The Weather Man – L’uomo delle previsioni: recensione del film con Nicolas Cage
The Weather Man - L'uomo delle previsioni, con Nicolas Cage e Michael Caine, è una commedia drammatica dal retrogusto amaro. Una storia di accettazione e rinunce, dove non c'è spazio per il lieto fine.
The Weather Man – L’uomo delle previsioni, film diretto da Gore Verbinski nel 2005, racconta la storia di un uomo americano di successo e con uno stipendio da fare invidia, ma per niente felice della propria vita.
The Weather Man racconta una dura verità in modo coraggioso e a tratti sfrontato
Il film mette a nudo una dura verità: il successo professionale, mito dell’ America del XXI secolo, non è sempre garanzia di una vita facile e felice. Infatti, per quanto la si possa cercare, la formula per una vita perfetta non esiste.
Ad un primo sguardo si potrebbe pensare di avere davanti un film già visto. È vero infatti che il tema non spicca certo per originalità, ma il modo in cui il regista lo racconta è insieme coraggioso ed a volte perfino sfrontato, preservando così il film da quel buonismo a tratti ipocrita che un simile argomento può implicare.
Un film drammatico dai contorni comici
Siamo a Chicago, in pieno inverno, la neve e il ghiaccio prevalgono, quasi a simboleggiare la freddezza e l’aridità che connotano la vita del protagonista, vero fulcro di tutto il film. Sarà infatti proprio la sua voce a narrare la storia, inserendosi puntualmente tra una scena e l’altra per commentarne il contenuto. Ciò rende The Weather Man un film dal ritmo lento, ma fortunatamente non noioso, grazie anche a momenti di ilarità, sapientemente inseriti, che evitano l’effetto pesantezza e regalano al film drammatico i contorni gradevoli di una commedia.
Chi è The Weather Man?
David Spritz (Nicolas Cage) non è un meteorologo, eppure ha fatto strada nel campo delle previsioni meteorologiche, diventando uno dei volti più noti della tv americana. Ma, nonostante il suo profumato stipendio, David vive una vita in cui si sente un pagliaccio. Cresciuto sotto l’ombra del padre Robert (Michael Caine), un intellettuale e scrittore di successo, apprezzato e stimato da tutti, David non può fare a meno di ritenersi un fallito, incapace di tenere in vita il suo matrimonio, ma soprattutto di proteggere e rendere felici i suoi due figli adolescenti, Shelly e Mike.
Tuttavia, quando David scopre che a suo padre non restano che pochi mesi da vivere, a causa di un cancro incurabile, decide di mettercela tutta per cambiare e dimostrare a Robert di essere alla sua altezza. Ma, nonostante i tentavi e le false speranze, l’uomo delle previsioni dovrà accettare che nulla si può prevedere, nemmeno chi diventeremo.
Una storia di accettazione e rinunce, dove il sogno americano del successo si scontra che l’esigenze interiori e spirituali degli uomini
Tu sai che la cosa più difficile da fare e la più giusta sono spesso la stessa cosa? Niente è facile nella vita di un adulto.
In queste parole, pronunciate da Robert durante una chiacchierata con suo figlio, forse si nasconde il significato dell’intero film. Niente è facile, ma nonostante ciò, bisogna andare avanti.
Per David non è facile accettare l’essere diverso da suo padre, di essere un “uomo delle previsioni” senza laurea in meteorologia o un marito e un padre con molti difetti. Eppure cercando di diventare qualcuno di migliore, riuscirà a mettere a fuoco se stesso e a centrare la sua verità: si può immaginare di diventare chiunque e di avere tutte le carte in tavola per una vita perfetta, ma in realtà ad ogni scelta si perde la possibilità di essere qualcun’altro, e alla fine non resta che prendere quello che si è e farne il meglio possibile.
Hello America. Un finale senza “happy ending”
Un film non da happy ending, dunque, a tratti anche cinico e duro, ma sicuramente onesto e sincero, che raffigura una società, quella americana e occidentale, in cui fondamentale è riuscire nella vita, sfiorare quasi la perfezione. Ma molto spesso per inseguire il sogno americano del successo, si finisce per perdere molto altro, l’amore, la famiglia, la stima di un padre. Insomma se si vuole salire sul carro dei vincitori si deve rinunciare necessariamente a qualcosa:
È qui che vivo, dietro la brigata dei Pompieri 46. Ma davanti a Spongebob. Hello America.
Con questa frase, pronunciata dal protagonista durante una parata di carri, si chiude il film, lasciando lo spettatore tra il contrariato e l’amareggiato. Forse perché non sempre si è disposti ad ascoltare storie poco allegre, ma il nostro non è un mondo da favola, dove ogni storia si conclude con un “vissero per sempre felici e contenti” ed è giusto che, a volte, anche il cinema se lo ricordi e ce lo ricordi.