Tuo, Simon: recensione del film di Greg Berlanti
“Mi chiamo Simon e sono proprio come te. Gran parte della mia vita è fantastica, a parte il fatto che ho un segreto davvero enorme”.
Sarebbe riduttivo definire Tuo, Simon una commedia per adolescenti, anche se probabilmente è la categoria in cui rientrerebbe più facilmente. Sarebbe però altrettanto sbagliato definirlo un dramma sull’omosessualità, o un affresco su quello che è il disagio dei giovani gay oggigiorno. Tuo, Simon è un prodotto tanto semplice quanto unico e quel “Sono proprio come te” è la frase che racchiude l’anima e il cuore di questo bellissimo e commovente film. È proprio la normalità a fare da protagonista in questa commedia, la vita quotidiana di un ragazzo come tanti altri che non riesce a mostrarsi al mondo per quel che è, frenato da una paura che abbiamo avuto tutti almeno una volta nella vita: quella di non essere accettati.
Tuo, Simon – un prodotto maturo e consapevole
Tuo, Simon (Love, Simon) è tratto dal romanzo Non so chi sei, ma io sono qui di Becky Albertalli e diretto da Greg Berlanti, che è stato sceneggiatore e produttore nientemeno che di Dawson’s Creek e regista e sceneggiatore di commedie come Il club dei cuori infranti. Un veterano quindi sia di tematiche gay che di incursioni in dinamiche prettamente adolescenziali. Non c’è da stupirsi se in questo caso sia riuscito a sfornare un prodotto che denota una profonda consapevolezza e maturità.
La trama su cui si innesta la storia di Tuo, Simon è semplice: attraverso un blog di gossip seguito da una delle sue migliori amiche, Simon viene a sapere che nella sua scuola c’è un ragazzo gay non dichiarato, che però sente la necessità di esprimere se stesso scrivendo un post firmato col nome fittizio Blue. Simon decide così di mettersi in contatto con lui, in quanto condivide con questo sconosciuto un grandissimo segreto. Questo sarà il primo passo verso un diverso livello di autoconsapevolezza ma soprattutto verso l’inizio della sua prima grande storia d’amore.
In Simon quindi rivediamo tutti quei comportamenti legati ai primi amori adolescenziali, in cui ognuno di noi si può riconoscere, come ad esempio la tendenza a vedere il grande amore in ogni ragazzo che gli sorride o gli si rivolge in maniera particolarmente gentile.
Tuo, Simon – il miglior modo di trasmettere un messaggio importante
La prima parte del film è quindi molto leggera e perfetta per stringere un forte legame di empatia con il personaggio di Simon. Ed è qui che avviene la magia di questo film. È impossibile catalogare Simon come “diverso”, tutta la struttura della trama abbatte quella che per alcuni è ancora una barriera invisibile: il pregiudizio.
La seconda parte del film, invece, è incentrata nel cambiamento e su tutte le consequenziali crisi che ne scaturiscono. Lo stesso Simon ammette più volte che due sono le cose che lo frenano dal fare coming out: il fatto di non voler modificare la sua vita e il suo mondo che al momento considera perfetti e il fatto di non trovare giusto che debbano essere solo i gay a dichiararsi. Meravigliosa la scena in cui il ragazzo immagina tutti i suoi amici dichiarare la propria eterosessualità di fronte a una famiglia attonita e sconvolta. “Perché essere etero dev’essere la normalità?” E qui ci si ricollega al tema della normalità. Simon è convinto nel profondo che amici e famiglia non avrebbero problemi ad accettare la sua omosessualità, ma solo il fatto che ci sia ancora bisogno di sperare nell’accettazione altrui è un concetto che lo paralizza. Tutti abbiamo paura di non piacere agli altri.
Al di là del bellissimo messaggio che manda Tuo, Simon racchiude in sé una serie di elementi perfettamente orchestrati: i giovanissimi attori mettono in scena interpretazioni fresche e impeccabili (ritroviamo Katherine Langford, la famosa Hannah Baker di Thirteen Reasons Why), spalleggiati da un cast adulto e navigato (Jennifer Garner e Josh Duhamel), la colonna sonora asseconda il ritmo di ogni scena, dalla più ilare a quella più commovente, e inutile dire che la sceneggiatura calibra alla perfezione i vari registri narrativi, in modo da farvi ridere e piangere (ma piangere sul serio) in egual misura.
Il film è al cinema dal 31 maggio con 20th Fox Italia.