Terapia di coppia per amanti: recensione
Terapia di coppia per amanti è il film tratto dal libro di Diego De Silva con Ambra Angiolini e Pietro Sermonti, in uscita il 26 ottobre con Warner Bros.
Essere una coppia non è mai facile. Essere una coppia di amanti poi richiede il doppio della fatica. Viviana e Modesto lo sanno bene, nascosti in una rete di sotterfugi e bugie che impedisce al loro sentimento – quell’amore indefinibile, sempre così vago – di esprimersi apertamente, fuggendo dall’imbarazzo della clandestinità che sembra non portare la relazione in nessuna possibile direzione, se non al capolinea. Terapia di coppia per amanti (qui il trailer) esplora con difficoltà, sia di analisi e che di scrittura, i contrastanti sentimenti di un uomo e di una donna indotti a vivere nell’anonimato la loro sincera ma vulnerabile passione, sull’estremo limite che li vede continuamente incerti e confusi.
Viviana (Ambra Angiolini) non riesce più a conciliare la sua quotidianità, fatta di una propria casa, di un marito e di un figlio da andare a prendere, con la sua vita segreta, uno sgangherato rapporto con l’esageratamente ironico Modesto (Pietro Sermonti) che nel tempo sembra non riuscire più ad evolversi al di fuori di quella spersonalizzata camera d’albergo. Un’insoddisfazione che metterà a dura prova l’emotività della donna e il proseguire della sua unione con Modesto, anche lui con una famiglia alle spalle e apparentemente non turbato dalle loro illecite uscite. Sarà così che i due si ritroveranno ad affrontare un’inusuale terapia di coppia, seguita dall’altrettanto scombussolato dottor Malavolta (Sergio Rubini).
Terapia di coppia per amanti – L’inconcludente analisi della relazione tra Viviana e Modesto
Cercare di raggiungere la felicità insieme quando nella realtà non si può avere molto da poter condividere. Tornare ogni sera dalla propria famiglia sapendo di star mentendo a se stessi e alle persone che si hanno accanto. Vivere sfocati, incapaci di comprendere cosa si è, dove si sta andando, perché lo si sta facendo. Ma gli approcci sono differenti, per questo lo scontro diventa inevitabile.
Viviana e Modesto sono gli scombinati protagonisti della pellicola Terapia di coppia per amanti diretta Alessio Maria Federici e sceneggiata dal regista assieme allo scrittore Diego De Silva, autore dell’omonimo romanzo da cui è tratta la storia. Una pellicola scombussolata come i suoi personaggi, che pretende di sostentarsi attraverso i sentimenti del duo amoroso, ma tratteggia con problemi di consequenzialità l’avvicendarsi sterile degli incasinati amanti, tanto alla luce del sole quanto nei loro incontri privati.
Dialoghi altrettanto inconcludenti vanno a formare un racconto che non riesce a sfruttare un’idea intrigante, che rimane come inesplorato nonostante le ripetute, ma ogni qualvolta inutili sedute, le quali non fanno altro che mostrare l’incomunicabilità che scorre nella relazione degli amanti – tramutati per l’occasione in pazienti – e percepita non solo nella loro dimensione extraconiugale, ma anche in quella che va ad instaurarsi tra pubblico e film. Terapia di coppia per amanti dunque oscilla tra comicità e dramma senza che l’una sovrasti l’altra, ma rinunciando anche alla decisione di indagare veramente nell’interiorità dei suoi protagonisti, come a perseguire immotivate intenzioni che scollegano Viviana e Modesto da qualunque parvenza di plausibilità.
Terapia di coppia per amanti – Quando anche gli attori cadono nella rete confusa della terapia
Soltanto Pietro Sermonti, tra gli attori principali di Terapia di coppia per amanti, si rivela in grado di sostenere un film puntando quasi totalmente sulla sua spontaneità, la naturalezza che gli permette di non cadere nella macchietta del musicista squattrinato, infelice dentro casa e vigliacco con la compagna fedifraga. Totalmente il contrario una solitamente brava Ambra Angiolini, inadatta nella parte della donna tormentata dai dubbi, debole come la sua Viviana di fronte alla macchina da presa. A seguire la sua discutibile interpretazione un Sergio Rubini – anche lui indubbiamente attore dalle note capacità – che nell’assumere un fastidioso intercalare romano perde di rispettabile credibilità nelle vesti prima del professionista, poi del disperato esperto.
Terapia di coppia per amanti si perde cercando un vero amore nel fondo di una storia che fa fuoriuscire solo le psicosi condivisibili dei due irrisoluti adulteri, dimenticando però di costruire un ponte di empatia per entrare davvero in contatto con le vicende superficiali dei singoli personaggi. Una terapia che non ha valso nulla né ai protagonisti né allo spettatore, se non il vedere sprecata un’occasione alquanto interessante.