Bif&st 2018 – Xolo: recensione del film di Giuseppe Valentino
Presentato nella sezione Panorama Internazionale del Bif&st 2018, Xolo è il debutto del regista pugliese Giuseppe Valentino.
Prima di approdare al Bif&st 2018, Xolo ha già fatto tanta strada. Presentato al Santiago del Estero Film Festival, al WIIF Film Festival in Lituania e al Black Star Film Festival di Accra in Ghana, il primo lungometraggio del regista pugliese Giuseppe Valentino arriva in Puglia, terra da cui il film effettivamente nasce. Una mescolanza tra western moderno ed un on the road movie, a detta dello stesso regista, Xolo è al primo sguardo un progetto decisamente particolare e per certi versi unico nel campo cinematografico indipendente attuale.
In Xolo il regista Giuseppe Valentino porta sul grande schermo una storia vera
La storia raccontata nel film proviene da un fatto di cronaca realmente accaduto. La protagonista della vicenda è Rosa, una donna sola che vive in una roulotte nella campagna salentina e lavora presso una stazione di benzina il cui proprietario è Gino, possidente terriero che con Rosa si intrattiene la sera dopo aver riscosso l’incasso della giornata. La vita della donna scorre nella ciclicità assoluta: impossibilitata ad allontanarsi dal posto di lavoro, ha la possibilità di intrattenere quel minimo di vita sociale solo dal passaggio dei clienti in sosta per un pieno di carburante. Quando Nathaniel, francese di passaggio, entra prepotentemente nella vita di Rosa, la donna ha finalmente l’occasione di dare finalmente alla sua vita quella spinta che mancava. Con la complicità del ragazzo, i due intraprendono un viaggio verso l’ignoto in compagnia di Xolo, il cane di Gino, che Rosa e Nathaniel hanno intenzione di vendere.
Amanti in fuga nell’arida estate pugliese in Xolo, alla ricerca di una scintilla di vita
In una mescolanza di generi e toni cinematografici, Xolo racconta anzitutto il viaggio interiore di una donna che non ha mai vissuto per davvero. Rosa, intrappolata nella sua roulotte di notte e alla stazione di benzina di giorno, trascorre un’esistenza al servizio costante del suo padrone, come fosse un animale domestico. L’arrivo del francese accende in lei un sentimento di rivalsa personale che va al di là di ogni apparenza. La regia di Giuseppe Valentino al suo esordio sul grande schermo, dopo varie esperienze in documentari e video musicali, risulta convincente nell’idea seppur a tratti timida nella messa in pratica. Ciò nonostante Xolo descrive un modo di fare cinema acerbo, sperimentale e palpabilmente appassionato, realizzato con una forte volontà di raccontare una storia e di farlo attraverso l’occhio personale. Il progetto cinematografico realizzato nella cocente estate pugliese, dipinge paesaggi differenti dai soliti che ci capitano davanti agli occhi. Lasciate da parte per una volta le cristalline spiagge della costa salentina e abbandonati i vicoli di incantevoli cittadine incastonate nel cuore della Puglia, in Xolo l’arida campagna e i casolari grezzi e abbandonati accompagnano l’improvviso viaggio dei due inediti amanti mossi, per altro, da obiettivi non comuni.
Rosa e Nathaniel, interpretati rispettivamente da Angela Neiman e Baptiste Eliçagaray, sono accompagnati da Xolo appunto, il cane rubato a Gino. L’animale, che dà il titolo al lungometraggio, quasi personaggio complementare in tutta la vicenda, resta costantemente in disparte per poi mostrare un significato ultimo che costruisce un nuovo livello di lettura, sempre legato alla figura di Rosa la cui vera libertà è sempre più difficile da raggiungere. Il film si presta quindi a diverse interpretazioni e letture e tra parvenze di western e fughe appassionate si chiude nel finale nuovamente su Rosa, figura chiave di Xolo.