Message from the King: recensione del film Netflix
Dal Sud Africa a Los Angeles, Message from the King è la storia di un uomo pronto a tutto per vendicare la sorella perduta. La nostra recensione
Come vuole l’adagio, la vendetta è quel piatto che bisogna servire freddo. In Message from the King (2016), piuttosto, la vediamo condita con una serie infinita di scazzottate, bombe e rabbia cieca. Più che un piatto freddo, in questo caso siamo davanti a una ricetta bollente. Considerando però il filone in cui si va a inscrivere questa pellicola – quello dei revenge thrillers – non c’è proprio niente di nuovo sotto il sole. Per ovviare a questo problema, il regista belga Fabrice du Welz, già autore di Calvaire (2004), cerca di portare una ventata di aria fresca al genere tentando di conferire spessore e profondità a una trama che altrimenti naufragherebbe sotto i colpi di uno sviluppo narrativo piuttosto lento. Presentato al Festival Internazionale del cinema di Toronto nel 2016, Message from the King è disponibile sul catalogo Netflix dallo scorso Agosto.
Dopo aver ricevuto una telefonata d’aiuto da parte della sorella Bianca (Sibongile Mlambo), da anni residente a Los Angeles, Jacob King (Chadwick Boseman) lascia prontamente il Sud Africa per volare in America. In tasca ha pochissimi soldi e una sola settimana per rintracciare Bianca. Dopo neanche ventiquattr’ore la ritroverà in un obitorio, il corpo straziato dai segni di violente torture. Comincerà quindi la lunga indagine di Jacob per risalire ai responsabili dell’omicidio, un’indagine che lo porterà ad avere a che fare con gruppi malavitosi locali, un sofisticato ma altrettanto sospetto dentista di Beverly Hills (Luke Evans), un produttore di Hollywood preda di morbose inclinazioni (Alfred Molina) e una giovane madre, Kelly (Teresa Palmer), costretta a prostituirsi per guadagnare sufficienti soldi per mantenere se stessa e la figlia.
Message from the King è un revenge thriller che parte molto sottotono e impiega assai troppo tempo a ingranare e a mostrare il suo cuore pulsante di azione
Il fiore all’occhiello di Message from the King è indubbiamente il cast tra cui spicca su tutti Chadwick Boseman, più conosciuto come il volto di Black Panther nei film di casa Marvel. Boseman ci offre un’ottima performance nei panni dell’outsider Jacob King, conferendo al personaggio quella gravitas tragica che meglio si sposa con il ruolo che deve rivestire nella narrazione. A fargli da controcanto, un Luke Evans che si ritaglia perfettamente il suo spazio come antagonista doppiogiochista e un Alfred Molina un po’ troppo costretto in un personaggio purtroppo con scarso sviluppo narrativo nonostante l’evidente potenziale. Convince anche Teresa Palmer, sulle cui spalle gravano le scene più ricche di quel pathos degradato che deve riflettere lo squallore di una città che ti risucchia i sogni e, talvolta, la vita.
A dare corpo all’intero film è l’elegante fotografia di Monica Lenczewska che immortala alcuni scorci sia della Los Angeles intrisa di pioggia e degrado che di quella baciata dal sole del mattino. Certe immagini fanno da specchio alle parole di Kelly per cui quando piove, la città sembra fatta di cartone marcio e se ne può persino sentire l’odore, ma non appena la pioggia smette di cadere e il sole splende, l’aria profuma di arancio e gelsomino. A queste si devono aggiungere mai abusati particolari degli occhi di Boseman nei quali si riesce sempre a leggere l’intensità del suo travaglio emotivo nonché il sapiente uso di luci e ombre che aiutano a scolpire e rendere vivida l’ambientazione.
Message from the King tenta di sopperire a una sceneggiatura fiacca con un’ottima fotografia e delle interpretazioni notevoli da parte degli attori principali
L’ottimo lavoro di attori e fotografia viene però purtroppo vanificato da una scrittura debole che non riesce a tenere quel passo che dovrebbe contraddistinguere un buon thriller, specie quando allo spettatore viene chiesto di empatizzare con un personaggio sulle tracce della propria vendetta. Non sono pochi quei dialoghi che sembrano superflui o che sembrano aprire a uno sviluppo che non vedrà mai la luce. A tutto questo va aggiunto un inizio piuttosto sottotono, in cui si cerca sì di delineare sia la trama principale che le rispettive sottotrame ma si va però a scapito di quell’azione cui lo spettatore brama di assistere quando decide di guardare un film del genere. Se il tentativo di lavoro psicologico può comunque essere apprezzabile, non si può perdonare alla scrittura l’introduzione di personaggi che, a prodotto finito, hanno portato un contributo troppo marginale all’intera vicenda.
Message from the King è tutto sommato un buon film la cui elegante fotografia e le ottime interpretazioni da parte degli attori principali riescono parzialmente a sopperire a una sceneggiatura con qualche falla, il cui principale difetto è un’eccessiva lentezza e ricerca di complessità.