Philip Seymour Hoffman: i film migliori dell’attore morto nel 2014
Philip Seymour Hoffman, dai film che hanno catturato l'attenzione di tutti alla tragica morte del 2014. I 10 migliori film
Philip Seymour Hoffman, uno degli attori più talentuosi della sua generazione, morto nel 2014, all’età di 46 anni. La sua padronanza della professione attoriale era tale da riuscire ad emergere in ogni occasione, anche quando il ruolo era secondario. La sua maestria lo ha portato alla vittoria agli Oscar del del 2006 come Miglior Attore Protagonista, e a tre candidature come Miglior Attore non Protagonista. A tutto questo si deve aggiungere il suo lavoro a teatro per cui ricevette tre candidature ai Tony Awads.
Quest’anno Philip Seymour Hoffman avrebbe compiuto 50 anni: per fortuna, abbiamo ancora la possibilità di godere del suo talento e dell’espressività del suo sguardo riguardando i suoi film. È per questo che, per ricordarlo nel giorno in cui avrebbe dovuto celebrare il suo compleanno, abbiamo deciso di ripercorrere la sua carriera attraverso dieci dei suoi film.
Philip Seymour Hoffman, I film:
Truman Capote – A Sangue Freddo
L’interpretazione dello scrittore americano in Truman Capote – A Sangue Freddo è quella che lo porta a conquistare l’Oscar come Miglior Attore Protagonista. Il premio non è assegnato a caso: la metamorfosi effettuata da Philip Seymour Hoffman è totale. Voce, gestualità, il modo di atteggiarsi, l’accento: l’attore scompare completamente dietro la maschera del personaggio che interpreta. Ovviamente si tratta di una di quelle trasformazioni totalizzanti tanto amate da Hollywood, di quelle che spesso portano fino agli Oscar. Hoffman sapeva fare di molto meglio anche senza ricorrere a così tanti artifici. Ma indubbiamente un personaggio e una performance che hanno lasciato il segno.
The Master
Quella che vediamo in The Master, film del 2012, è l’ultima collaborazione di Hoffman con Paul Thomas Anderson, con il quale l’attore ebbe il sodalizio più importante della sua carriera. Nel ruolo del capo carismatico della Causa, Lancaster Dodd, la performance attoriale passa dalla fermezza alla fragilità, dalla rabbia alla calma: attraversando le più svariate nuances, l’interprete impacchetta un personaggio completo, complesso e indimenticabile. Il tutto con la solita naturalezza che fa apparire la sua recitazione senza sforzo.
Il grande Lebowski
Il grande Lebowski fa parte di quella categoria di film “da vedere assolutamente” per tantissimi motivi. Uno di questi motivi, oltre a Jeff Bridges e al White Russian, è proprio Philip Seymour Hoffman. Qui non è il protagonista, il suo ruolo non è fra quelli principali; detto questo, è impossibile non notare Brandt, segretario ingessato e devotissimo al suo capo la cui risata e è rimasta nella memoria di tutti noi.
I love Radio Rock
Nei panni de Il Conte, lo speaker di I love Radio Rock, le emozioni che l’attore regala in questo film sono a suon di musica. I deejay della radio fanno di tutto per continuare le loro trasmissioni e lo faranno con una passione tale che, alla fine, verranno ripagati dai loro fan. Per valutare il lavoro di Philip Seymour Hoffman in questo film è sufficiente una scena: il monologo finale, interpretato parlando al microfono mentre la nave continua ad imbarcare acqua, è potente tanto quanto la musica dei violinisti durante l’affondamento del Titanic.
Il dubbio
Nel ruolo di un altra guida religiosa, ne Il dubbio, adattamento cinematografico dell’omonima piece teatrale diretto da John Patrick Shanley, Philip Seymour Hoffman sfoggia tutta la sottigliezza di cui è capace. Chiuso nell’aura fornitagli dalla sua tonaca nera basta un’alzata di sopracciglia più pronunciata per mettere la pulce nell’orecchio allo spettatore. Gli sforzi del pubblico più sagace e attento non valgono a nulla: Padre Brendan Flynn confonde le acque e non riusciamo mai davvero a schierarci con o contro di lui.
