Kodachrome: recensione del film Netflix con Ed Harris e Jason Sudeikis
Kodachrome, basato su un articolo scritto nel 2010 per il New York Times da Arthur Gregg Sulzberger, mescola road movie e dramma familiare, ricordandoci il valore di ciò che è stato e allo stesso tempo esortandoci a superare i nostri errori e i nostri rimpianti.
Kodachrome è un film del 2017 diretto da Mark Raso e basato sull’articolo scritto nel 2010 per il New York Times da Arthur Gregg Sulzberger For Kodachrome Fans, Road Ends at Photo Lab in Kansas, in cui viene raccontato il pellegrinaggio di numerosi appassionati della gloriosa pellicola Kodachrome verso l’ultimo stabilimento ancora in grado di svilupparla. I protagonisti del film sono Ed Harris, Jason Sudeikis ed Elizabeth Olsen. Dopo la presentazione al Toronto International Film Festival, i diritti per la distribuzione di Kodachrome sono stati acquistati da Netflix.
Nel momento in cui attraversa una grave crisi professionale, con il licenziamento a un passo, l’agente musicale Matt Ryder (Jason Sudeikis) viene contattato da un collaboratore del padre Ben (Ed Harris), fra i più importanti e rinomati fotografi del mondo. L’uomo ha davanti a sé solo pochi mesi di vita, e, nonostante il rapporto burrascoso con il figlio, vorrebbe che fosse lui ad accompagnarlo nella realizzazione del suo ultimo grande desiderio, ovvero fare sviluppare un importante rullino Kodachrome nell’ultimo stabilimento in cui è ancora possibile. Per convincere il riluttante Matt a seguirlo nel viaggio insieme all’infermiera Zoe (Elizabeth Olsen), Ben promette al figlio un incontro con la band dei Spare Sevens, che potrebbe rimetterlo in carreggiata a livello lavorativo. Il trio parte così alla volta del Kansas, fra divergenze esistenziali e rancori mai sopiti.
Kodachrome: fra road movie e dramma familiare
C’era bisogno di un ennesimo road movie imperniato su famiglie disfunzionali e rapporti fra genitori e figli da recuperare? Probabilmente no. Kodachrome ha però il pregio di raccontare una storia già vista (e con risvolti prevedibili fin dai primissimi minuti) ma con una propria appassionata e ben distinguibile anima, qualità che non sempre abbiamo riscontrato nei recenti film originali Netflix. Un difficile rapporto padre-figlio, che fermandosi al cinema contemporaneo fa immediatamente pensare al gioiellino di Alexander Payne Nebraska, diventa l’espediente per una non banale riflessione sulla modernità e su quanto sia difficile superare definitivamente un pezzo del proprio passato, sintetizzata dall’amore per un vecchio fotografo per una pellicola ormai obsoleta e dalla sua necessità di riallacciare gli affetti perduti con la morte sempre più vicina.
Digitale contro analogico, progresso contro tradizione, smartphone contro esperienza diretta. Matt e Ben hanno visioni diametralmente opposte della vita, scaturite da un’intera esistenza sacrificata alla fotografia (oggi sempre più svalutata e immiserita) per il più anziano e dalla arrancante caccia a nuovi talenti e tendenze per il più giovane. Ciò che li separa maggiormente è però un difficile passato, fatto di tradimenti, affetto negato e astio, che torna prepotentemente a presentare il proprio conto. Mediatrice fra i due è il personaggio di Zoe, a sua volta spezzata dalle avversità della vita, e anche per questo capace di comprendere le ragioni dei due litiganti e instradarli verso una convivenza più pacifica.
Kodachrome riesce a creare un’atmosfera di sincera e mai ruffiana malinconia
Kodachrome si muove fra la nostalgia e il rimpianto, trovando nelle interpretazioni degli attori e in una sceneggiatura che ruota su pochi ma efficaci elementi la strada per arrivare al cuore dello spettatore. A rubare prevedibilmente la scena a tutti è il solito monumentale Ed Harris, che dà vita a un ritratto del tutto personale di un burbero dal cuore d’oro, a cui sono affidati i migliori dialoghi del film, che spaziano dalla fotografia alla famiglia, passando per il sesso e per l’amore. Non è pero da meno Jason Sudeikis, che cerca di scrollarsi di dosso l’etichetta di attore comico con una performance misurata ma incisiva nei panni di un figlio tanto comprensibile quanto detestabile. Meno convincente la prova di Elizabeth Olsen, che paga la superficialità di scrittura del suo personaggio e la scontata attrazione fra Zoe e Matt, che porta ai momenti meno convincenti del film.
Nonostante la premessa di certo non originale, Kodachrome trova una buona miscela fra road movie, dramma familiare e commedia, riuscendo nell’intento di creare un’atmosfera di sincera e mai ruffiana malinconia e un crescendo di emozioni intorno a un rapporto complesso e ricco di sfaccettature fra genitore e figlio. Nonostante l’orgogliosa dichiarazione sui titoli di coda (“girato su pellicola Kodak da 35 mm”), a lasciare leggermente delusi è una fotografia molto più ordinaria di quanto preventivabile, che insiste più sulla macchina fotografica come oggetto (osservata, manipolata e accarezzata da Ben) che sulle istantanee da essa prodotta, realizzando solo nei già citati titoli di coda un vero e sospirato omaggio alla Kodachrome, con alcuni splendidi scatti fatti su questa pellicola.
La bravura degli attori tiene a galla Kodachrome anche nei momenti meno riusciti
Kodachrome non è di certo un film esente da difetti, e in certi momenti dà la chiara sensazione di non raccontare la storia che dovrebbe, perdendosi fra una banale love story e qualche sparata di troppo del burbero Ben, e facendoci invece mancare qualcosa che avremmo voluto vedere, come la madre di Matt o una redenzione più graduale e misurata del vecchio fotografo. Le coinvolgenti musiche (fra cui spicca Just Breathe di Eddie Vedder), l’assenza di patetismo e la capacità da parte degli attori di mettere in scena un rapporto vero e schietto, in cui chiunque può immedesimarsi, e dei personaggi mediocri e imperfetti, e perciò credibili, tengono però a galla il film anche nei momenti meno riusciti, accompagnandolo verso un finale sfumato ma penetrante, che chiude perfettamente il cerchio della vicenda.
In modo maldestro ma appassionato, Kodachrome ci ricorda il valore di ciò che è stato, ma ci esorta anche a superare i nostri errori e i nostri rimpianti e a cercare di unire i puntini che formano il ritratto della nostra vita, anche quando ci sembrano segni sparsi e senza significato.
Kodachrome è disponibile su Netflix dal 20 aprile.