FFF17 – 7 minuti dopo la mezzanotte: recensione del film di J.A. Bayona
7 minuti dopo la mezzanotte è una gioia per la vista e un toccasana per l'anima.
7 minuti dopo la mezzanotte (A Monster Calls in originale) è un film del 2016 di Juan Antonio Bayona, basato sull’omonimo romanzo di Patrick Ness. Il cast è composto dal piccolo Lewis MacDougall e da attori affermati come Sigourney Weaver, Felicity Jones e Liam Neeson, che per l’occasione ha dato voce ed espressioni al mostro protagonista del film grazie alla tecnica del motion capture.
Dopo la presentazione al Toronto International Film Festival 2016 e la distribuzione in buona parte del mondo, 7 minuti dopo la mezzanotte è finalmente approdato in Italia a maggio 2017, dove ha aperto l’edizione del 2017 del Future Film Festival di Bologna.
Conor O’Malley (Lewis MacDougall) è un bambino chiuso e introverso, che sta attraversando il momento più triste e difficile della sua giovane vita: bullizzato dai compagni di scuola, cresciuto da genitori separati e soprattutto sofferente per la madre Elizabeth (Felicity Jones), che sta combattendo un’ardua battaglia con il cancro.
Costretto a passare gran parte del suo tempo con la nonna (Sigourney Weaver), con la quale vive un rapporto tormentato, il protagonista trova conforto nella compagnia di un gigantesco albero di tasso (Liam Neeson), che, nonostante la spaventosa apparenza, si confronta con il bambino in modo paritario, proponendogli di raccontare tre storie per poi ascoltare la quarta, narrata invece da Conor. Per il bambino comincia così un toccante percorso di formazione e accettazione del dolore, costantemente sospeso fra sogno e realtà.
7 minuti dopo la mezzanotte: uno struggente racconto di formazione sospeso fra realtà e fantasia
Dopo i successi di The Orphanage e The Impossibile e in attesa del suo prossimo lavoro Jurassic World 2, Juan Antonio Bayona centra con 7 minuti dopo la mezzanotte il suo lavoro più riuscito e struggente, capace di emozionare e commuovere gli spettatori di qualsiasi fascia d’età. Il cineasta catalano, supportato dal solido adattamento di Patrick Ness del suo stesso romanzo, lavora su più livelli di lettura, imbastendo con invidiabile solidità quella che a prima vista può essere classificata come una semplice favola moderna dal pregevole impatto visivo, ma che con il passare dei minuti diventa un doloroso percorso di crescita interiore di Conor, scandito dai 3 racconti del mostruoso albero di tasso e dal progredire delle sue vicissitudini personali.
7 minuti dopo la mezzanotte: una gioia per la vista e un toccasana per l’anima
7 minuti dopo la mezzanotte ci mostra il districarsi del protagonista fra il mondo fantastico del suo nuovo amico tasso (una sorte di Groot più chiacchierone e inquietante), con le sue storie che lo lasciano interdetto per la loro mancanza di morale (Alla gente non piace quello che non capisce, dice brillantemente l’albero), e una realtà triste e crudele, che vede la sua amata madre spegnersi indebolirsi inesorabilmente e Conor diventare sempre più invisibile agli occhi dei suoi coetanei. La conseguenza per Conor è una rabbia repressa e inespressa, che lo porta ad avere un atteggiamento rabbioso e aggressivo e a una coesistenza difficile anche con il padre (tornato dall’estero per sopperire alle assenze della madre dovute alle cure) e con la nonna, troppo rigida e ordinata per essere d’aiuto al protagonista in un momento così complicato.
Difficile e non necessario stabilire con precisione dove finisce la realtà e dove comincia la fantasia in 7 minuti dopo la mezzanotte, ma l’opera di Juan Antonio Bayona stupisce per la sensibilità con cui affronta un tema straziante come la malattia di una madre e per il tocco visionario con cui è condito il racconto, che, grazie anche alle splendide animazioni e agli efficaci effetti speciali, diventa spesso una vera e propria gioia per la vista, oltre che un toccasana per l’anima. Una cura per il dettaglio e per i personaggi che fa chiudere di buon grado un occhio su alcuni passaggi forzati e meno riusciti della trama e dell’evoluzione di Conor e sulla messa in scena a tratti ricattatoria.
7 minuti dopo la mezzanotte: le nostre fantasie sono reali e ci aiutano ad affrontare le difficoltà della vita
Nel momento in cui i vari spunti disseminati nel racconto si ricollegano, la catarsi del protagonista si completa e la metafora sottesa dai racconti del tasso diventa finalmente chiara, intrecciandosi amaramente con la realtà, è difficile, se non impossibile, trattenere le lacrime.
Merito della coesione di ogni reparto artistico e tecnico e delle eccellenti prove interpretative da parte degli attori, fra i quali spiccano una sempre più convincente Felicity Jones, formidabile nel ruolo dell’amorevole madre progressivamente indebolita dalla malattia, e uno strepitoso Liam Neeson, che con la sua voce cupa e avvolgente rende memorabile il personaggio del tasso e obbligatoria una visione in lingua originale del film. La conferma definitiva del talento visivo e narrativo di un regista poco più che quarantenne, che si prepara a nobilitare il panorama cinematografico mondiale ancora per molti anni a venire.
In un momento storico in cui le persone necessitano più di materialità che di una poetica commistione fra realtà, sogno e fantasia, l’opera di Juan Antonio Bayona ha avuto un riscontro tiepido al botteghino, coprendo a malapena i costi sostenuti dalla produzione per realizzarla. Con un messaggio appassionato e fanciullesco, questo film ci ricorda che non esiste una formula precisa e univoca per accettare e superare le difficoltà della vita, e che la nostra immaginazione e le nostre sensazioni fanno parte del nostro percorso di formazione. La verità di 7 minuti dopo la mezzanotte è che i mostri sono reali, le storie con cui siamo cresciuti sono reali e che anche le nostre fantasie sono reali, e ci aiutano ogni giorno ad andare avanti e a sopportare i dolori e le perdite.