La vita è bella: il capolavoro di Roberto Benigni compie 20 anni
La vita è bella è un film diretto da Roberto Benigni, un capolavoro della cinematografia mondiale che uscì nel 1997, e che fu insignito di tre premi Oscar
La vita è bella è un film diretto e interpretato da Roberto Benigni, un capolavoro della cinematografia mondiale che uscì nel 1997, e che fu insignito di tre premi Oscar per il miglior film straniero, miglior attore protagonista a Roberto Benigni e migliore colonna sonora a Nicola Piovani.
Dopo 20 anni La vita è bella non smette di stupire, di commuovere, è una favola immortale, definita dalla stesso Benigni come un film sdrammatico, perché contiene tutto dentro di sé, il dramma, l’orrore, la commedia, quella umana, la vita percorsa come una tragedia e recitata con leggerezza. Per gli scienziati c’è il futuro, per gli artisti l’infinito: Roberto Benigni, con Vincenzo Cerami, ha scritto e portato sul grande schermo un’elegia sull’amore, sulla vita, sulla felicità attraverso il destino di un uomo umile e scanzonato, che farà tutto ciò che può per proteggere suo figlio dalle mostruosità dell’Olocausto, realizzando ciò che aveva profetizzato Primo Levi in Se questo è un uomo, ovvero che la vita fuori è bella e, nonostante tutto, può continuare ad essere bella.
In questo ventennale ricordiamo La Vita è bella, pellicola memorabile e superlativa, determinata da una presenza attoriale maestosa, dal giovanissimo Giorgio Cantarini a Nicoletta Braschi, a Benigni che con la sua fisicità, con le sue dinamiche visive ha raccontato una storia individuale e plurale, nobile e fragile, degna del successo e dell’affetto che ha scatenato nel cuore di ogni spettatore, che a distanza di anni provoca ancora lo stesso edenico turbamento.
La vita è bella: le curiosità sul film di Benigni
I nomi dei protagonisti del film sono ripresi da Dora De Giovanni, zia di Nicoletta Braschi, e da Guido Vittoriano Basile, suo marito, morto nel campo di concentramento di Mauthausen.
Roberto Benigni è stata la quarta persona ad essere nominata agli Academy Awards come miglior attore, miglior regista e miglior sceneggiatura nello stesso anno. Gli altri che sono stati insigniti di questo riconoscimento sono Orson Welles per Quarto potere (1941), Woody Allen per Io & Annie (1977) e Warren Beatty per Reds (1981).
La vittoria dell’Oscar di Roberto Benigni come miglior attore è il secondo premio nella storia per una performance completamente in italiano, il primo Oscar lo vinse Sophia Loren per La ciociara (1960).
Benigni, tra i numerosi riconoscimenti, è stato insignito di un premio BAFTA come miglior attore, un premio César per il miglior film straniero, un premio Goya per il miglior film straniero, un Premio speciale della giuria al Festival di Cannes, 2 European Film Awards per il miglior film e attore e 8 David di Donatello.
La vita è bella ha incassato a livello internazionale oltre 225 milioni.
La vita è bella: il capolavoro di Roberto Benigni compie 20 anni
Roberto Benigni ha dichiarato che il titolo deriva da una citazione di Leon Trotsky. Egli mentre era in esilio in Messico, sapendo che stava per essere ucciso dai sicari di Stalin, scrisse: “La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore”.
Il numero della divisa, indossata da Guido nel campo di concentramento, è lo stesso indossato da Charlie Chaplin nel suo film Il Grande Dittatore.
All’interno del film sono presenti due tributi a Massimo Troisi: il primo è mentre sono in teatro, quando Guido tenta di far girare la maestra dicendo “Voltati, voltati”, scena ripresa da Ricomincio da tre; il secondo tributo è la scena in cui Benigni, per incontrare la maestra, percorre tutto il quartiere di corsa.
Per il film Benigni si avvalse della consulenza dello storico Marcello Pezzetti e di Shlomo Venezia, sopravvissuto di Auschwitz. Inoltre tra le fonti d’ispirazione della sceneggiatura c’è la storia del deportato e sopravvissuto Rubino Salmonì, autore del libro Ho sconfitto Hitler.
Dopo che La vita è bella fu nominato per 7 Oscar, Roberto Benigni incontrò l’allora presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scalfaro. Benigni, dopo avergli stretto la mano, esclamò: “Ora sì che ho l’Oscar nelle mie mani!”
Il film venne preso di mira dalla critica a causa del presunto revisionismo storico operato da Benigni: nel film si vede il campo di concentramento liberato dagli Americani, non dai russi, come accade ad Auschwitz. Tutto, secondo la critica, con lo scopo di compiacere l’Academy e poter così mettere le mani sull’Oscar. Ma Benigni replicò dichiarando: Il film non parla di Auschwitz, infatti intorno al campo ci sono i monti, che ad Auschwitz invece non ci sono. Quello è “il” campo di concentramento, perché qualsiasi campo contiene l’orrore di Auschwitz, non uno o un altro.