RomaFF12 – Lo chiamavano Bud Spencer: recensione del documentario
La nostra recensione di Lo chiamavano Bud Spencer, il documentario finanziato in crowdfunding sulla vita e sulla carriera del leggendario Bud Spencer
A poco più di un anno dalla scomparsa di Bud Spencer, dalla Germania arriva un’originale commistione fra documentario e road movie a celebrare le gesta, i film e lo spirito del gigante buono del cinema italiano. Il titolo di questo ambizioso e appassionato progetto, finanziato tramite crowdfunding, è Lo chiamavano Bud Spencer (Sie nannten ihn Spencer in originale), che dopo diverse settimane di programmazione in Austria e Germania è stato presentato all’interno della sezione Riflessi della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, in una serata che ha goduto della presenza del regista Karl-Martin Pold, del figlio di Bud Giuseppe Pedersoli e di diversi volti noti del nostro cinema, come i registi Enzo G. Castellari e Ruggero Deodato e l’attore Riccardo Pizzuti.
Lo chiamavano Bud Spencer: un coinvolgente e divertito omaggio a un pezzo di storia del cinema
I protagonisti di Lo chiamavano Bud Spencer sono Marcus Zölch e Jorgo Papasoglou, due ragazzi accomunati dalla passione per i film di Bud Spencer, che li hanno aiutati a sopportare e superare le avversità della vita. Grazie a queste pellicole semplici, veraci e spassose, Marcus ha trovato la forza di lottare e riprendersi da un terribile incidente che rischiava di costringerlo per sempre sulla sedia a rotelle, mentre il non vedente Jorgo ha potuto trovare spirito e vigore per affrontare le difficoltà legate alla sua condizione. I due hanno un sogno: conoscere Bud Spencer e ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto per loro. Partono quindi per un bizzarro viaggio dalla Germania all’Italia, durante il quale hanno modo di condividere il loro viscerale amore per le pellicole di Bud con personalità legate al compianto attore.
Lo chiamavano Bud Spencer è un coinvolgente e divertito omaggio a un pezzo di storia del cinema, che, a dispetto della scarsa considerazione da parte dei critici più austeri, continua a intrattenere, esaltare e appassionare diverse generazione di cinefili. Il tema del viaggio, spesso usato nel cinema come metafora di formazione, crescita e ritrovamento interiore, diventa in questo caso un avvincente percorso nei meandri dei film di Bud Spencer e Terence Hill, ricco di aneddoti, curiosità e sincero trasporto.
Lo chiamavano Bud Spencer vive della sincera e tangibile passione che anima il regista Karl-Martin Pold
Parallelamente ai dialoghi dei due giovani, assistiamo ad alcuni brevi estratti di film del magico duo (con particolare attenzione alle celeberrime scazzottate) e a impagabili testimonianze di personalità legate a Bud Spencer, come il fido compagno Terence Hill, gli Oliver Onions, Alessandro Capone e Riccardo Pizzuti, che aiutano a comprendere meglio l’uomo dietro all’attore. A emergere è così il quadro di un uomo amante della vita, della risata e del divertimento, innamorato del proprio lavoro, ma anche di un approccio leggero e rilassato all’esistenza.
Lo chiamavano Bud Spencer vive della sincera e tangibile passione che anima il regista Karl-Martin Pold e i due protagonisti, capace di rendere trascurabili e superabili tutti i piccoli difetti. Nonostante qualche dialogo poco efficace fra Marcus e Jorgo, una certa ridondanza a livello di contenuti e una leggera rigidità negli incontri con alcuni artisti, il film riesce nell’intento di fare comprendere pienamente la vitalità e il lascito alle nuove generazioni delle pellicole di Bud Spencer e Terence Hill e a fare scoprire un lato poco celebrato, ma non meno importante, di queste piccole grandi opere, fatte di grande artigianato cinematografico e sincero amore per il puro intrattenimento e per il pubblico.
Una testimonianza doverosa e necessaria dell’impatto di Bud Spencer nell’immaginario collettivo
Inevitabile poi emozionarsi nel momento dell’incontro con il mitico Bud, in quella che possiamo considerare l’ultima apparizione sul grande schermo dell’attore. Un momento di vita vera, commovente e appagante, che rivela il grande cuore di un interprete di rara generosità e di inestimabile impatto nella cultura popolare, che manca ogni giorno di più a un cinema sempre più bisognoso di grandi uomini e personaggi.
In conclusione, Lo chiamavano Bud Spencer si rivela un riuscito tributo a un’icona del cinema di genere, i cui film hanno contribuito e continueranno a contribuire alla crescita e alla formazione di cinefili in ogni angolo del globo. Una testimonianza doverosa e necessaria dell’impatto di Bud Spencer nell’immaginario collettivo, che ci auguriamo possa avere una distribuzione dignitosa anche nel nostro Paese per aiutare e mantenere il vivo di questo straordinario uomo e interprete.