RomaFF12 – I, Tonya: recensione del film con Margot Robbie
I, Tonya è il pungente e disturbante biopic di Craig Gillespie sulla vita di Tonya Harding, interpretata dalla formidabile Margot Robbie.
I, Tonya è un film del 2017 diretto da Craig Gillespie e incentrato sulla vita e sulla carriera della pattinatrice statunitense Tonya Harding, nota per essere stata la prima americana a eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale e soprattutto per essere stata coinvolta in una barbara aggressione ai danni della collega Nancy Kerrigan, con lo scopo di estrometterla dai giochi olimpici di Lillehammer del 1994. A dare volto e corpo all’atleta è una straordinaria Margot Robbie, affiancata da Sebastian Stan, Julianne Nicholson, Bobby Cannavale e soprattutto da un’altrettanto formidabile Allison Janney.
I, Tonya attraversa tutta la vita di Tonya Harding (Margot Robbie), dall’infanzia difficile sotto l’ala della perfida e intransigente madre LaVona (Allison Janney) al tormentato matrimonio con Jeff Gillooly (Sebastian Stan), per arrivare all’ossessione per la collega e rivale Nancy Kerrigan (Caitlin Carver), che darà una brusca accelerata al suo percorso di autodistruzione e la renderà il bersaglio dell’odio e del rancore dell’opinione pubblica.
I, Tonya: il salto triplo di Margot Robbie verso l’Oscar
“Tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gillooly”. L’incipit goliardico di I, Tonya diventa anche il manifesto programmatico di un biopic fuori dagli schemi e dalle classiche logiche narrative, in perenne equilibrio fra mockumentary, commedia nera e ricostruzione di una vita vissuta in costante lotta contro tutto e tutti. Craig Gillespie sceglie infatti la strada della continua variazione di toni e registri e della molteplicità dei punti di vista, con personaggi che si rivolgono direttamente in camera fornendo versioni diverse e contraddittorie delle vicende, tratteggiando un’esistenza sofferta e oscura, alimentata dalla voglia di sfondare ma affossata da un carattere ribelle e indisponente e da una situazione familiare ai limiti del paradossale.
Con un’operazione intelligente e originale, I, Tonya si concentra sull’altra faccia di una donna finita nel tritacarne della gogna mediatica più di 20 anni fa, mostrandoci con cinica ironia e crudele realismo tutti i difetti e i principali passaggi esistenziali che hanno contribuito a creare quello che per alcune settimane è stato il vero e proprio mostro da sbattere in prima pagina, riuscendo paradossalmente nell’intento di rendere Tonya Harding più vera, umana e persino comprensibile. Gran parte del merito della riuscita dell’impresa è certamente da attribuire a una sontuosa Margot Robbie, che mette da parte la sua proverbiale avvenenza per esaltare tutte le sue doti espressive, centrando la migliore performance della sua ancora breve carriera e candidandosi come serissima pretendente al prossimo Oscar per la migliore attrice non protagonista.
I, Tonya gode anche della formidabile performance di Allison Janney
L’attrice australiana è semplicemente impressionante nel rendere tutte le sfaccettature di un personaggio controverso e complesso, dalla durissima crescita fra violenza domestica e totale mancanza di empatia con la madre al conflittuale rapporto con l’establishment del pattinaggio, restio a sceglierla come emblema americano di questo sport per la sua rozzezza e per la sua incontenibile personalità, fino ad arrivare al suo lato più sinistro e violento, grazie anche ad alcune impressionanti ed efficaci rotture della quarta parete. Da applausi inoltre la prova dell’attrice nel pattinaggio, frutto di un allenamento di diversi mesi che, insieme a un abile montaggio, l’hanno resa assolutamente credibile nella parte.
Non da meno la performance dell’eternamente sottovalutata (almeno sul grande schermo) Allison Janney, che dipinge la diabolica maschera di una donna apparentemente priva di qualsiasi sentimento nei confronti della figlia, che ha cresciuto a suon di schiaffi, oppressioni e mortificazioni, con l’intento di spronarla a dare il massimo e a sfruttare nel migliore dei modi il suo talento. Anche in questo caso, ci stupiremmo di non trovare la Janney nella cinquina delle candidate all’Oscar come migliore attrice di supporto. Con il sostegno di queste due magnifiche interpreti, Craig Gillespie ha gioco relativamente facile nel tenere sempre alto il ritmo del racconto, cedendo solo nell’ultima parte del film a qualche momento noir di troppo, allontanandosi così eccessivamente dal baricentro del racconto Tonya Harding, senza comunque inficiare la resa complessiva della pellicola.
I, Tonya è anche pungente critica alla società e al sistema mediatico
I, Tonya utilizza pregevolmente la metafora dello sport per raccontare la continua lotta di una donna sempre fuori posto, costantemente sminuita e perennemente soverchiata per aspetti non sportivi, come la sua scarsa grazia, la totale assenza di empatia con le colleghe (non a caso pressoché assenti nel film) e l’incapacità di scendere a compromessi per ottenere vantaggi. Una sportiva baciata da un talento naturale, ma oppressa da una situazione personale e familiare che l’ha condannata a fermarsi sempre un passo prima della gloria e a rimanere invischiata nella mediocrità e nell’anonimato.
Se a Craig Gillespie si può imputare qualche carenza nell’approfondimento del contesto sportivo di Tonya Harding, altrettanto non si può dire per quanto riguarda l’aspetto sociale e mediatico. I, Tonya riesce a essere anche una pungente e acuta critica al sistema dell’informazione, sempre in cerca di eroi da idolatrare, ma al tempo stesso anche dei mostri di turno da combattere e sacrificare all’opinione pubblica. Emblematica in tal senso la sequenza che mostra la stampa abbandonare bruscamente l’appostamento sotto casa del marito di Tonya Jeff Gillooly, sospettato di collusione nell’attacco a Nancy Kerrigan, per concentrarsi sul nuovo caso del momento, ovvero quello con protagonista O. J. Simpson. Da sottolineare inoltre il lavoro registico alla base del film, con un’impressionante ricercatezza nelle scene di pattinaggio e un eccellente lavoro nella cura dei dettagli della fotografia, evidente soprattutto durante le reali immagini di Tonya Harding e della madre sui titoli di coda.
I, Tonya: uno dei titoli di punta della stagione cinematografica
Tirando le conclusioni, I, Tonya si rivela un amaro, disturbante e intenso viaggio nella mente e nell’esistenza di una donna sconfitta dalla vita e dal sistema, ma sempre e comunque coerente con se stessa. Una brillante miscela fra dramma, commedia e ricostruzione sportiva, esaltata da una memorabile protagonista, disposta a privarsi della propria femminilità per entrare in totale sintonia con il proprio personaggio, e da una folgorante colonna sonora, capace di fondere alla perfezione pezzi storici come l’immortale The Passenger con le musiche originali di Peter Nashel. Uno dei titoli di punta di questa stagione cinematografica e un potenziale cult per gli anni a venire.
Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 4