Bif&st 2017 – Unless: recensione del film diretto dal regista irlandese Alan Gilsenan
Presentato al Bif&st 2017 nella sezione Panorama Internazionale, Unless di Alan Gilsenan è un film potente ed introspettivo
Presentato al Bari International Film Festival 2017 nella sezione Panorama Internazionale, Unless si è rivelata una piccola sorpresa. Diretto dal regista emergente irlandese Alan Gilsenan, il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Carol Shields, pubblicato nel 2002. Nota a margine: l’aggettivo emergente riferito al regista è posto in quanto Alan Gilsenan si è da sempre interfacciato con documentari e cortometraggi. Unless è il suo terzo lungometraggio dopo il film sperimentale del ’97 All Souls’ Day e Timbuktu, del 2004, che gli è valsa una nomination come miglior regista agli Irish Film and Television Awards. Unless è stato presentato in anteprima assoluta al Festival di Toronto lo scorso anno.
Il film diretto da Alan Gilsenan è un racconto familiare e personale di potente intensità
Il film, con protagonista la candidata al premio Oscar Catherine Keener, racconta la storia della famiglia Winters minata da un evento inaspettato quanto drammatico. Catherine Keneer è Reta Winters, madre di tre ragazze, moglie di un medico affermato, Tom, scrittrice e traduttrice di successo.
Quando sua figlia maggiore, Norah, scompare e viene ritrovata su una strada della trafficata Toronto mentre chiede giornalmente l’elemosina, Reta cade in una voragine di dubbi e domande a cui non riesce a dare una risposta. Perché Norah si è allontanata dalla sua famiglia? Perché si accompagna, senza mai dire una parola, ad un cartone che porta la scritta Goodness (Bontà)? Qual è il suo significato?
Unless gioca con lo spettatore portandolo ad una costante analisi del caso
La potenza espressiva di questo film, trasporta di forza lo spettatore all’interno della vicenda. La regia di Gilsenan, molto vicina ai suoi personaggi e ai loro stati d’animo, aiutano il film a rendere quanto più sottile il vetro che divide la storia con chi la sta guardando. Ci pare di essere con Reta e suo marito, costantemente alla ricerca di una risposta. Li sentiamo soffrire quasi ad alta voce, eppur con silenzi assordanti ed inquadrature focalizzate su sguardi, movimenti e gesti senza parole.
Catherine Keneer è protagonista di questo intenso dramma. È una donna di successo e forte, ma messa a dura prova da un episodio di grande squilibrio. L’armonia familiare e le certezze di Reta vengono a vacillare di fronte alla inspiegabile scelta di Norah e la donna, presa dall’incessante senso di colpa, non si dà pace per l’assenza di sua figlia dal tetto di casa. L’interpretazione dell’attrice nominata due volte all’Academy Awards per i suoi ruoli in Essere John Malkovich e Truman Capote è elegantemente disperata e sentita. Anche Matt Craven, interprete del marito Tom, racconta con grande tensione emotiva il dramma vissuto dal genitore abbandonato.
Ma a cosa porta davvero Unless?
Evitando di raccontare dettagliatamente il prosieguo ed il finale della storia, il film ha un pregio di notevole importanza. Porta infatti ad un’interpretazione che potrà distinguersi nella soggettività dello spettatore. Il significato che ne dà chi scrive sarà diverso da chi legge raccogliendo, quindi, un’infinità di versioni differenti. Unless guida alla riflessione e all’interrogazione. Non solo verso la protesta silenziosa di Norah, ma anche verso una serie di questioni che fuoriescono dal suo gesto.