Riverdale 2: recensione del teen drama di The CW
Torna con furore la serie di The CW che ci mostra cosa sarebbe successo se a creare Twin Peaks fosse stato un normale adolescente: Riverdale 2
Quando lo scorso anno ha debuttato (un po’ in sordina in Italia, ma con tutti fuochi d’artificio del caso negli States) lo show di The CW Riverdale, l’impressione è stata una sola per la critica intera, con davvero poche voci fuori dal coro: la serie rappresenta perfettamente quello che succederebbe se un adolescente avesse scritto Twin Peaks. E nemmeno un adolescente geniale, non un giovane Lynch, ma un adolescente generico, uno qualunque, che sentiva un po’ troppo la mancanza di Pretty Little Liars pur avendo il bisogno di qualcosa di più. Sì, perché Riverdale si posiziona nel mezzo, confermandosi – in questa sua neonata seconda stagione – rivelazione del genere che, con estremo affetto, chiamiamo teen drama, mantenendo a testa alta una certa pretesa, quella di essere meglio dei suoi simili, più complesso, meglio confezionato. Riverdale 2, infatti, aveva una missione particolarmente ardua: continuare a raccontare la storia di Archie e compagni senza annoiare uno spettatore che, ormai, ha già visto tutto quello che c’era da vedere.
La conferma sembra esserci stata: Riverdale 2 non è di certo un capolavoro della televisione moderna ed è indubbiamente offensivo per i lynchani avvicinarlo in qualche modo a Twin Peaks, eppure, è tutto tranne che noioso. La serie basata sui fumetti della Archie Comics è dark, è stravagante e sembra avere una missione particolare, quella di essere sempre leale ai suoi spettatori; spettatori che, sorprendentemente, sembrano essere più demograficamente variegati del previsto. Ad attirare è il mistero, l’omicidio, l’intrigo, l’atmosfera da soap opera abitata da protagonisti giovani e belli che, ormai, sono diventati protagonisti del jet set d’oltreoceano. Il cast composto da KJ Apa (Archie Andrews), Lili Reinhart (Betty Cooper), Camila Mendes (Veronica Lodge) e Cole Sprouse (Jughead Jones) è tornato ad affrontare continui cliffhanger e tragedie che, in qualche modo, avevano accompagnato e concluso la prima stagione.
Nel primo episodio di Riverdale 2, dopo che il padre di Archie, Fred Andrews (interpretato dal Dylan di Beverly Hills 90210, Luke Perry) è stato ferito da un colpo di arma da fuoco mentre si trovava al ristorante della città, Pop’s, tutti – ma davvero tutti – sono corsi in Ospedale per accertarsi delle sue condizioni. L’intero episodio si muove lentamente, ma con un solo scopo (che è casualmente quello che Riverdale riesce a fare meglio): impostare l’alone di mistero che seguirà la stagione. Le relazioni rimangono iperboliche, con azioni e reazioni sempre deliziosamente esagerate dalla drammaticità tipica dell’adolescenza. I personaggi si muovono, un po’ imprecisi, navigando nei loro stereotipi d’appartenenza, spesso caratterizzati da quella che ormai si percepisce come una sessualità estremizzata e sfruttata per riempire il vuoto tra un momento drammatico e l’altro. Eppure, Riverdale lo prendiamo così com’è e tutto, indubbiamente, funziona.
La parte migliore del debutto di Riverdale 2, però, è quella che non dovrebbe essere una sorpresa, ma lo è: lo sviluppo sensato dell’arco narrativo del suo protagonista, il bel giocatore di football e musicista talentuoso, Archie Andrews. Archie mostra una nuova vulnerabilità, un nuovo bisogno di crescita che non è più manifestato dall’eccesso di testosterone, bensì dalla sofferenza, quella vera, di un adolescente che sente il peso del mondo intero sulle spalle.
Insomma, per apprezzare Riverdale 2 bisogna entrare nello stato mentale del teen drama. Bisogna abituarsi al fatto che i personaggi esprimeranno ad alta voce il loro stato d’animo e ogni loro emozione dopo lunghissime e teatrali pause drammatiche. Una volta superato lo shock, la serie The CW è estremamente soddisfacente da molti punti di vista se quello che si cerca è una serie mediamente ben fatta, intrigante e labirintica, tenuta insieme dal giusto mix di misteri e rivelazioni. Ogni (apparentemente ridicolo) colpo di scena è sempre un elemento di estremo intrattenimento, sigillato da luci al neon, giacche da football e baci appassionati (dati col rossetto rosso ciliegia).