Pickpockets: recensione del film Netflix di Peter Webber
Pickpockets è un film colombiano, disponibile su Netflix dal 12 aprile, diretto da Peter Webber e con un cast formato da Carlos Bardem, Emiliano Pernía, Natalia Reyes e Duban Prado
Pickpockets è un film colombiano, disponibile su Netflix dal 12 aprile, diretto da Peter Webber e con un cast formato da Carlos Bardem, Emiliano Pernía, Natalia Reyes e Duban Prado. Questo film originale Netflix, racconta della vita di due adolescenti, Fresh e Doggy, due borseggiatori alle prime armi che tentano di sopravvivere derubando, quanto più possibile, disattenti e sfortunati passanti per le strade impervie di Bogotà.
Una sera Fresh viene avvicinato da Chucho, un esperto borseggiatore, che decide di addestrare lui e il suo amico verso l’arte del furto, insegnando loro le tecniche e i modi più ingegnosi per poter rubare senza farsi accorgere, senza violenza o dover scappare. Fresh accoglie i consigli e gli insegnamenti di Chucho come una benedizione, seguendolo in ogni sua richiesta e ogni suo capriccio, cosa che porterà ben presto Fresh ai margini di una società criminale, corrotta e violenta, che popola le strade di Bogotà, una società che non prova pietà per nessuno.
Pickpockets: il film Netflix di Peter Webber
Pickpockets è un thriller che racconta la storia di Fresh, un ladruncolo di strada che rifiuta ogni forma di violenza, un ragazzo che si ritrova ad idolatrare Chucho, un mentore inaspettato che formerà, assieme al suo migliore amico e ad una giovane artista di strada, qualcosa che somiglia al tepore di una famiglia. Con la sua abilità Chucho è come un illusionista, sembra dominare le strade con le sue telecamere a circuito chiuso, un uomo di cui si sa davvero poco.
Le uniche cose che possiamo apprendere durante la visione di Pickpockets è che Chucho è di origini spagnole, che ha scelto Bogotà per nascondersi da un passato difficile e che ha un gallo da combattimento, che lascia gareggiare in modo cruento e deprecabile. Un personaggio che ha tutto: un segreto, un conflitto e un’abilità. In fin dei conti è un buon borseggiatore, che non smette mai di essere un uomo d’affari.
Pickpockets è un Oliver Twist moderno, che sicuramente non regge il paragone con il capolavoro di Dickens, ma che nelle sue trame trova alcuni punti in comune con il romanzo (anti) vittoriano, come l’assenza di una figura paterna, la povertà e la criminalità urbana. Eppure Pickpocket, pur spiccando per le sue tematiche sensibili, non vive di una costruzione dei personaggi particolarmente forte.
Chucho e Fresh sono timidamente delineati all’interno dell’arco drammatico, conducono un’esistenza circondati da una metropoli come Bogotà, che dovrebbe distinguersi e brillare come palcoscenico pulsante, come un personaggio ostico e selvaggio; ma contrariamente alle aspettative, la città rimane silenziosa in un angolo, tradendo in un certo senso la connessione che si rileva nelle parole dei protagonisti.
Pickpockets: rubare per sopravvivere
Pickpockets apre, o meglio tenta di aprire uno squarcio nel mondo criminale di Bogotá, mostrando e criticando in un certo senso il classismo, la decadenza dei mores di una società, quella colombiana, ma che è ascrivibile a qualsiasi popolazione del globo, che fa una precisa distinzione tra il popolo rispettabile e quello sciagurato, deplorevole, tra chi ruba in camicia e chi ai cigli delle strade, vestiti di una presunta rispettabilità usata per marcare le distanze con gli ultimi.
I protagonisti di Pickpockets sono persone che tentano di sopravvivere, che ricorrono ad una necessità che poi diventa abilità. Peter Webber fotografa una storia che guarda agli ultimi, all’urgenza di un riscatto personale e sociale, un racconto ben confezionato ma che si perde nei presupposti, che delinea poco e male i suoi personaggi e di conseguenza destina la narrazione ad essere percepita con distacco e con una sostanziale confusione.