Mission: Impossible – la retrospettiva di una saga all’insegna dell’adrenalina
Andiamo alla scoperta della saga di Mission: Impossible e individuiamo gli elementi che la hanno resa così celebre e duratura nel tempo.
Mission: Impossible è una delle saghe più famose e riconoscibili della storia del cinema. Ma cos’è che l’ha resa tale? Potremmo dire che come Star Wars per la fantascienza e Indiana Jones per l’avventura, questa serie ha dato nuova linfa al thriller spionistico (il primato fino a quel momento apparteneva ai film di 007 e qualsiasi altra pellicola, anche riuscita, soffriva inevitabilmente del paragone) e da qui sorge un altro quesito: quali sono gli elementi che hanno permesso alla saga di funzionare distinguendosi all’interno del genere? Sembrerà banale, ma spesso dietro la riuscita di un buon prodotto vi è alla base un’ispirazione a qualcosa di precedente: un’idea, una storia, una situazione che, se reinterpretata e attualizzata con intelligenza, ne può determinare il successo (George Lucas e gli innumerevoli “omaggi” in Guerre Stellari sono un chiaro esempio).
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In questo caso l’ispirazione deriva da una ben collaudata serie TV degli anni ’60 dallo stesso titolo e con situazioni analoghe: agenti speciali alle prese con missioni impossibili. Il capo del team era Peter Graves (in seguito famoso per essere stato il capitano dell’Aereo più pazzo del mondo 1 e 2, nel quale assistiamo ad una divertente parodia del programma sopracitato) seguito, poi, da Martin Landau (premio Oscar per Ed Wood), Peter Lupus e Greg Morris. Le trame degli episodi godevano di un’ottima scrittura atta a creare situazioni sempre più ingegnose e imprevedibili.
Avveniristica per i tempi, ha introdotto l’indimenticabile sigla di Lalo Schifrin (altro ingrediente fondamentale per il successo e la riconoscibilità) e certi topoi come il messaggio che si autodistrugge dopo 5 secondi. L’ultima puntata è stata trasmessa il 30 marzo 1973 e, salvo un breve e fiacco tentativo condotto negli anni ’80, l’IMF (Impossible Mission Force) rimase inattiva fino al 1996, quando la star di Hollywood Tom Cruise, grande fan della serie, decise di proporre alla Paramount che deteneva i diritti, una versione cinematografica.
Tutta la saga di Mission: Impossible, dal 1° al 6° capitolo
Mission: Impossible (1996)
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L’attore, oltre a produrlo, scelse personalmente il regista Brian De Palma (autore dei grandi Scarface, Gli intoccabili e Blow Out) che incaricò lo sceneggiatore David Koepp (noto per altri adattamenti quali Jurassic Park e Spider-man) di scrivere il copione, nonostante il film fosse già entrato in produzione con delle scene prestabilite, tra cui il setup iniziale ambientato a Praga e lo scontro finale sul treno. La storia ha per protagonista Ethan Hunt (Cruis) agente segreto presso la famosa organizzazione che, dopo essere stato tradito durante una missione, si metterà alla ricerca del colpevole interno vendicando, così, anche la morte dei suoi compagni. La pellicola segue diligentemente lo spirito della serie: travestimenti, colpi di scena, ribaltamento dei ruoli ma compie un’opera di modernizzazione, inserendo nella trama elementi informatici (internet e computer), effetti più sofisticati (la “clonazione” dai volti) e scene spettacolari a iosa.
Il cast è ben assemblato: Jon Voight, Vanessa Redgrave e i francesi Jean Reno ed Emmanuelle Béart. Il successo è planetario (quasi 500 milioni di dollari al botteghino) e spiana, inevitabilmente, la strada ad altri capitoli.
Mission: Impossible 2 (2000)
Il primo seguito è stato rilasciato nel 2000 e lo si intuisce immediatamente dall’impostazione. A primeggiare non è tanto la trama quanto le scene action dirette, non a caso, da un maestro del genere quale John Woo (A better tomorrow e il blockbuster Face Off). Visivamente impressionante (la sequenza iniziale è diventata in un certo senso iconica); il montaggio è serrato e il ritmo, spesso, frenetico; persino la sigla subisce un ulteriore “svecchiamento” (ad opera del premio Oscar Hans Zimmer) e all’interno della colonna sonora è presente una canzone dei Metallica (I Disappear). Il plot è sempre più legato all’evolversi della tecnologia e, difatti, riguarda un pericoloso virus informatico che, se diffuso, potrebbe seriamente minacciare le sorti del mondo. Ad accompagnare Ethan in questa nuova avventura l’immancabile Luther Stickell (Ving Rhames): “il genio del computer” presente in tutti i capitoli della saga. Sebbene accolto con pareri contrastanti dalla critica, il film si è rivelato ugualmente un grande successo.
