty Joe Young, film zuccheroso e molto pop del 1998, con una bellissima Charlize Theron e il compianto Bill Paxton (pure con Kong se l’è vista Bill!) in quello che è il remake dell’omonimo lungometraggio del 1949, creato a suo tempo da Ernest B. Schoedsack e prodotto da Merian C. Cooper.
Variazione sul tema, è in realtà un mix tra King Kong, Tarzan e la Bella e la Bestia, con qualcosa del mito di Pocahontas. Entrambi però sono delle gustose pellicole di avventura per la famiglia, e quella del 1998 (diretta da Ron Uderwood) si guadagnò anche un Oscar per gli effetti speciali. In effetti il grosso Joe è una delle migliori scimmie mai viste al cinema!
King Kong (2005) di Peter Jackson è uno dei migliori
Ed eccoci al 2005, a Peter Jackson e al suo monumentale remake dell’originale del 1933. Il film si è rivelato un vero e proprio successo di critica e di pubblico, uno dei migliori omaggi al cinema degli anni trenta, con un cast stellare, un regista sicuro e degli effetti speciali a dir poco sfavillanti.
C’è poco da aggiungere se non che nessuna interprete (né prima né dopo) ha saputo rendere così bene il complicato e assurdo rapporto tra la giovane e squattrinata attrice con il gigantesco e tenebroso gorilla dell’Isola del Teschio.
Naomi Watts ha creato in questo film qualche cosa che va ben oltre l’archetipo moderno di “principessa da salvare” dal mostro di turno. La sua Ann Darrow ruba la scena a tutti nel film, sopratutto alle svogliate e poco convincenti controparti maschili. Beh…a quasi tutti.
Il King Kong di Andy Serkis (“Gollum!…Gollum!” presente?) nel 2005 affascinò e stupì il mondo per la violenza dei combattimenti ma anche e sopratutto per la malinconia e l’antropomorfismo della gestualità e dell’espressività. Con mezzo miliardo di dollari in tutto il mondo è da considerare uno dei più grandi successi del primo decennio del nuovo millennio e un punto di riferimento per ogni kolossal dal 2005 in poi.
Kong: Skull Island del 2017 delude le aspettative di pubblico e critica
Impossibile non finire la nostra lista con Kong: Skull Island, ennesima reincarnazione del Re nella sua Isola, popolata anche stavolta delle più spaventose e strane creature mai viste e anch’esso ormai lanciato verso un successo di pubblico stratosferico.
Uscito in questo 2017, il film è in realtà una summa e una sintesi tra i diversi elementi dei vari film dedicati fino a oggi al Re dell’Isola più terribile mai vista, gli stessi che vi abbiamo presentato fino ad ora. Questa pellicola però, non ha convinto tutta la critica, sopratutto a fronte di una scarsa profondità dei personaggi e una certa ripetitività e banalità dell’iter narrativo. Tuttavia bisogna onestamente ammettere che quando andiamo al cinema per un film su King Kong non andiamo certo per trovare il senso della vita o altro…
Andiamo per vedere uno dei “draghi” per eccellenza della nostra fantasia, la perfetta sintesi tra istinto sessuale prevaricatore, violenza, libertà e forza.
Lo andiamo a vedere sapendo già che combatterà, urlerà, reclamerà il proprio dominio in quell’angolo di mondo al quale rinuncerà per immolarsi sull’altare di un desiderio (amore?) disperato per un piccolo essere dai capelli biondi, capitato chissà come nel suo selvaggio mondo.