Foxcatcher: la storia vera dei fratelli Schultz dietro il film di Bennett Miller
Un film in cui il divario tra storia vera e opera cinematografica si manifesta su più fronti, riuscendo tuttavia a mantenere drammaticità e qualità narrativa
Il 26 gennaio 1996, il filantropo John E. Dupont uccide nella sua tenuta il wrestler olimpico, David Schultz. Foxcatcher, la pellicola diretta da Bennett Miller e uscita nelle sale nel 2014, racconta la storia vera dei fratelli Mark e Dave Schultz, interpretati rispettivamente da Channing Tatum e Mark Ruffalo, fino a questo drammatico epilogo.
Dopo Capote e L’arte di vincere, Miller torna a riflettere sul sogno americano e sull’ossessione per la vittoria. La pellicola, infatti, ruota intorno all’inquietante filantropo John E. Dupont, interpretato magistralmente da un irriconoscibile Steve Carrell, che fonda il team di wrestling Foxcatcher con l’idea di portarlo ai Mondiali e alle Olimpiadi. Si uniscono al team i fratelli wrestler Mark e Dave Schultz, attirati dall sicurezza economica e dalla possibilità di allenarsi in una struttura all’avanguardia. Lentamente, però, emergono aspetti sconcertanti della personalità di Dupont che, alla fine, uccide Dave di fronte alla moglie, interpretata da Sienna Miller. Ma quali sono le differenze tra la storia vera e la pellicola?
Una, forse la più eclatante, riguarda la cronologia dei fatti che è stata alterata, per rendere la storia molto più veloce e adatta al grande schermo. Nella pellicola, i fratelli Schultz vivono nella tenuta Foxcatcher praticamente nello stesso periodo. In realtà, non è affatto così: Mark ha vissuto nella tenuta fino al 1988 mentre il fratello arriva solo l’anno successivo e ci vive fino alla morte nel 1996.
Foxcatcher: le differenze tra storia vera e opera cinematografica
Nella pellicola, la scelta di Mark di abbandonare la tenuta non è del tutto comprensibile perché inizialmente è lui stesso a vedere Dupont come un grande benefattore. Tuttavia, a detta dello stesso wrestler, le cose non sono andate davvero così. Certo, sia nel film sia nella vita reale, Schultz è una preda facile per il filantropo che gli offre una certa sicurezza economica in un momento in cui lui non ne ha; tuttavia, nella vita vera, Schultz ottiene prima un posto da co-allenatore a Villanova e solo dopo essere stato licenziato, decide di trasferirsi a Foxcatcher, dove trova un ambiente che si rivelerà pessimo.
Un altro aspetto molto controverso è la sottile allusione a una relazione sessuale tra Dupont e Mark Schultz. Inizialmente, il wrestler, che ha un piccolo cameo nel film, si era opposto alla scena ma Bennett Miller l’aveva rassicurato, dicendogli che la scena serviva solo a far capire al pubblico quanto Dupont avesse invaso la sua vita e il suo spazio personale. Tuttavia molti critici hanno interpretato la scena diversamente e questo ha spinto il vero Mark Schultz a prendere le distanze dal film e dal regista.
Se non c’è stata nessuna relazione tra i due, è purtroppo vero che Dupont aveva abusato di alcuni wrestler e collaboratori. Proprio queste accuse, spingono l’università di Villanova ad allontanare il filantropo, nonostante fosse stato proprio lui a donare i fondi per un nuovo centro sportivo.
Nella vita vera, quando Dave arriva a Foxcatcher, nel 1989, Mark era già stato testimone degli aspetti più inquietanti della personalità di Dupont. I suoi strani comportamenti comprendevano la convinzione che i suoi cavalli gli inviassero messaggi da Marte, l’ossessione che qualcuno lo spiasse e viaggi in carrarmato nella sua tenuta. Anche il fallimento del suo matrimonio, durato solo 90 giorni, sarebbe dovuto essere stato un campanello d’allarme. Sicuramente, l’alcol e la droga non hanno aiutato di certo le sue paranoie. Alla fine, Mark Schultz decide di abbandonare la tenuta perché era ormai stanco dell’atmosfera che si era creata in cui gli atleti erano soltanto trofei agli occhi di Dupont.
Purtroppo, una delle scene più orribili, e cioè quella dell’omicidio di David Schultz davanti agli occhi della moglie è accaduta realmente anche se poi il movente sembra essere diverso da quello vero. La scena è precisa nei minimi dettagli grazie al contributo della moglie di Schultz, Nancy, che non solo ha fornito alla produzione numerosi cimeli di famiglia, tra cui gli occhiali del marito, indossati da Mark Ruffalo ma si è recata sul set durante le riprese per mostrare a Sienna Miller esattamente come fossero andate le cose il giorno dell’omicidio del marito.
Nel film, il movente sembra essere la scelta di Mark di abbandonare la tenuta. In realtà, non è andata proprio così. La polizia non è riuscita a trovare un movente preciso ma ritiene che il movente sarebbe stato la scelta di David di abbandonare la tenuta dopo le Olimpiadi di quell’anno.
Nonostante le differenze con la realtà, Foxcatcher resta di una drammaticità unica e porta sullo schermo una storia vera con dei risvolti che vanno al di là delle vittorie e delle sconfitte sportive, rendendolo adatto anche a chi non piace il genere sportivo.
Testo di Jennifer Traini