Abracadabra, recensione del nuovo film di Pablo Berger
La recensione di Abracadabra di Paolo Berger, nelle sale cinematografiche italiane dal 17 maggio. Una commedia imprevedibile, con tratti noir nella trama, ma decisamente colorata ed eccentrica nell'estetica. Una fuga dalla realtà, in questa piccola perla del cinema spagnolo.
Difficile catalogare questo film in un solo genere: Abracadabra può sembrare all’inizio una semplice commedia come tante altre, ma più si va avanti con la storia, più ci si rende conto che non è così, e che la trama assume anche tratti thriller e fantasy.
Il film di Pablo Berger è uscito nel 2017 in Spagna ed è stato poi presentato nella Sezione ufficiale al Festival del Cinema di Roma lo stesso anno, mentre uscirà nelle nostre sale il 17 maggio.
La storia vede come protagonista Carmen (Maribel Verdù), una moglie frustrata dalla vita e dal marito Carlos (Antonio de la Torre) che non la considera più ed è sempre scontroso. Un giorno la coppia, insieme alla figlia Toñi (Priscilla Delgado), partecipa a un matrimonio dove si esibisce il mago-ipnotizzatore Pepe (José Mota), cugino di Carmen. Pepe chiede se tra i presenti ci sia un volontario per il suo numero d’ipnotismo e l’unico ad offrirsi è proprio Carlos, con il solo intento di far sfigurare Pepe. Durante l’esibizione, che inizialmente parrebbe essere un fiasco, accade qualcosa di strano e, dal giorno successivo, Carlos non sarà più lo stesso, come fosse stato posseduto da un’altra persona. È gentile, aiuta in casa, aiuta la figlia a fare i compiti, tutte cose che non aveva mai fatto prima. E così Carmen e Pepe cominciano ad indagare e si addentreranno in un mondo occulto a loro sconosciuto, scoprendo proprio che nel corpo del marito c’è il fantasma di un ragazzo vissuto negli anni ’80, la cui storia è molto particolare. La trama affronterà pian piano tanti generi e temi diversi, a volte con tocchi comici, altre con tocchi più noir, risultando sempre imprevedibile e coinvolgente. La domanda che pian piano si inizia ad insinuare nello spettatore, e nella protagonista, è: Carmen vorrà davvero tornare all’insopportabile marito che aveva prima?
Abracadabra: un film imprevedibile
Il regista Pablo Berger, dopo il successo ottenuto con Blancanieves che gli è valso dieci Premi Goya, propone una storia che ha lo scopo proprio di stupire lo spettatore, togliendo al film quella prevedibilità classica delle commedie. Partendo da una trama più realistica, ci accompagna in un viaggio al limite del metafisico, ponendoci davanti tematiche delicate, come ad esempio la schizofrenia e i fantasmi, in una maniera semplice e quasi comica. Ci riporta un po’ anche negli anni ’80, soprattutto con le musiche, visto che parte importante della storia è avvenuta proprio in quegli anni.
Abracadabra: un film colorato, ma dai tocchi noir
I colori del film sono sgargianti, quasi a voler andare contro alle sfumature noir del film, anche la protagonista si veste sempre in modo appariscente e con colori accesi, come se volesse sembrare ancora la ragazzina che non è più. In mezzo alle situazioni assurde in cui si troveranno i protagonisti, la loro interpretazione si presta bene alla trama in continuo cambiamento. Con un Antonio de la Torre molto bravo a cambiare personalità nel giro di pochi minuti e che risulta più convincente rispetto a Maribel Verdù, che durante il film rimane più statica nonostante quello che le accade intorno.
Se amate la magia, le storie in continua evoluzione e non vi spaventa un film così surreale, Abracadabra vi stupirà in positivo e vi farà evadere per un po’ dalla realtà. Proprio perché “Abracadabra” è sinonimo di magia, tenetevi pronti a farvi ipnotizzare anche voi! Del resto, è stato proprio Berger a dire che:
Il cinema è come sognare ad occhi aperti: il cineasta dirige lo sguardo dello spettatore e quest’ultimo si risveglia ai titoli di coda, perché il pubblico vuole entrare nel gioco ed essere ipnotizzato.