Ferrari: Un mito immortale è un documentario di Daryl Goodrich incentrato sulla storia della gloriosa scuderia di Formula 1 Ferrari e in particolare sul periodo degli anni ’50, in cui piloti del calibro di Juan Manuel Fangio, Eugenio Castellotti, Luigi Musso, Peter Collins e Mike Hawthorn erano costretti a correre in scarsissime condizioni di sicurezza, mettendo a rischio la loro stessa incolumità. Ferrari: Un mito immortale è stato presentato in anteprima europea nel corso della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Daryl Goodrich racconta con coraggio e dedizione un periodo romantico ed eroico dell’automobilismo, dall’indiscutibile fascino nei confronti degli amanti di uno sport ora viziato da uno smodato ricorso all’elettronica e in cui l’elemento umano è sempre più appiattito, ma segnato anche da un’impressionante di tragedie, con ben 39 piloti e molti spettatori deceduti nell’arco di un solo decennio di corse. Attraverso interviste e immagini di repertorio, il regista si prefigge lo scopo di raccontare le emozioni, le atmosfere e le rivalità degli albori della Formula 1, dipingendo appassionanti ritratti dei maggiori piloti dell’epoca e soprattutto di una leggenda di questo sport, ovvero il fondatore della casa del cavallino rampante Enzo Ferrari.

Ferrari: Un mito immortale: il racconto di un’epoca irripetibile della storia della Formula 1, segnato dal leggendario Enzo Ferrari

Senza alcuna indulgenza o timore reverenziale, il regista sviscera la complessa figura del Drake, mettendone in luce sia la smisurata passione e l’indomabile ambizione, sia i suoi lati più cupi, come la sua freddezza nei rapporti con i piloti o la sua cinica capacità di anteporre sempre e comunque le sorti della sua scuderia a tutto il resto, anche nei momenti più delicati e tragici. Un approccio certamente apprezzabile dal punto di vista etico, ma che il regista non riesce a sfruttare pienamente, finendo per accartocciare più volte su se stesso il racconto con ridondanze e un appiattimento emotivo di fondo.

Dal punto di vista prettamente sportivo, Daryl Goodrich concentra la narrazione sui principali piloti dell’epoca e in particolare sugli amici-nemici Peter Collins e Mike Hawthorn, prediligendo la messa in luce delle qualità umane ed etiche rispetto a quelle in gara, e tratteggiando così un mondo delle corse estremamente lontano da quello di oggi, fatto di rispetto, cavalleria fra rivali e uno spirito a metà fra l’eroismo e l’incoscienza, scaturito dalla consapevolezza dei protagonisti di poter incappare nella morte a ogni curva. Ed è proprio la morte a fungere da filo conduttore in questo senso, legando le storie di Eugenio Castellotti, Luigi Musso e degli stessi Peter Collins e Mike Hawthorn, tutti deceduti prima del tempo in incidenti automobilistici.

Ferrari: Un mito immortale è afflitto da un’atavica incapacità di emozionare

Pur con un notevole materiale umano e narrativo a propria disposizione, il regista non riesce mai a emozionare davvero lo spettatore, scadendo in una struttura superficiale e decisamente ripetitiva, capace di scontentare sia gli appassionati in cerca di approfondimenti di vicende a loro note sia i profani di storia dell’automobilismo, per i quali Ferrari: Un mito immortale può risultare ostico e a tratti criptico.

Tirando le somme, Ferrari: Un mito immortale si rivela un’apprezzabile tentativo di riportare alla luce un periodo della Formula 1 spesso sottovalutato e dimenticato, impreziosito dalle testimonianze dirette di personalità legate a questi ardimentosi piloti o al mitico Enzo Ferrari. Il documentario è però afflitto da un’atavica incapacità di appassionare, che rende estremamente difficile creare empatia verso i racconti di questi prodi e sfortunati piloti.

Ferrari: Un mito immortale sarà disponibile in disponibile in Blu-ray e DVD dal 6 dicembre, distribuito da Universal Pictures.