Mr. Ove: recensione

Mr. Ove (A man called Ove), tratto dal libro di Fredrik Backman e in uscita in Italia il 31 ottobre con Accademy Two, è uno dei film biografici più viscerali e onesti degli ultimi tempi.

Per il vecchio ed arcigno Mr. Ove, la vita è ormai una sorta di missione. Ogni mattina infatti Ove si alza e comincia a sorvegliare ogni mossa del vicinato, a controllare ogni cassonetto, ogni cartello stradale, ogni ramoscello e garage del piccolo complesso residenziale in una Svezia immobile, grigia e fin troppo disciplinata.
Per tutti Mr. Ove è una sorta di Caronte delle strisce pedonali, un cerbero delle aiuole e della raccolta differenziata, che ancora rimpiange i tempi in cui era Presidente dell’Associazione dei Condomini.

Ma, sopratutto, Mr. Ove è solo. Ha perso l’amatissima moglie Sonja, è stato mandato in pensione dalla Saab dopo 43 anni, non ha figli, non ha amici e pare che niente riuscirà a smuoverlo dal suo chiodo fisso: farla finita.
Tuttavia il collerico Ove non ha calcolato che sulla sua strada troverà la nuova vicina di casa, l’iraniana Parvaneh (Bahar Pars) che con la sua famiglia a poco poco farà breccia nell’armatura di questo vecchio orso svedese…

La solitudine dilagante di Mr. Ove nella commedia agrodolce di Hannes Holm

Scritto e diretto con grande sentimento da Hannes Holm (regista tra i più amati in Svezia), Mr. Ove (A Man Called Ove) è tratto dal romanzo L’Uomo che Metteva in Ordine il Mondo di Fredrik Backman, scrittore svedese che in questi anni è diventato tra i più venduti al mondo con ben 7,5 milioni di copie all’attivo.

Difficile trovare una formula che possa sintetizzare l’essenza racchiusa in questi 116 minuti, dal momento che il film di Holm, Candidato agli Oscar come Miglior Film Straniero e vincitore del Premio EFA come Miglior Commedia Europea, ha si in sé le tracce di un humor efficace ma anche notevole malinconia, tristezza e una notevole dose di melodramma. Da un certo punto di vista si può dire che porti avanti il concetto di commedia agrodolce ma in modo molto diverso dalla tradizione italiana.

Mr. Ove: uno dei film biografici più viscerali e onesti degli ultimi tempi

Strutturato su una continua linea di flashback originali e pieni di poesia, Mr. Ove è senza ombra di dubbio uno dei più viscerali ed onesti film biografici visti ultimamente al cinema, il racconto della vita di un uomo comune, e più ancora di quanto il passato possa essere sovente un fardello e allo stesso tempo una benedizione.

Su tutto e tutti certamente domina il protagonista, interpretato da uno straordinario Rolf Lassgàrd nella sua forma più vecchia ed insopportabile, e da un non meno efficace Filip Berg in quella più giovane.
Anima triste e timida, animato però da una determinazione silenziosa (almeno in gioventù) e senza timori, Ove è un po’ l’emblema degli uomini orso, quelli duri fuori ma teneri dentro, quelli un po’ incompresi e sottovalutati o che forse si sottovalutano e che quando sentono che il mondo gli ringhia dietro rispondono ringhiando più forte.

mr. ove

 

Mario Rigoni Stern del resto ricordava spesso come le donne, chiedendo alla controparte di “non fare l’orso”, non capissero quanto in realtà gli uomini orso fossero i migliori, in quanto i più fedeli, i più affidabili, i più protettivi…

La straordinaria fotografia di Goran Hallberg e le musiche di Gaute Storaas ci trasportano in due dimensioni temporali complementari ed opposte. Quella della gioventù, dei ricordi, dell’amore e degli slanci giovanili piena di colori, di luci, di suoni a cui si contrappone quella di un presente grigio, opprimente, autunnale come neanche Ungaretti avrebbe saputo concepire.

È forse un film sul rimpianto? Si, certamente. Un film che elogia e condanna allo stesso tempo la timidezza, la innalza infatti quando porta con sé il rispetto verso gli altri ma la affossa quando ciò vuol dire perdere occasioni, perdere sogni per paura di non si sa bene quale ombra oscura.

Eppure proprio per questo Mr. Ove è prezioso e originale, dal momento che i timidi quasi mai sono i reali protagonisti di un film se non quando bisogna narrarne la trasformazione in audaci e insopportabili pavoni qualunque.
La stessa natura è usata in modo perfetto per delineare ogni singolo momento narrativo, con la bellissima estate scandinava e l’uggioso autunno che si alternano, così come Ove alterna i suoi bellissimi, idealizzati ricordi, al tremendo presente multiculturale che non capisce e che non comprende.

Mr. Ove condanna anche alcuni aspetti della società svedese

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A suo modo Mr. Ove è anche una staffilata alla società svedese immobile, attaccata a regole che non sono altro che spaventapasseri più efficaci contro l’empatia umana che contro i malintenzionati e i selvaggi, i peggiori dei quali anche in questo film indossano cravatte e guidano auto costose.

E, in modo assolutamente coerente con tutto il film, l’opera è allo stesso tempo un elogio alla Svezia, al suo essere uno dei paesi più aperti verso gli omosessuali, più ecologisti, dove il concetto di comunità e vicinato ha ancora un valore importante.

Ma prima di ogni altra cosa Mr. Ove è un film sull’amore. Non quell’amore hollywoodiano con canzoni in sottofondo, fusti dagli addominali scolpiti e barbie in carriera imbronciate, ma su come due opposti si attraggono, creano qualcosa, si concentrano sulle cose importanti, superano ostacoli e dolori e cercano sempre e comunque di lottare assieme.

Pochi e trascurabili difetti per un film pieno di humor e originale

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Se proprio bisogna trovare un difetto a questo Mr. Ove è l’eccessiva lunghezza quando venti minuti in meno e sopratutto il non spiegare e mostrare tutto, ogni cosa, avrebbero potuto giovare e non poco, dal momento che un approccio naturalista al cinema e una durate così lunga difficilmente si sposano in modo efficace.

Il finale poi è forse un po’ forzato, un po’ troppo melenso e la ricerca di un happy end a tutti i costi un po’ troppo zuccherosa, ma sono difetti che si possono tranquillamente perdonare ad un film vivo, pieno di sentimento, attraversato da uno humor sottile e molto originale.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5