Star Wars: Gli ultimi Jedi – recensione (No Spoiler)
Arriva il secondo capitolo della nuova trilogia di Star Wars. Si tratta di Star Wars: Gli ultimi Jedi, l'epico, clamoroso film diretto da Rian Johnson.
La Forza si è risvegliata. Ora è tempo di riaccendere la scintilla della speranza. Star Wars: Gli ultimi Jedi (qui il trailer) è la degna e ancor più sorprendente prosecuzione della nuova trilogia legata alla famosissima saga, la quale si riconferma una delle più emozionanti operazioni dell’industria cinematografica, capace di convergere al proprio centro un intrattenimento in grado di trasportare lo spettatore nell’immensità dello spazio e un fervido talento idoneo nel creare una solida sinergia tra personaggi e elementi narrativi.
Prese le redini del progetto avviato in precedenza con Star Wars: Il risveglio della Forza da parte del regista J.J. Abrams, lo statunitense Rian Johnson scrive e dirige con prontezza ed energia per realizzare un secondo capitolo che non solo segue la linea delle innovazioni poco accentuate, seppur visibili, del primo film, ma le amplifica a tal punto da ricondurre il filone di Guerre Stellari sulla scia di un mito senza tempo. Di un universo leggendario che non smette di splendere.
Star Wars: Gli ultimi Jedi – Rian Johnson e le innovazioni per una nuova strada
Rey (Daisy Ridley) ha trovato Luke Skywalker (Mark Hamill). Su di un’isola lontana, come un eremita a cui si è sgretolata anche la più piccola fiducia nella Forza, il Jedi sembra non voler aiutare né la ragazza né la resistenza che, capitanata dalla sua saggia sorella nonché generale Leia Organa (Carrie Fisher), si oppone ostinata alla malvagità del Primo Ordine. Una ribellione decisa a ristabilire una nuova Repubblica e in cui i membri Poe Dameron (Oscar Isaac), Finn (John Boyega) e Rose (Kelly Marie Tran) sembrano escogitare astuti quanto mortali piani. Un lato oscuro, quello del combattuto Kylo Ren (Adam Driver), in stretta connessione con la potenza dell’ignara Rey, un continuo rovesciarsi di alleanze e ideali, condotti solo e unicamente dalla grandezza della Forza.
Star Wars: Gli ultimi Jedi arriva quando si crede che oramai non ci sia più nulla da raccontare, più niente che valga la pena trarre da un pozzo profondo in cui da anni vengono strappati fuori fantasia e successo, componenti che hanno saputo alimentare amore nel cuore di un pubblico oggi più che mai vasto. Il secondo film della giovane trilogia si pone dunque come la decostruzione del conosciuto che va pian piano sbriciolandosi, lentamente, prendendosi lunghi tempi, ma giungendo chiaro all’obiettivo che fin dal principio si era prefissato: ritrovare la forza per plasmarla su originali, diverse, sconosciute, ma ben strutturate vie.
Star Wars: Gli ultimi Jedi – Sulla via di qualcosa di memorabile
Rian Johnson non ha paura di allontanarsi da un canone che ha reso incontenibile la fama dei suoi predecessori per trarre da questi innumerevoli insegnamenti, costruendo così una storia abile nell’esprimere la sua essenza unica, che non si trova molto distante da qualcosa di assolutamente memorabile. Un racconto che punta al leggendario e riesce a centrarlo perché addentratosi su territori inesplorati pur risultando sempre familiari, un equilibrio perfetto che gioca sia nell’assemblaggio del film sia all’interno del suo struggente confronto. Nell’ostinata, difficile, confutabile distinzione tra ciò che vuol essere bene e ciò che vuol essere male, dove in entrambi in casi è lecito sbagliare.
È infatti la conflittualità a muovere i fili di una trama che procede attraverso inesorabili scontri fisici – nonché, ovviamente, stellari – e a definire i contorni di personaggi incatenati tra loro da una scarica elettrica che viene percorsa da dubbi e debolezze, incertezze e riflessioni. Lo scontro di uno sfocato bene che si trova di fronte al disorientamento di un titubante male, concetti mai stati tanto vicini e come intercambiabili in quel cordone che li unisce e in cui scorre non solo la Forza, ma il timore di non saper convertirsi al suo giusto lato.
Star Wars: Gli ultimi Jedi – Il passato che lascia posto al presente e che dedica il film a Carrie Fisher
Un film emozionante che più di una volta lascia spiazzato lo spettatore, un lavoro gestito con abilità da un Rian Johnson che, presa sulle spalle la responsabilità di dedicare spazio al totalmente nuovo, fa esplodere in Star Wars: Gli ultimi Jedi la speranza per il futuro assieme a quella per il destino dei suoi personaggi e dello sviluppo della saga, i quali si prospettano non da meno rispetto alla grandiosità di questa seconda, stupefacente parte.
Con il ritorno di bravissimi attori e l’arrivo di nuove leve altrettanto virtuose, la maestosità delle musiche di John Williams e lo sdoganamento della nozione di eroe, di Star Wars: Gli ultimi Jedi si percepiscono tutti i centocinquantadue minuti di visione poiché pregnanti di un’intensità che va attaccandosi direttamente al corpo dello scombussolato spettatore, immerso nel mondo di Guerre Stellari, dedicato per l’occasione alla memoria della scomparsa principessa Carrie Fisher. Il passato che viene lasciato indietro per far spazio ad un rinnovato presente, il quale si concretizzerà ancora meglio nel futuro. Un film clamoroso, che fa attendere tremanti il suo terzo capitolo.
[amazon_link asins=’B071P2N73R,B072C4Z4CM,B06W9L8GL2,B071S81Q2T’ template=’CopyOf-ProductCarousel’ store=’pluginwordpress03-21′ marketplace=’IT’ link_id=’7cd2759e-dfc8-11e7-900b-2f45ff556929′]