Slumber – Il Demone del sonno: la recensione
La recensione di Slumber - Il Demone del sonno, film diretto da Jonathan Hopnkins e con protagonista Maggie Q. Una storia a metà tra mockmentary e possessione ricca di cliché ma forse priva della giusta carica narrativa
Nel 2015 Rodney Ascer portava alla luce uno dei docufilm sul fenomeno della paralisi ipnagogica meglio riusciti degli ultimi anni, parliamo ovviamente di The Nightmare, un film che è riuscito ad approfondire una situazione sempre al limite tra scienza e misticismo.
In un contesto apparentemente speculare si inserisce Slumber – Il Demone del Sonno, film diretto da Jonathan Hopkins dove la scienza cerca di indagare sugli strani eventi sovrannaturali accorsi durante un’esperimento sulla paralisi nel sonno. L’horror, di per sé, è un genere che ha bisogno forse più di tutti gli altri di rinnovamento, di svecchiamento, di nuove idee; su queste basi dovrebbe basarsi il lavoro di un regista giovane e in cerca di affermazione. Purtroppo Slumber – Il Demone del sonno non è tra questi.
Maggie Q è la protagonista di un horror sterile, piatto e senza i dovuti twist narrativi che dovrebbero quantomeno attirare l’attenzione dello spettatore. L’attrice interpreta Alice, una donna segnata da un evento drammatico che ha deciso di investigare ancora di più sul fenomeno della paralisi nel sonno. Durante una normale giornata di lavoro le si presenta una famiglia “colpita” da strani eventi notturni dovuti, secondo la diagnosi di Alice, alla paralisi del sonno che affligge il figlio maggiore. Davanti agli strani eventi che iniziano ad accadere ai componenti del nucleo famigliare la donna dovrà non solo iniziare a considerare i principi sovrannaturali della situazione ma tornerà anche a scontrarsi con un passato tutt’altro che benevolo, dove la misteriosa morte di suo fratello non è mai stata del tutto accertata.
Slumber – Il Demone del sonno – tra mockumentary e demoni
Come molti horror moderni, Slumber – Il Demone del Sonno, soffre di una mancanza di caratterizzazione dei personaggi principali, spesso affidati a protagonisti privi della giusta enfasi e una volontà inopportuna di “correre dentro la storia”, che spesso si rivela inefficace. L’horror ha i suoi tempi narrativi, le sue lente e inesorabili evoluzioni che spesso suscitano maggiore spavento del jump scare, piazzato più come diversivo che come vera voluptas registica. In questo casto l’eccessiva rapidità dell’evoluzione delle vicenda non è correttamente bilanciata con i tempi narrativi del film, finendo per vivere momenti di assoluto caos alternati a pause d’interminabile sterilità.
In un vortice di deja-vù e cliché finisce anche Maggie Q, protagonista senza carica e senza verve. Il film è un turbinio di situazioni paradossali, spesso mal gestite con una componente sovrannaturale che aggrava ulteriormente il numero infinito di cliché del film. Sono poche le situazioni interessanti del film che stenta a spaventare se non con l’utilizzo di jump scare messi un po’ ovunque.
Insomma questo Slumber – Il Demone del sonno è un pastiche di genere, un film che avrebbe potuto essere ma che non lo è stato. Un rinnovamento del genere che manca anche e soprattutto per la scelta di tirare in ballo lo stile del mockumentary per finire poi ad evocare quanto di già visto in altri prodotti cinematografici divenuti ormai dei veri cult di genere (vedasi soprattutto The Conjuring).
Un vero peccato se si considera che la paralisi del sonno è un evento tutt’oggi di difficile interpretazione scientifica ma non per questo si può cadere obbligatoriamente nel cliché demoniaco, il cinema può mostrare e raccontare eventi terrificanti con la giusta dose di pathos e carica narrativa, aggettivi che non si sposano affatto con il film di Jonathan Hopkins.