Christoph Waltz: i 5 film migliori da Bastardi senza gloria a Spectre
Per celebrare degnamente il suo 61esimo compleanno, abbiamo scelto le 5 migliori interpretazioni del celebre attore austriaco Christoph Waltz.
In un panorama cinematografico costantemente alla ricerca di interpreti iconici e fortemente espressivi, negli ultimi anni è salito prepotentemente alla ribalta il formidabile Christoph Waltz, attore austriaco capace di tracciare con un gesto, un’espressione, una smorfia, personaggi complessi, ricchi di sfaccettature e con un pulsante e distinguibile lato tenebroso e inquietante. Nel giorno del suo 61º compleanno, ripercorriamo le performance più celebri e riuscite della carriera di questo straordinario interprete, decollata soltanto da pochi anni ma già costellata dall’apprezzamento generale del pubblico e dalla conquista di alcuni dei più prestigiosi premi del cinema internazionale, fra cui due Oscar, due Golden Globe, due Bafta e un premio per la miglior interpretazione maschile del Festival di Cannes.
Christoph Waltz: i film migliori del cattivo per eccellenza
L’esplosione di Christoph Waltz: Bastardi senza gloria (Quentin Tarantino, 2009)
A lanciare Christoph Waltz nel panorama cinematografico mondiale è stato Quentin Tarantino, che con il suo proverbiale fiuto per gli attori si è affidato all’austriaco per il memorabile ruolo del Colonnello tedesco Hans Landa in Bastardi senza gloria. Dopo aver provato una moltitudine di interpreti per questa parte chiave del suo film, fra cui Leonardo DiCaprio, Quentin Tarantino stava addirittura ventilando l’ipotesi di abbandonare il progetto, salvo poi trovare in Waltz un fortunatissimo colpo di fulmine lavorativo. Il risultato è stato semplicemente eccezionale: l’attore austriaco ha recitato addirittura in 5 lingue, dando corpo e anima a un villain spregevole e indimenticabile, capace di mettere in soggezione e terrorizzare i propri interlocutori con un impercettibile ghigno o una sottile variazione del tono della sua voce.
All’apprezzamento pressoché unanime da parte del pubblico ha fatto seguito anche quello della critica e degli addetti ai lavori, che hanno premiato Christoph Waltz con una e propria pioggia di riconoscimenti, fra cui un Oscar, un Golden Globe e un Bafta per il migliore attore non protagonista e il prestigioso premio per la miglior interpretazione maschile del Festival di Cannes, contribuendo a esaltare il successo di un film e un personaggio che fanno già parte della storia del cinema.
Carnage (Roman Polanski, 2011)
Dopo l’esplosione con Quentin Tarantino, per Christoph Waltz è il turno di collaborare con un altro grande maestro della settima arte come Roman Polanski nel suo Carnage. Un film di origine e chiara impostazione teatrale, ambientato interamente all’interno di una singola stanza, scenario dello scontro e della progressiva perdita di certezze di due coppie, separate da carattere e mentalità, ma accomunate dalle medesime nevrosi e ipocrisie. Il nostro è ancora una volta sublime nel mettere in scena un personaggio tanto ignobile e disprezzabile per la sua boria e la sua totale misoginia, quanto affascinante per l’acutezza usata per mettere in difficoltà i propri interlocutori. Una prova di grande complessità e profondità, a fianco di mostri sacri del cinema come Jodie Foster, Kate Winslet e John C. Reilly, che conferma le doti interpretative e la presenza scenica di Waltz, proiettandolo definitivamente nell’Olimpo cinematografico contemporaneo.
Django Unchained (Quentin Tarantino, 2012)
A 3 anni di distanza da Bastardi senza gloria, Christoph Waltz si ricongiunge a Quentin Tarantino per Django Unchained, in cui interpreta l’irresistibile cacciatore di taglie King Schultz. Pur senza rinunciare alla sua caratteristica ironia e alla sua invidiabile mimica facciale, l’attore austriaco mette in scena l’altra faccia della medaglia del temibile Hans Landa, un uomo dalla lingua acuta e dall’innata umanità, che nel corso della pellicola diventa prima salvatore e poi atipico mentore del Django impersonato da Jamie Foxx. Semplicemente indimenticabili le schermaglie verbali fra Schultz e il miserabile Calvin Candie magistralmente interpretato da Leonardo DiCaprio, che sfociano in un entusiasmante e memorabile scontro. Come già avvenuto per la sua precedente collaborazione con Tarantino, anche in questo caso per Christoph Waltz è una meritata pioggia di premi: l’attore austriaco si porta infatti nuovamente a casa Oscar, Golden Globe e Bafta come migliore attore non protagonista.
Spectre (Sam Mendes, 2015)
Il 2015 è l’anno in cui Christoph Waltz irrompe prepotentemente nella saga di James Bond con Spectre. Per uno dei migliori interpreti dei ruoli da cattivo in circolazione, non poteva che esserci la parte del villain per antonomasia della serie, ovvero Ernst Stavro Blofeld. In un film non esente da difetti, l’attore austriaco viaggia a tratti con il pilota automatico, ma riesce comunque a dare lustro e nuova linfa a uno dei personaggi più iconici della serie. Blofeld instaura con Bond un duello più psicologico che fisico, diventando al tempo stesso nemesi e indivisibile doppio dell’Agente 007. Un rapporto inedito e complesso, che, anche grazie all’interpretazione di Waltz, stravolge la mitologia della saga e apre la porta a interessanti scenari futuri.
Downsizing – Vivere alla grande (Alexander Payne, 2017)
Arriviamo al 2017 con Downsizing – Vivere alla grande, il film che ha aperto la 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. In un sottobosco di mondo popolato da umani che hanno scelto spontaneamente di ridurre le proprie dimensioni fino a pochi centimetri, Christoph Waltz interpreta lo spregiudicato affarista slavo Dusan Mirkovic, che accompagna il protagonista Matt Damon alla scoperta dei lussi e delle inaspettate gioie di questo mondo minuscolo. Pur portandosi dietro alcune espressioni e smorfie ormai entrate nell’immaginario collettivo dalle sue precedenti interpretazioni, l’attore austriaco dà prova del suo lato comico e brillante, centrando alcune delle gag più riuscite della pellicola, che si rivelano fondamentali per variare temi e toni di una narrazione non sempre centrata e pungente. L’ennesima conferma di un interprete completo ed estremamente duttile, destinato a impreziosire la settima arte ancora per molti anni a venire.