Onora il padre e la madre
In Onora il padre e la madre l’interpretazione è più esplosiva, più sopra le righe, in linea con i drammi che si sviluppano mentre le scene del film scorrono sullo schermo. Da grande attore quale era, Hoffman era in grado di calibrare ogni personaggio: da quelli trattenuti ma più sottili a quelli che liberavano tutta la rabbia esplodendo. Quello di Andrew Hanson appartiene a quest’ultima categoria: la rabbia e la disperazione spingono l’attore a portare la sua maschera al punto di rottura. Lacrime, urla, movimenti a scatti, nervi tesi lo contraddistinguono.
La guerra di Charlie Wilson
Se scorriamo con gli occhi la sua filmografia ci accorgiamo che Philip Seymour Hoffman, più spesso di quanto ci si aspetterebbe, ha interpretato personaggi secondari. Personaggi spesso strambi o fortemente caratterizzati, ruoli che, pur essendo secondari da copione, sono diventati primari nel momento in cui lui li ha interpretati. Questo è quello che accade ne La guerra di Charlie Wilson: l’Agente Gust Avrakotos è un personaggio da caratteristi, di quelli dove si rischia di eccedere, rovinando tutto. Hoffman interpreta magistralmente questo personaggio che, con il suo sarcasmo pungente, non ha nulla da invidiare ai protagonisti.
Le idi di Marzo
Una grande prova d’attore per Philip Seymour Hoffman
In Le idi di Marzo, Paul Zara, responsabile della campagna elettorale presidenziale di Morris/George Clooney, è incazzoso e impassibile quanto basta per colpire nel segno. L’esperienza e la sicurezza del personaggio nel lavoro che svolge porta Hoffman a ritrarlo come uno impossibile da fregare. E anche se alla fine Ryan Gosling riuscirà a farlo fuori rubandogli il posto, siamo così convinti del fatto che lui sappia davvero il fatto suo da essere dispiaciuti. Un personaggio che riesce ad essere decisamente interessante anche se i riflettori sono per lo più puntati sul biondo attore di La la Land.
Happiness – Felicità
Recitare disturbi psicologici e ossessioni sessuali è sempre un pericolo: un risultato poco credibile, stereotipato o forzato è sempre in agguato dietro l’angolo. Questo non accade a Philip Seymour Hoffman in Happiness: Allen è disturbato e disturbante quanto basta. La sua ossessione per il sesso e per la sua vicina si mescolano in un personaggio che, nella sua problematicità, riesce a far emergere tutta la sua insicurezza e il terrore del rifiuto. Il film, diretto da Todd Solondz, venne presentato nella Quinzaine des Réalisateurs a Cannes 1998 dove ottenne il Premio FIPRESCI.
Mission Impossible III
Ci sono tantissimi altri film recitati da Philip Seymour Hoffman che andrebbero ricordati. Tuttavia, il ruolo che interpreta in Mission Impossible 3, uno dei franchise più commerciali in circolazione che, per raggiungere il successo al botteghino, punta tutto sull’inossidabile Tom Cruise, colpisce per il suo essere silenziosamente letale. La pericolosità del personaggio diventa quasi palpabile quando in una scena ci fa capire di avere il potere di nuocere chiunque. Nonostante l’Agente Ethan Hunt cerchi in ogni modo di catalizzare l’attenzione, Hoffman con il suo Owen Davian riesce a rubare il palcoscenico persino al protagonista.
Il 2 febbraio del 2014 Philip Seymour Hoffman viene trovato morto a causa di un cocktail letale di eroina, cocaina e benzodiazepine. Una fine mesta di una grandissima e ancora florida carriera.