Io è morto: recensione del film di Alberto De Venezia

Io è morto, diretto e prodotto da Alberto De Venezia, uscirà nei cinema italiani il 31 Agosto 2017, dopo essere stato presentato Fuori Concorso a Venezia71.

Un viaggio all’interno della propria anima, alla scoperta delle proprie sensazioni, emozioni e della vera personalità, dell’autentico io, che si cela nel subconscio di ogni essere umano. Ecco la missione di Alberto De Venezia con il suo film di debutto, Io è morto, presentato nel 2014 Fuori Concorso alla 71esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, e in seguito in concorso al Festival di San Paolo.

Io è morto, che debutterà nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 31 Agosto, si presenta come un thriller psicologico il cui intento non è quello di narrare una storia lineare, ma indagare vari aspetti della psiche umana e le conseguenze che alcuni momenti della vita possono avere su di essa. La protagonista è Maria, interpretata dalla giovane Giulia Perelli, un’aspirante attrice di teatro che, insieme al marito Giuseppe (Andrea Cocco), si appresta a recitare Romeo e Giulietta. La serenità dei due sposini, però, viene ben presto messa a repentaglio a causa dell’arrivo della madre di Maria, Maddalena, interpretata da Marina Suma.

Giulia Perelli è Maria, la protagonista di Io è morto

Io è morto

Maria nel camerino pronta a recitare in Romeo e Giulietta

Maria diventa sempre più insofferente alla presenza della madre, famosa attrice di Broadway, e della sua assistente Eva, tanto da immaginare, fino a convincersi definitamente, una relazione tra Maddalena e il marito Giuseppe. Già dagli opening credits è possibile intuire l’argomento e il tema principali della pellicola, dato che, in alternanza a delle soggettive instabili, appaiono i disegni tipici del Test di Rorschach (un test psicologico a cui vengono sottoposti i pazienti con problemi mentali, per capire la loro personalità).

Io è morto rappresenta un bel banco di prova per Alberto De Venezia che, nonostante sia solo al suo primo film, dimostra di non aver paura di sperimentare e di osare servendosi di tematiche e strutture narrative complesse. Niente è lasciato al caso, ogni momento, ogni gesto, ogni parola, formano un vero e proprio mosaico: apparentemente si ha la sensazione di non trovare un legame tra i personaggi, le loro azioni, e le loro emozioni, ma più si va avanti con la narrazione più aumentano i colpi di scena, e il quadro complessivo diventa improvvisamente più chiaro. È necessario non abbassare la guardia e cercare di cogliere ogni piccolo dettaglio, perché anche quello che appare più insignificante, potrebbe essere fondamentale per terminare il mosaico.

Io è morto può essere considerato un quadro simbolico: ogni dettaglio è elegantemente collegato

Io è morto

Andrea Cocco (Giuseppe) e Marina Suma (Maddalena) in una scena dal film

Anche i nomi dati ai personaggi presentano un doppio significato: Maria, Giuseppe, Maddalena, Adamo, Eva. Tali nomi, presi singolarmente, non suscitano particolare stupore, ma raggruppati insieme fanno immediatamente pensare ai personaggi biblici, i quali condividono alcune caratteristiche con le loro rispettive ‘versioni moderne’. Il legame con la chiesa è indiscutibile, e anzi viene annunciato fin dai primi minuti, quando vediamo Maria pregare davanti all’altare. Ci sono anche alcuni parallelismi, abbastanza nascosti e difficili da cogliere, ma interessanti e notevoli: per esempio la personalità di Maddalena, molto più libertina, lussuriosa, e provocante rispetto a Maria, proprio come la sua controparte biblica prima di redimersi; l’assistente Eva che provoca il bel giardiniere Adamo, come le loro rispettive versioni nel Giardino dell’Eden; oppure quando Maddalena critica il modo di vestire di Maria, con troppi veli e troppa purezza che aleggiano attorno alla sua figura.

La macchina da presa scruta ossessivamente i movimenti, le espressioni e le azioni di Maria

Io è morto

Giulia Perelli (Maria) con Augusto Zucchi (Giacomo)

De Venezia, però, non vuole dare delle soluzioni, ma portare gradualmente lo spettatore a comprendere la psicologia di Maria, e come il suo passato abbia inciso profondamente sulla sua mente. Abbiamo a che fare con un climax, un thriller, dramma, che inizialmente parte in sordina, per poi sbalordire con delle svolte impreviste. La tragedia che grava sul film di De Venezia non si percepisce solo dalla presenza di Romeo e Giulietta, o dalla macchina da presa che indugia in modo maniacale su Maria, tormentandola continuamente così come le sue ossessioni, ma anche dalle musiche angoscianti e opprimenti composte da Louis Siciliano, vincitore del Nastro d’argento nel 2005 e candidato al David di Donatello. Giulia Perelli dimostra di aver compreso l’instabilità del suo personaggio, oscillando tra momenti di lucidità e crisi, fino a giungere all’apice della pazzia. Il suo consorte cinematografico, invece, convince poco a causa della sua recitazione forse un po’ troppo forzata.

Realtà e finzione s’intrecciano continuamente, tanto da non capire talvolta cosa sia vero o meno. Io è morto, oltre a essere un thriller psicologico, è esso stesso una sorta di Test di Rorschach, che chiede allo spettatore di partecipare attivamente alla comprensione della vicenda, indagando simultaneamente le diverse sfaccettature che può assumere la personalità umana.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1