RomaFF12 – Christoph Waltz: l’immaginazione è lo strumento più importante per un attore
Il premio Oscar per Bastardi senza gloria si è raccontato al pubblico di Roma parlando del significato dell'essere attore.
La dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma parte col botto: dopo il film d’apertura Hostiles (qui la nostra recensione), introdotto dal regista Scott Cooper e dai protagonisti Rosamund Pike e Wes Studi, un’altra star di Hollywood ha illuminato il palcoscenico romano, ovvero il due volte premio Oscar Christoph Waltz, protagonista del primo di una serie di succulenti incontri ravvicinati col pubblico. Come da tradizione ormai consolidata della Festa, l’attore austriaco e il Direttore Antonio Monda hanno dialogato a 360° sul mondo della settima arte, traendo spunto prima da alcune scene dei film di Christoph Waltz e in seguito da sequenze di pellicole scelte dall’interprete.
Christoph Waltz: “Io non improvviso mai“
Dopo una simpatica introduzione di Waltz, che ha espresso il suo profondo disprezzo per i selfie e per i social network, non si poteva che partire da Bastardi senza gloria, il film di Quentin Tarantino che ha imposto Christoph Waltz all’attenzione mondiale e che gli ha fatto guadagnare il suo primo Oscar. L’attore si è così espresso sul metodo di lavoro del regista americano:
Tutto è scritto, tutto è nella sceneggiatura. Nella sua mente, Tarantino libera il personaggio, e succedono delle cose. Non c’è nessuna improvvisazione, ogni virgola è nel copione. Lui è sempre un passo più avanti e io fatico a stargli dietro. Apprezzo moltissimo l’aspetto visivo dei suoi film, ma tutto riporta sempre alla sceneggiatura, che è la vera e propria base di tutto.
Il secondo spezzone è stato dello splendido film di Roman Polanski Carnage, che ha dato a Christoph Waltz occasione di parlare del suo rapporto con l’improvvisazione:
Io non improvviso mai, rispetto gli sceneggiatori. Se mi arriva un copione, buono o cattivo che sia, io ammiro il fatto che sia arrivato fino a me, perché so il percorso che deve fare una sceneggiatura prima che arrivi all’attore. Questa storia dell’improvvisazione è sopravvalutata. Io non credo di poter migliorare quello che hanno scritto altre persone che sanno quello che fanno. Ti puoi consentire di improvvisare un po’ in un momento di blocco del flusso di lavoro, ma non più di questo.
Christoph Waltz: “L’antagonista è l’elemento drammaturgico che fa andare avanti la storia“.
La terza scena è stata presa da The Legend of Tarzan, in cui Christoph Waltz recita accanto alla splendida Margot Robbie. Un’occasione per discutere dell’apparente predilezione dell’attore austriaco per i ruoli da cattivo:
Beh, io ho lavorato 35 anni prima di arrivare a Hollywood e non so dire quanti film ho fatto, quanta tv, quanto teatro. Se metto insieme tutto avrò fatto 150 parti, e vi assicuro che non ho fatto sempre il cattivo! Recitare una parte da villain è infinitamente più divertente rispetto ai ruoli da buono, perché si ha un’ampia gamma di possibilità dal punto di vista interpretativo. L’antagonista è l’elemento drammaturgico che fa andare avanti la storia.
A seguire è stata la volta di Downsizing, il film che ha aperto Venezia 74. Christoph Waltz ne ha tratto spunto per discutere sulla sufficienza con cui la critica tratta la commedia e sulle modalità con cui si prepara per una nuova parte:
I film comici ricevono meno lodi dalle parte della critica perché i critici non capiscono, non ci arrivano. Aristotele ha parlato della tragedia e della commedia, ma la parte sulla commedia è stata bruciata e di conseguenza è andata perduta. Forse tutti i critici sono aristotelici! Per quanto riguarda la mia preparazione a una nuova parte invece, credo che l’immaginazione sia lo strumento più importante a disposizione dell’attore, che a sua volta deve fare tutto il necessario per scatenarla.
