RomaFF12 – Mudbound: recensione del film Netflix
Mudbound è un film diretto da Dee Rees, presentato durante la Festa del Cinema di Roma, nuovo film originale Netflix che sarà disponibile dal 17 Novembre.
Mudbound è un film diretto da Dee Rees, presentato durante la Festa del Cinema di Roma, nuovo film originale Netflix che sarà disponibile dal 17 Novembre. Il film è tratto dal romanzo Fiori nel fango (Mudbound) di Hillary Jordan ed è interpretato da Carey Mulligan, Jason Clarke, Jason Mitchell, Mary J. Blige, Rob Morgan, Jonathan Banks e Garrett Hedlund.
1939. Le campagne del sud degli Stati Uniti d’America compongono l’orizzonte che circonda la vita di una famiglia di afroamericani che lavora la propria terra sul Delta del Mississippi. Il padre di famiglia Hap Jackson e la moglie Florence sognano di trovare l’indipendenza grazie alle risorse del proprio terreno e della fattoria, ma la realtà è ben diversa poiché si devono scontrare quotidianamente con le imposizioni e i pregiudizi della gente del luogo, che porta avanti i detriti della schiavitù e di un razzismo imperante. Quando uno dei loro figli, Ronsel, parte per combattere contro i nazisti di Hitler, la famiglia McAllan di Memphis, a loro volta col fratello Jamie al fronte, si trasferisce nel territorio dei Jackson.
Henry e Laura McAllan cercheranno di stabilirsi in quelle terre nonostante il loro temperamento sia ben distante dalla vita dura e faticosa dei campi. Tra le due famiglie si instaura un rapporto freddo e ostile, gerarchizzato secondo l’insulsa supremazia bianca decretata dalle leggi Jim Crow. Al ritorno dei loro cari dalla guerra, la vita di campagna verrà sconvolta dall’amicizia pericolosa che nascerà spontaneamente tra Jamie e Ronsel, un legame che li porrà in contraddizione con la logica comune del luogo.
Mudbound, dopo Barriere e Detroit, ripercorre il segregazionismo con nuovo vigore e spessore
Mudbound è un film che descrive quanto sia importante non lasciarsi sopraffare dalle barriere, dai lasciti del segregazionismo, dalle quali le nuove generazioni sembrano più interessate a volersene distaccare. Jamie, fratello di Henry, in Europa durante la guerra non ha avuto nessun problema nel confrontarsi con persone differenti, come anche Ronsel, che ha anche intrattenuto una relazione con una donna tedesca. Ma al loro ritorno a sconvolgerli è il volto di un’America marchiata sotto il segno del Ku Klux Klan, che si cela, subdolo e furente, dietro il silenzio di alcuni insospettabili cittadini.
La moglie di Henry, Laura, disperata e preoccupata delle loro sorti in quel pozzo fangoso che circonda la dimora, riesce a intrattenere un rapporto di rispetto e fiducia nei confronti di Florence, moglie di Hap. Ma anche questa vicinanza viene ostacolata dalla morale della sua famiglia, soprattutto del suocero, che sfodera il suo odio quotidianamente verso la famiglia Jackson. Florence al ritorno di Jamie, rimane attratta dai modi gentili e affabili di suo cognato e ben presto capirà che lui è l’unico a capire il suo dramma e la sua solitudine.
Mudbound veicola un messaggio di speranza
L’amicizia tra Rosel e Jamie è uno scandalo e sfida totalmente l’idea comune di segregazione razziale che vigeva allora, determinate dalle leggi Jim Crow, i cui effetti vengono mostrati durante il film, nelle scene in autobus, nei negozi, in cui gli afroamericani hanno un loro ingresso, i loro posti separati e la loro chiesa dislocata, che altro non è che un capanno scoperto in legno in cui possono cantare liberamente. Uno status che li rende solo apparentemente uguali ai bianchi, ma separati totalmente dalla società e dai momenti di aggregazione civile.
Mudbound, dopo Barriere e Detroit, ripercorre un passato americano che la regista Dee Rees riprende e rilegge con nuovo vigore e spessore, delineando la discordia e il pregiudizio che dividono generazioni differenti, seppur non troppo lontane l’una dall’altra. Il razzismo è il tema centrale della pellicola, che si è saputa distinguere da altri film che in passato hanno raccontato la segregazione degli afroamericani, poiché in Mudbound a fare da contraltare, da voce dissonante è un’amicizia pericolosa, nata per caso. I due ragazzi tornati dal fronte si raccontano, comprendono le loro reciproche paure, i loro incubi ricorrenti, la stessa identica tensione che avvertono al primo suono di un motore a scoppio, piccoli momenti di angoscia quotidiana che li rende fratelli e figli della stessa sventura.
Mudbound è un film in cui la scenografia ha un tono imperante, sconfina e va al di la dello schermo, mostrandoci le distese e le vallate di terra, fango, acqua straripante, che ora divide ora unisce gli uomini, una terra che rigetta i suoi semi, che non ha limiti, diversamente da chi la coltiva. Il mosaico suggestivo che ne deriva è semplice, con una caratterizzazione dei personaggi mai prevaricante, la cui storia d’amicizia e di conflitto, mai retorica, si inserisce in un discorso ancor più nobile, poiché l’interesse dell’opera è di veicolare un messaggio di speranza, di amore, le uniche risposte possibili che riescono davvero a sconfiggere l’odio in tutte le sue forme.