Bolshoi Babylon: recensione del film sugli intrighi del teatro russo
L'arte è fatte di meraviglie, ma anche di intrighi e gelosie, quelle che costellano al storia del prestigioso teatro russo Bolshoi Babylon, raccontata nel documentario di Nick Read e Mark Franchetti.
Presentato al 40esimo TIFF – Toronto International Film Festival, Bolshoi Babylon, diretto da Nick Read e Mark Franchetti arriva nei cinema italiani solo il 2 e 3 maggio distribuito da Nexo Digital e Cinema srl. Un’occasione per spiare dietro le quinte del Teatro Bolshoi di Mosca in un periodo di crisi interna che lo ha colpito nel 2013.
Disciplina e ossessioni estremizzate sono i fili conduttori di Bolshoy Babylon, il docu-film che racconta gli intrighi del teatro più famoso della Russia
Per la prima volta nella sua storia il Teatro Bolshoi di Mosca ha aperto le proprie porte a una troupe cinematografica per raccontare dall’interno gli intrighi del teatro più famoso di tutta la Russia e la vita degli artisti a cui spetta il compito di mantenere intatto il suo antico prestigio.
La storia dei Bolshoi degli ultimi anni ci è stata raccontata dai media internazionali, ma rimane per certi aspetti avvolta nel mistero e non senza molte controversie. La vicenda di cronaca più eclatante rimane certamente quella del gennaio 2013, quando l’ex primo ballerino e direttore artistico della compagnia di ballo del Bolshoi, Sergei Filin, viene aggredito sulla porta di casa da un uomo mascherato che gli getta sul volto dell’acido.
Bolshoi Babylon parte da questa vicenda per indagare, non senza celebrare ciò che fu e ciò che è, la compagnia di ballo più prestigiosa della Russia.
Dall’aggressione a Filin, e al suo conseguente recupero parziale delle vista dopo particolari e dolorose cure, si ricostruiscono l’accavallarsi delle ipotesi sul colpevole, i possibili mandanti e soprattutto le cause di quel grave accaduto. L’arresto e l’accusa del ballerino solista del Bolshoi, Pavel Dmitrichenko, rendono – sia nella vicenda di cronaca sia nel docu-film – ben chiaro ciò che gli ambienti interni del Bolshoi sapevano già da tempo: la frattura della compagnia di ballo e l’evidenza di gravi scontri di personalità, giochi di potere e gelosie reciproche.
Il periodo conseguente alla resa pubblica di queste spiacevoli vicende interne è stato certamente tumultuoso e complesso: in Bolshoi Babylon infatti non si perde occasione di ripetere come la situazione del teatro nazionale sia lo specchio di tutto il paese.
Il Cremlino, difatti, a seguito dell’indignazione pubblica nomina un nuovo direttore artistico, Vladimir Urin, con l’intento di ripristinare l’ordine e mantenere la stabilità produttiva e artistica del teatro.
Questa nomina, però, dati i difficili rapporti tra Urin e Filin, ha probabilmente aggiunto altre problematiche al teatro e alla compagnia di ballo, evidenziando malcontenti tra i danzatori che lamentano poca chiarezza nella distribuzione delle parti e denunciando, di fatto, un sistema tutt’altro che meritocratico. La storia di odi e rancori del Bolshoi, nel docu-film Bolshoi Babylon, non si esaurisce con il termine del film.
La messa in video di un’operazione come questa, in termini tecnici, risulta meccanicamente perfetta: colori, ritmi e toni enfatizzati in equilibrio con la triste realtà alimentata già ampiamente sui media di tutto il mondo che qui acquistano una narrativa funzionale alla trasposizione cinematografica. Posto in questi termini Bolshoi Babylon è un documentario totalmente riuscito, scardina un mondo fatato e lo rende malignamente terreno, eticamente sporco e sovvertito da logiche di potere che prevaricano su quelle artistiche.