Christoph Waltz: “L’ammirazione non deve mai diventare un’ideologia“
La scena successiva è stata di Django Unchained, altra formidabile pellicola di Quentin Tarantino con cui Christoph Waltz ha conquistato il suo secondo Oscar. L’interprete ne ha tratto spunto per parlare due suoi punti di riferimento e della differenza fra attore e star:
I miei punti di riferimento come attore variano. Quando avevo 20 anni pensavo che Marlon Brando fosse il più grande, ma adesso la maggior parte della roba che ha fatto non riesco a vederla, tolto Il Padrino ovviamente. L’ammirazione non dovrebbe mai diventare un’ideologia: a volte i propri punti di riferimento non fanno un lavoro eccezionale. A proposito dell’essere una star invece, secondo me la recitazione ed essere una star sono due cose completamente diverse. Si può essere un attore sempre coerente con se stesso e rimanere nell’oscurità, mentre altri interpreti assolutamente irresponsabili diventano star. Io credo che ogni attore possa trovare la parte giusta per lui. In qualche angolino c’è una parte in cui lui può essere sensazionale.
I tre film scelti da Christoph Waltz sono stati Il momento della verità di Francesco Rosi, Vivere di Akira Kurosawa e I vitelloni di Federico Fellini. L’attore ha così parlato della prima pellicola:
Tutti questi film sono la storia di persone che vogliono trovare un posto nel loro tempo e nel loro mondo, ma vogliono cambiare le cose e lasciare un segno. In questo film in particolare c’è una scena bellissima, che comincia con la forza, con il potere, con l’invincibilità. Questo tizio, uno dei più poveri del paese, va in città, impara a fare il torero, ma in una cantina perché non può pagare le lezioni. Gli altri cerano di liberarsi di lui, ma lui sa fare molto bene il suo lavoro.
A proposito di Vivere invece Christoph Waltz si è così espresso:
Non è l’eroe a cui siamo abituati, non è un torero come il protagonista del film precedente, ma è comunque un eroe. Questo piccolo burocrate si mette dalle parte delle donne che vogliono costruire un campo da gioco su un terreno. Veniamo a sapere che ha una malattia mortale, ma lui decide che l’ultima cosa che vuole fare nella sua vita è fare avere a donne e bambini il loro parco giochi.
A proposito de I vitelloni, Christoph Waltz ha rivelato un curioso aneddoto che lo lega a Federico Fellini:
Io ho incontrato Fellini. Ero amico dell’editore che pubblica tutte le sue opere in tedesco, il cui ufficio era utilizzato per il casting di E la nave va. Io avevo tante ambizioni e avevo con me delle mie immagini fantastiche. A un certo punto, il fotografo mi ha ripreso mentre sorridevo e Fellini ha fatto un cenno di assenso al suo assistente, e ha ritagliato una mia foto. Ho imparato quindi che una cosa può parlare a tutti, solo se è assolutamente autentica, e il massimo dell’autenticità è dentro noi stessi. In un modo o nell’altro tutti noi parliamo di noi stessi, e forse da un certo punto di vista non c’è differenza fra il mondo là fuori e il nostro mondo interiore.
Prima di concludere l’incontro, Christoph Waltz ha così parlato del suo amore per l’opera:
La mia passione per l’opera banalmente è nata andandoci. Ieri ero a Vienna e ho attraversato la strada in un punto specifico. Mi sono reso conto all’improvviso che è esattamente il punto a metà strada fra il museo del cinema e dell’opera. Penso che sia lì che bisogna collocarsi. il cinema ha un rapporto molto più stretto con l’opera che con il teatro, è molto più vicino alla danza.
In conclusione, Christoph Waltz ha così glissato sulla classica domanda sul film portare con sé su un’isola deserta:
Morirei di fame o di sete pensandoci. Se dicessi un qualsiasi titolo di un film, probabilmente fra mezz’ora darei una risposta diversa. Io non penso che dobbiamo trasformare le nostre predilezioni in ideologie. Noi dobbiamo vivere le nostre vite col cinema.