Vi Presento Christopher Robin: recensione del film di Simon Curtis
Un'atmosfera sognante e una solida narrazione fanno di Vi Presento Christopher Robin una sorpresa agrodolce che racconta di innocenze perdute e ritrovate
Qual è il prezzo dell’innocenza? Quanto poco è necessario per distruggerla irrimediabilmente? E quanto lavoro, al contrario, serve per preservarla e ritrovarne un piccolo frammento che possa aiutarci a vivere quando la speranza sembra aver abbandonato il mondo, e tutto quello ci resta sono ricordi? Sembra quasi ironico che un interrogativo così profondo si nasconda in realtà dietro al sorriso inconsapevole di un orso su un libro per bambini illustrato. Winnie the Pooh, protagonista dei libri per bambini di Alan Milne e reso immortale dai film d’animazione di Walt Disney, è il fulcro di Vi Presento Christopher Robin, il nuovo film di Simon Curtis (Marilyn, Woman in Gold) che promette di essere uno dei protagonisti della stagione natalizia.
Vi Presento Christopher Robin: ritrovare la magia oltre l’orrore del mondo
La storia vera della nascita di Winnie the Pooh e di tutti i personaggi che popolano il Bosco dei 100 Acri diventa il pretesto per raccontare una storia di innocenze tradite e riconquistate, speranze infrante e scelte dolorose, il tutto avvolto dall’atmosfera sognante di un idilliaco pomeriggio estivo, che tinge di fiabesco le lunghe giornate di gioco tra Alan (Domnhall Gleeson, Madre!, Star Wars: Gli Ultimi Jedi) e il figlio Christopher Robin (il debuttante Will Tilston e Alex Lawther). A contatto con l’infanzia ancora intatta del figlio, Alan trova lentamente un balsamo con cui attenuare il dolore delle sue ferite e scoprire nuovamente la possibilità, e il diritto, di essere felice.
Vi Presento Christopher Robin è dunque un film sull’innocenza e sulla speranza, ma questo non significa che la prospettiva con cui viene raccontata la storia sia di cieco ottimismo, ottusamente intenzionato a vedere e occuparsi solo degli aspetti più felici della vita. Al contrario, sono molti i dettagli che continuamente sottolineano come il dolore e la sofferenza siano un elemento inevitabile della vita, come cinicamente affermato da Daphne (Margot Robbie, I, Tonya, Suicide Squad), la quale ricorda al marito che, solo perché qualcosa non è gradevole non significa che possa essere evitato. Gli stessi giocattoli che daranno vita ai personaggi dei libri di Winnie the Pooh vengono donati al piccolo Christopher Robin dalla madre per sublimare una mancanza d’attenzione da parte sua: Daphne diventa madre controvoglia per cercare di scuotere il marito dall’apatia, ma dimostra subito una malcelata insofferenza nei confronti del figlio, che generalmente nemmeno chiama per nome.
Ben più significativo è il rapporto che lega Alan al figlio, un’amicizia che nasce quasi per caso diversi anni dopo la nascita del bambino ma che li unisce immediatamente. Se Christopher trova finalmente nel padre un divertente compagno di giochi nelle lunghe giornate in campagna, Alan rivede nel figlio la spensieratezza che la guerra gli ha rubato e a cui anela disperatamente, bevendola come acqua pura durante i giochi e le fantasticherie e concedendosi finalmente di guarire dalle proprie ferite.
Ma il prezzo di un’innocenza faticosamente riguadagnata, come si accennava all’inizio, può essere molto alto, e Winnie the Pooh, il travolgente successo commerciale che nasce quasi spontaneamente dai giochi di Alan e Christopher, esige che venga pagato. Mentre Alan Milne supera lentamente il suo trauma, Christopher rimane prigioniero della fama guadagnata grazie al libro del padre, vittima del suo stesso nome e della sua fantasia. L’infanzia del bambino viene digerita dalla creatura scaturita dalla sua stessa fantasia, e che tanto ha contribuito a renderla magica nei giorni trascorsi col padre a cercare avventure nella campagna inglese. Alla fine, quello che resta di Christopher è un concentrato di amarezza e rancore che dà vita a una particolare, seppur amara, inversione di ruoli: partendo volontario per la Seconda Guerra Mondiale, un Christopher Robin disilluso e cinico saluta freddamente un Alan di nuovo padrone delle sue emozioni e quasi restio a riconoscere il dolore del figlio, così lontano dall’infanzia idealizzata che aveva costruito per lui.
Una dialettica perfettamente riuscita e interessante che viene quasi sminuita dal melenso finale, che nella riunione tra padre e figlio cerca una catarsi agrodolce che annulla gran parte del percorso svolto dai personaggi. Alla fine Christopher Robin sembra restare davvero prigioniero della sua versione infantile data in pasto al pubblico, realizzando il principale desiderio di entrambi i genitori di non vederlo mai crescere.
Vi Presento Christopher Robin: un film sospeso in un poetico idillio d’oro.
Simon Curtis realizza con Vi Presento Christopher Robin un film di realismo magico che movimenta quello che sarebbe altrimenti stato un biopic scarsamente coinvolgente. Fin dal principio il regista gioca con il montaggio e le performance degli attori per creare aspettative che si diverte a disattendere sistematicamente, come l’arrivo del telegramma che apre il film o la bellissima ellissi temporale che in pochi secondi costruisce il personaggio di Alan Milne. Anche l’immaginazione dello scrittore ha un ruolo di primo piano nella costruzione irreale dell’opera, con il mondo che si trasfigura seguendo il filo delle sue fantasticherie e i giochi con Christopher, in un ottimo esercizio di soggettività che ci propone il mondo sotto la luce meravigliosa della fantasia di Alan.
Ovviamente le atmosfere ricoprono un’importanza fondamentale in un progetto di questo tipo, e quelle di Vi Presento Christopher Robin non sono mai meno che perfette. Quasi tutto il film sembra vivere in un momento sospeso nel tempo in cui il passato è annullato, il futuro non esiste e il mondo esterno ignorato, un eterno pomeriggio che assume i toni della fiaba anche grazie ai meravigliosi paesaggi naturali. La luce diventa quasi oro fuso che trapassa le fronde degli alberi per dipingere di eternità e dolcezza le scenografie e i personaggi, che assumono lo stesso colore del miele, l’onnipresente ossessione del goloso orsetto Pooh.
Se dei difetti devono essere trovati possono sicuramente essere identificati nel montaggio non sempre perfetto, che rende talvolta eccessivamente frammentarie le scene del film, legate da raccordi non sempre sufficienti, e nella sceneggiatura, che alterna momenti di grande ispirazione ad altri in cui avrebbe potuto essere più profonda e approfondita, come nel dialogo tra Alan e Christopher prima che quest’ultimo parta per il fronte, una scena che avrebbe potuto eviscerare ancora più a fondo i due personaggi coinvolti.
Si tratta comunque di difetti di scarso peso che poco influiscono nella resa finale del film. Vi Presento Chrstopher Robin è un’opera dolce con quel tanto di realtà, principalmente riassumibile nel personaggio di Daphne, che serve a non renderlo stucchevole. Le performance solide del cast, la regia molto capace e l’atmosfera sognante rendono questo film incantevole ed emotivamente efficace, con un cuore pieno di calore e affetto. Una sorpresa dolceamara perfetta da regalarsi durante queste festività natalizie.
Vi presento Christopher Robin uscirà nelle sale italiane il 3 gennaio, distribuito da 20th Century Fox.