Bif&st 2018 – Dove non ho mai abitato: recensione del film di Paolo Franchi
Presentato nella sezione ItaliaFilmFest del Bari International Film Festival, il film ha ricevuto il premio Giuseppe Rotunno per il migliore direttore della fotografia a Fabio Cianchetti
Paolo Franchi, regista di E la chiamano estate e vincitore di due Globi d’oro per i suoi film La spettatrice e Nessuna qualità agli eroi, presenta a Bari la sua ultima fatica: Dove non ho mai abitato. Presentato in concorso nella sezione ItaliaFilmFest del Bif&st 2018, il film è un dramma che vede protagonisti Emmanuelle Devos, Fabrizio Gifuni, Giulio Brogi, Hippolyte Girardot, Isabella Briganti e Giulia Michelini.
In Dove non ho mai abitato la protagonista, reduce da un passato da cui è fuggita, si scontra con un turbolento presente
Protagonista della storia è Francesca, unica figlia di un grande architetto torinese, trapiantata da anni a Parigi. Lasciata la famiglia dopo aver conosciuto l’attuale marito Benoit, Francesca torna nella casa di suo padre quando egli le chiede di passare un po’ di tempo assieme, e successivamente le chiede di collaborare ad un progetto con il suo pupillo, l’architetto Massimo. La donna, che dopo aver lasciato Torino ha abbandonato il suo lavoro, si ritrova catapultata in un mondo che aveva abbandonato molto tempo prima. La vita di Francesca viene quindi messa di fronte ad una prova mai sostenuta prima, una prova fatta di sentimenti e sensazioni ormai sopite da anni.
Il film del regista Paolo Franchi non riesce completamente nel suo obiettivo. Narrativamente parlando, il racconto delle vite dei due protagonisti, Francesca, interpretata dalla Emmanuelle Devos – vista due anni fa in Fai bei sogni di Marco Bellocchio – e Massimo, interpretato da Fabrizio Gifuni (Il capitale umano), non ha completa la forza di addentrarsi dentro le viscere di un passato che, seppur implicitamente, è presente e si nasconde come non volesse rivelarsi mai per davvero, quasi per paura di farlo. Lo spettatore resta quindi in una sorta di limbo in cui è difficile scorgere con certezza quelle vicende accadute tempo fa e che hanno reso i protagonisti così come li vediamo sullo schermo. La fotografia del film, curata da Fabio Cianchetti, per l’occasione premiato a Bari con il premio Giuseppe Rotunno per il migliore direttore della fotografia, con la sua chiarezza quasi assordante rende la scena quasi asettica e spenta dimostrando un’atmosfera di quasi disagio nell’approccio di Francesca e Massimo, poco inclini ad aprirsi prima col mondo che li circonda e poi l’un l’altro. Come le anime tormentate da un passato che li ha segnati per sempre, così i due protagonisti girano attorno a se stessi alla ricerca di quella scintilla che li aiuti a scoprirsi per davvero, come mai accaduto prima.
Non con senza difficoltà, Dove non ho mai abitato è scandito da un ritmo lento come l’anima inquieta dei due protagonisti
Accanto ai due personaggi interpretati da Francesca e Massimo troviamo altri personaggi di contorno come la giovane coppia di sposi che commissiona all’architetto il progetto del loro nido d’amore. Paolo e Giulia, interpretati rispettivamente da Fausto Cabra e Giulia Michelini, è una coppia tanto comune quanto misteriosa. A discapito di un progetto cinematografico che non ha le unghie per graffiare come avrebbe potuto, anche la scrittura di questi due personaggi secondari non aiuta la narrazione e li rende quasi ingombranti e quasi distoglie lo sguardo dal quello che dovrebbe essere il cardine della storia. Dove non ho mai abitato, nella sua ritmicità cantilenata si rispecchia in Francesca, una donna ancorata al passato ed incapace di spingersi davvero al limite, se non con un piccolo passo per poi arretrarne di due. Il lavoro di Paolo Franchi pecca di alcune timidezze che, al contrario, avrebbero confermato tutte le potenzialità di un progetto certamente sentito.