Basilicata Coast to Coast: recensione
Basilicata coast to coast è un lungo viaggio attraverso il territorio montuoso della Lucania, è un road- movie nostrano con tanto di carretto trainato da cavallo, ma è soprattutto una autentica dichiarazione d’amore di Rocco Papaleo, qui in veste non solo di attore ma anche di regista, alla sua adorata terra.
Quattro amici con la passione per la musica e dalla vita sconclusionata nonché alla deriva partono per uno pseudo-tour attraversando a piedi la Basilicata da costa a costa, da Maratea a Scanzano, portando con sé il minimo indispensabile.Un professore di liceo che ha rinunciato a diventare preside (Rocco Papaleo), una piccola celebrità locale che solo pochi ricordano e nessuno più vuole (Alessandro Gassman), un ex studente di medicina dalla arida vita sentimentale (Paolo Briguglia) e un solitario dedito alla pesca che per scelta ha smesso di parlare (Max Gazzè): questo è il mix proposto con l’aggiunta di una reporter musona e insoddisfatta (Giovanna Mezzogiorno), che ha il compito di redigere il diario di bordo per una televisione parrocchiale.
Lungo lo strampalato viaggio non manca chi si aggrega alla carovana per salutarla poco dopo e chi invece l’abbandona per ricongiungersi in seguito, arricchendo il quartetto sempre più stanco di camminare sotto il sole cocente del sud.
Alla volta del Festival di Scanzano, il gruppo che alterna momenti di sconforto ad altri di ilarità ed entusiasmo, fa incontri inaspettati, litiga, si innamora e ognuno fa i conti con i propri vecchi fantasmi. La storia è semplice e senza pretese: parla di amicizia, lealtà, sogni ma sopratutto di tutto ciò che è Basilicata. Sorretta in parte da gag esilarati, bellissimi paesaggi e divertenti siparietti musicali, sembra però non ingranare mai del tutto. Per quanto sia apprezzabile l’esodio alla regia di un attore così tanto spesso sottovalutato e relegato a ruoli marginali, che giocando in casa sembra finalmente riscattarsi, il film non diverte fino in fondo, a tratti è noioso e ripetitivo e non riesce a farsi apprezzare da chi ha sempre vissuto al di fuori dei confini della regione celebrata.
Anche la brava Giovanna Mezzogiorno, qui con le sue smorfie e l’accento sforzato, è visibilmente spaesata, impacciata e a disagio nell’inconsueto ruolo comico. Troppo campanilista per essere esportato, troppo made in Basilicata per essere compreso, troppo Papaleiano per essere accettato ovunque. Un esordio non completamente riuscito anche se fatto con il cuore, una prova iniziale che può essere migliorata, una base di partenza che non va sicuramente dimenticata. La storia raccontata è una meta da raggiungere, che se in macchina ci si arriva in poco più di due ore a piedi, tra i monti e i tanti ostacoli, diventa il viaggio di una vita alla scoperta di sé stessi. Il vero obiettivo non è suonare al Festival di Scanzano ma far vibrare le corde dell’amicizia in una inedita terra lucana. Un piccolo film italiano che aspetta solo di crescere.