Il Giustiziere della Notte: recensione del film con Bruce Willis
Bruce Willis è un uomo per bene che si trasforma in vigilante ne Il Giustiziere della Notte, remake diretto da Eli Roth, regista di Hostel e The Green Inferno, al cinema dall'8 marzo con Eagle Pictures.
Oltre quattro decadi dopo il film di Michael Winner, Eli Roth porta nuovamente sullo schermo Il giustiziere della notte, romanzo firmato da Brian Garfield che dopo il film del 1974 ispirò anche quattro sequel. Bruce Willis eredita il ruolo che fu di Charles Bronson nei panni del chirurgo (non architetto, come nell’originale) Paul Kersey, la cui vita perfetta va in frantumi quando moglie e figlia vengono aggredite in casa, con la prima che perde la vita. Asfissiata dalla mole di crimini che avvengono per le strade di Chicago, la polizia non sembra venire a capo delle indagini; deluso dalle autorità, Paul decide di farsi giustizia da solo, finendo per trasformarsi in un vigilante.
La stessa storia, con le dovute distinzioni, aveva stizzito la critica americana all’uscita del film di Winner, stroncato non tanto per il suo valore cinematografico quanto per il pericoloso messaggio a favore del vigilantismo identificabile in molti frammenti; ritrovandosi per le mani lo stesso tema, scottante e attuale oggi come allora, Eli Roth ricerca una strada differente dal predecessore, non rifuggendo l’ironia spesso presente nella sua filmografia e tentando in tal modo di stemperare le controverse gesta del protagonista. Facendo ciò, Il giustiziere della notte di Roth perde la gran parte delle dissertazioni filosofiche, sociali e politiche fornite dal romanzo, e in parte esplorate dall’adattamento anni ’70, trasformando il tutto in una lineare storia di vendetta che intrattenga lo spettatore con azione e sprazzi di violenza, stuzzicando il carattere brutale e bramoso di castigo per i torti subiti celato nell’animo di quasi ogni uomo.
Il Giustiziere della Notte – Un Bruce Willis monocorde per un remake alla catena
L’aver messo sullo sfondo il dilemma morale di Paul Kersey consentirebbe al novello titolo d’exploitation di intraprendere una divertente escalation vendicativa bastevole a concedere una visione soddisfacente, ma Il giustiziere della notte non riesce a percorrere fino in fondo tale cammino, come legato alla catena dal suo porsi come remake dell’opera di Mann (nonostante faccia un mestiere diverso, ad esempio, il chirurgo interpretato da Willis condivide il nome con il personaggio di Bronson, non con quello presente nel libro). Lo sceneggiatore Joe Carnahan si trova così ad alternare scene action a quadretti familiari e privati; dovrebbero avvicinarci ai volti della storia, ma i secondi si limitano a far singhiozzare il ritmo, incapaci di instaurare una reale empatia tra lo spettatore e un uomo in lotta fra i suoi principi morali e il suo perverso senso della giustizia, a causa non solo del tono che contraddistingue il resto del film, ma anche per via di un Bruce Willis poco coinvolgente.
Se nelle scene di violenza, il volto imperturbabile dell’attore regala alla sua interpretazione una freddezza da cui trapela la spietatezza di Kersey, funzionale anche per le parti ironiche del film, nel momento in cui l’azione lascia il posto ai personaggi, la star appare monocorde e la sua prova soffre ancor più quando ad affiancarlo sono il sempre buon Vincent D’Onofrio, nei panni di un ex delinquente preoccupato per la folle strada intrapresa dal fratello, e la promettente Camila Morrone, che dà volto alla figlia del protagonista, vittima della tremenda aggressione.
Il Giustiziere della Notte – Eli Roth gioca con il genere senza donare al film una sua identità
La trasformazione di quest’uomo per bene che si lascia infine dominare dai suoi istinti rabbiosi avviene in un lampo, senza alcuna remora morale, e se l’aver reso Kersey un medico dovrebbe enfatizzare il dualismo fra l’uomo che salva vite e quello che le stronca (esemplificato da un montaggio con split screen che contemporaneamente mette in scena la carriera del chirurgo e le preparazione del vigilante), questo aspetto perde di peso per i motivi sopra citati e assume più le sembianze di un riempitivo, lasciando ancor più sorpresi per il fatto che lo sceneggiatore Carnahan, nel 2011, era riuscito a sviscerare con tanta perizia l’animo umano nel suo The Grey.
Eli Roth riesce a dare il meglio di sé quando è alle prese con il genere, montando tensione durante l’irruzione in casa, e quando senza freni decide di divertirsi insozzando la scena di sangue, con qualche tocco di torture porn (non a caso il suo Hostel ha dato origine a tale sottogenere). Simili guizzi non riescono però a risollevare Il giustiziere della notte dal suo letto di già visto, mancando anche di un comparto action stilizzato ed esteticamente appagante a cui si deve invece la riuscita di revenge movie quali John Wick, in grado di sopperire alle ingenuità narrative.
Intrappolato fra il tentativo di assumere una propria identità e il voler richiamare l’originale del 1974, per molti divenuto cult, Il giustiziere della notte (QUI il trailer italiano) annaspa così mentre attraversa la sua stanca sceneggiatura, permettendosi un paio di momenti divertenti e qualche scena di tensione ben calibrata, ma che a conti fatti ha ben poco altro da regalare. Con un cast completato da Dean Norris, Kimberly Elise, Elisabeth Shue e Beau Knapp, il titolo debutta nelle sale italiane l’8 marzo, distribuito da Eagle Pictures. Nel frattempo, Eli Roth ha già firmato The House with a Clock in Its Walls, adattamento del romanzo fantasy per ragazzi con Jack Black e Cate Blanchett, sugli schermi questo autunno.