Science Fiction Volume One: The Osiris Child – recensione

La recensione di Science Fiction Volume One: The Osiris Child, il film di Shane Abbess presentato al Treiste Science+Fiction Festival 2017.

Ma quanto è stato bravo Shane Abbess, ma che gioiellino che ci ha regalato tra regia e scrittura. Ma quanto è credibile Daniel MacPherson, quanto avrebbero da imparare da lui tanti “divi” o presunti tali quando si misurano con antieroi disastrati e in bilico tra perdizione e redenzione. Ma quanto è bella la fotografia di Carl Roberston e la colonna sonora di Brian Cachia. Ma quanto sono poco da serie b questi effetti speciali, quanto sono ben dosati e quanto bello è vedere alcuni cavalli di battaglia della Sci-fi che fu nei costumi di Nicola Dunn. Ma quanto bello è questo The Osiris Child

Tutto comincia tra le dune e le rocce di una delle tante colonie che l’umanità ha creato in un futuro dove, tanto per cambiare, le multinazionali ormai fanno il bello e cattivo tempo, sopratutto la potentissima Exor, che ha tra le sue file il depresso ed angosciato ex pilota militare Kane Sommerville (Daniel MacPherson). Semi-alcolizzato, torturato dai rimorsi e con un matrimonio fallito alle spalle, Kane fa da supervisore per le nuove colonie del potente colosso guidata dalla algida e spietata Lynex (Rachael Griffiths) che più che un Generale è una sorta di Super Sergio Marchionne delle colonie. Kane in quei giorni ospita la giovane e un pò spocchiosa figlia Indiana (Taegan Croft) con la quale non riesce ad avere un rapporto decente.

La sua monotona e poco gratificante vita in quest’universo distopico e decadente viene sconvolta da un’improvvisa crisi nata su una delle carceri dove vengono costretti ai lavori forzati i peggiori detenuti della galassia. La rivolta libera mostruose creature dal misterioso passato, e per salvare la figlia dall’ondata di morte e distruzione, Kane sarà costretto a disertare e ad allearsi con il misterioso ed erculeo Sy Lombrok (Kellan Lutz in forma come pochi), e poi con altri tipici abitanti di un pianeta a metà tra il Far West e il fronte di guerra.

Science Fiction Volume One: The Osiris Child e i suoi riferimenti al meglio della fantascienza

Shane Abbess rappresenta ormai da anni uno dei registi più interessanti della terra australe e lo dimostrano pellicole fantasiose e piene di omaggi come il tenebroso e ben fatto Gabriel del 2007, Infini del 2015 (prima collaborazione con MacPherson) e sopratutto questo B-movie fantascientifico che in realtà di B non ha proprio nulla anzi…

The Osiris Child ha al suo interno uno sterminato numero di riferimenti al meglio degli anime, della fantascienza e dei comics che ognuno di noi ha visto o letto basati sul concetto di un futuro a metà tra avveniristico e postmoderno. Da Nathan Never ad Isaac Asimov, da Gundam a quello straziante capolavoro che fu Cowboy Bebop, per arrivare anche dalle parti di Mad MaxPhilip K. Dick. Abbess ha quindi confezionato un film che strizza l’occhio a un numero incredibile di opere senza però annoiare od essere ripetitivo. E si perché il bello è che questo The Osiris Child diverte, commuove, appassiona e sorprende dal primo minuto all’ultimo, pur rimanendo sui binari di un racconto che ha la calda familiarità di quel cinema fantascientifico creativo e innovativo che ci ha regalato perle come Aliens – Scontro Finale, Blade Runner o Atto di Forza.

Science Fiction Volume One: un film in cui funziona tutto!

Paragoni un pò forzati? Guardatelo e poi ne riparliamo. Ha più fantasia, ritmo, ispirazione ed intensità il film di Abbess che gran parte dei remake, sequel, reboot o simili di grandi titoli del passato con cui siamo stati assediati negli ultimi anni al cinema e che puntualmente si sono rivelati mezze oscenità. Qui invece funziona tutto, a partire da un cast che comprende una talentuosa ed istrionica Isabel Lucas, un simpatico ed orsuto Luke Ford e un mefistofelico Temuera Morrison. Nessun divo di serie A ma tanti ottimi caratteristi, guidati da una mano esperta e sicura, parte di un iter cinematografico sagacemente in bilico tra l’homage di genere ed un suo superamento in qualcosa di nuovo, di bello, di diverso. Carceri spaziali, battaglie tra navicelle, creature mostruose e scazzottate come si vedevano una volta…

Alla fin fine per definirlo in modo appropriato forse il miglior paragone è proprio il fumetto, del quale riprende caratterizzazione dei personaggi, il rifuggire una linea temporale classica, le caratteristiche visive, il taglio… The Osiris Child rifugge il patetismo e le frasette da baci perugina che ormai ci assediano fin dentro il MCU, aggiunge tra gli ingredienti un saltuario humor nero e una forte connotazione legata all’action che lo rendono sicuramente identificabile a quel stupendo filone della fantascienza legata al nome di Paul Verhoeven.

Dateci retta, andatelo a vedere. Perché Abbess del regista olandese e di quella scuola cinematografica, è l’erede, così come lo è senz’altro Neil Blomkamp (come dimostrato con District 9 o Humandroid). Lo è per energia, cura del dettaglio, per l’abilità nel disegnare personaggi efficaci e credibili, per l’essere in cuor suo parzialmente hollywoodiano nei sogni e nella grandezza visiva ma europeo nei contenuti, nello stile, nell’allontanarsi dal cliché e nella volontà di sperimentare ed essere autentico.

The Osiris Child è, in ultima analisi, una boccata di aria fresca, un film che per gli amanti del genere è da non perdere e forse la conferma che se dagli Stati Uniti non arrivano buoni segnali, conviene tenere d’occhio la terra dei canguri, perché da lì fidatevi ne vedremo delle belle…

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4