Mission: Impossible 3 (2006)
Il terzo capitolo della serie è quello che più ha sofferto in quanto a ritardi e divergenze creative: dopo la rinuncia di David fincher e Joe Carnahan, la regia è passata a J. J. Abrams che, ai tempi, si divideva tra Alias e Lost. La struttura è più complessa, sebbene non si lesini sulle immancabili scene d’azione e il cattivo di turno è reso memorabile dal compianto Philip Seymour Hoffman. Introdotta in quest’episodio, la compagna del protagonista Julia Meade (Michelle Monaghan) e Benji Dunn (Simon Pegg) che, da qui in avanti, diverrà un personaggio fisso, nonché contraltare comico per Cruise. Le sequenze memorabili sono l’assalto sul ponte, l’interrogatorio di Seymour Hoffman e le location, in particolar modo quelle cinesi. Anche in questo caso, l’incasso è risultato ottimo ed è stato, in parte, apprezzato lo slancio autoriale dato da Abrams.
Mission: Impossible – Protocollo fantasma (2012)
Il quarto capitolo rappresenta un buon ritorno per i personaggi; un solido film di spionaggio con scene mozzafiato. La trama è ben calibrata: l’IMF viene accusata di un attentato ai danni del Cremlino e, stavolta, il regista Brad Bird (che sino a quel momento aveva diretto film d’animazione quali Gli incredibili e il sottovalutato Il Gigante di ferro) sceglie la chiave dell’ironia per giustificare l’impossibilità di certe situazioni. Il film intrattiene presentandoci, ancora una volta, scene mirabolanti (il grattacielo), situazioni imprevedibili (il duplice scambio diamanti – codici) e sequenze adrenaliniche (la tempesta di sabbia). Curati come sempre gli effetti speciali.
Mission: Impossible – Rogue Nation (2015)
Quando sembrava che la saga (tenutasi comunque su dei buoni livelli) non potesse offrire più nulla di nuovo, ecco Mission Impossible 5 – Rogue Nation, sceneggiato e diretto dal premio Oscar Christopher McQuarrie (I soliti sospetti). La pellicola presenta una storyline estremamente sofisticata, piena di sorprese e doppie piste. Ethan Hunt e soci, devono sventare il piano dell’ex agente del MI6 Solomon Lane, ora terrorista impossibile da battere per via del suo folle ingegno.
Il film è diretto con maestria (di forte impatto, la sequenza ambientata all’interno di un teatro di Vienna in cui si svolge l’opera Turandot) e gli attori sono più che funzionali (ottime la new-entry Baldwin e Ferguson: direttore della CIA il primo e abile nemica/alleata la seconda; l’impatto spettacolare è assicurato così come il divertimento. Questa volta pubblico e critica si sono mostrati entrambi favorevoli.
Mission Impossible – Fallout (2018)
Il primo trailer di Mission: Impossible – Fallout
Il 29 agosto esce nelle sale cinematografiche italiane il sesto capitolo della saga diretto da Christopher McQuarrie, Mission: Impossible – Fallout che, come abbiamo scritto nella nostra recensione, ha tutte le carte in regola per entusiasmare i fan. Un prodotto cinematografico che sa dimostrare, ancora una volta, non solo la capacità di Ethan Hunt di salvare il mondo, ma anche quella della saga e di questo capitolo, di essere (almeno in parte) la salvezza dei blockbuster.
Tirando le somme, Mission: Impossible è una saga che, sino a questo momento, ha messo il pubblico nelle condizioni di provare meraviglia e stupore (elementi alla base dell’intrattenimento filmico), trattando minacce reali quali la guerra fredda, i pericoli informatici e il terrorismo in maniera spettacolare (un applauso va a Tom Cruise che ha girato tutte le sequenze d’azione senza controfigura, rendendole reali e collezionando una serie innumerevole di infortuni). Finché queste qualità resteranno inalterate, la saga potrà vivere per altri cento anni e Cruise sarà ancora lì, non invecchiato di un solo giorno come da abitudine!