Disjointed: recensione dei primi episodi della serie Netflix con Kathy Bates
Il premio Oscar per Misery non deve morire è Ruth Whitefeather Feldman, un'attivista pro-cannabis nella nuova serie comedy Netflix.
Debutta oggi, 25 Agosto, su Netflix la prima stagione completa di Disjointed, una nuova comedy series con protagonista l’attrice premio Oscar per Misery non deve morire Kathy Bates. Composta da venti episodi della durata media di trenta minuti, la serie comica racconta le vicende di Ruth Whitefeather Feldman, un’attivista pro cannabis che gestisce un negozio di marijuana a uso terapeutico situato a Los Angeles, il Ruth’s Alternative Caring.
Kathy Bates è una grande esperta di marijuana in Disjointed
Il pilot della serie introduce i personaggi di Disjointed: Ruth è la titolare del negozio gestito assieme ad alcuni ragazzi. Fra loro c’è Travis, figlio di Ruth, interpretato da Aaron Moten, che si occupa, in collaborazione con sua madre, dell’amministrazione del locale. Il ragazzo, con grande spirito d’iniziativa e verve da imprenditore, vuole rivoluzionare il negozio ed ampliare l’attività: a tal proposito deve combattere con una madre felicemente indifferente al tema. Dougie Baldwin interpreta Pete, colui che si occupa della coltivazione in loco delle piante miracolose. È accompagnato da Jenny, interpretata da Elizabeth Ho, una ragazza asiatica arrivata in America per intraprendere un corso di studi universitario: è invece finita nel negozio di Ruth come assaggiatrice ufficiale. Poi abbiamo Olivia, interpretata da Elizabeth Alderfer, commessa scansafatiche del locale ed immediata fiamma di Travis. Chiude il gruppo Carter, interpretato da Tone Bell, un ex militare con la mansione di controllare che i nuovi clienti del negozio siano provvisti di ricetta medica prima di ordinare la loro pianta preferita.
Ad un primo sguardo la serie si presenta nel tipico stampo delle sit-com d’oltre oceano. Ambientazione statica e da teatro di posa focalizzata in luoghi sempre fissi – che siano interni ed esterni – risate fuori campo – alcune volte inopportune – dialoghi fondati sul botta e risposta – anche in questo caso, non sempre brillanti. A colpo d’occhio non ci sono grandi elementi originali in grado di farci urlare alla novità. I personaggi presentati ci appaiono quasi immediatamente stereotipati e ridotti a semplici macchiette. Persino la protagonista, la pluripremiata Kathy Bates, non riesce, almeno in principio, ad esaltare la sua Ruth. In una prima descrizione del personaggio scopriamo che la donna è la tipica hippie degli anni ’70: attivista pro cannabis sin dalla giovinezza e grande sostenitrice di uno stile di vita meno incline alle preoccupazioni della società grazie ad un aiuto terapeutico.
Disjointed non conquista a prima vista, tuttavia vi è la presenza di un certo sarcasmo che non guasta
Certamente è chiaro e tangibile, per certi versi, un intento provocatorio e sarcastico. Anche il tema proposto, infatti, potrebbe diventare oggetto di una discussione ben più profonda che scava nella superficie della semplice commedia. È giusto che la cannabis venga legalizzata dappertutto? Tutti coloro che ne fanno uso sono solo degli sballati? C’è un’etica morale nel suo utilizzo? Sarebbe interessante scoprire, continuando la visione della prima stagione completa di Disjointed, in che modo questo discorso venga poi sviluppato. Diversamente invece se la serie ferma il suo cammino su un solo sentiero: quello più puramente comico e leggero.